«Se non c’è lavoro non c’è vita bella»: il racconto di un senza fissa dimora a Milano

«Se non c’è lavoro non c’è vita bella», sono le parole di Rabie Ben Bouder, un senza fissa dimora arrivato in Italia nel 1999. E che dal 2014 si reca abitualmente nella struttura della fondazione Fratelli San Francesco, in via Michele Saponaro 40, nella periferia sud di Milano, per un pasto caldo e un luogo sicuro dove poter dormire.

La fondazione fa molto di più per coloro che sono ai margini della società: indumenti puliti, la possibilità di farsi una doccia e assisterli nelle questioni burocratiche. Ma soprattutto li aiuta a entrare nel progetto del ‘Piano freddo’, abitualmente attivato dal Comune di Milano, che come obiettivo, otre a salvare le vite, ha quello del reinserimento sociale. E tra questi c’è proprio Rabie Ben Bouder.

Dalla Libia all’Italia

E’ il 1999 quando Rabie lascia il porto di Sabrata, in Libia, a bordo di una barca in cerca di maggior fortuna. Una scelta sicuramente non facile per un ragazzo, a qual tempo, 19enne. «Dopo che ho finito la scuola ho lavorato là in Libia. Poi l’ho perso e sono venuto qua in Italia sbarcando a Trapani», racconta Rabie, che ricorda bene la dittatura di Mu’ammar Gheddaffi. Alle sue spalle si lascia un Paese difficile in cui vivere, però dietro di lui si lascia anche i suoi cari. Ad oggi Rabie ha ancora qualcuno che lo aspetta nel suo Paese natale: un papà, un fratello e una sorella. Ma ha anche due fratelli che, nel frattempo, sono arrivati in Italia e sono in Sicilia: «per vederli a volte scendo giù, anche se è difficile perché la distanza è comunque tanta e il viaggio costa».

Rabie Ben Bouder, senza fissa dimora

Rivedere di persona i suoi fratelli lo rende felice, ma ancora di più lo sarebbe quando un giorno ritornerà in Libia per riabbracciare tutta la sua famiglia, cosa che non ha più fatto da quando è arrivato in Italia. Ma non si arrende: «l’anno prossimo mi piacerebbe ritornarci per rivedere le persone a me care».

L’arrivo nelle strade di Milano

Dopo un periodo passato in Sicilia, Rabie si trasferisce a Milano. Lì passa uno dei periodi più difficili e lunghi della sua vita che lo segneranno. E’ «una giornata come le altre», quando Rabie, nel settembre del 2016, ha un incidente contro un tram davanti all’associazione di via Saponaro.

L’impatto lo costringe a quattro lunghi mesi di riabilitazione e cure mediche, prese tutte in carico dalla fondazione Fratelli San Francesco. «Ho passato anche due mesi in carrozzina e poi sono andato in giro per un po’ in stampelle», ricorda la sua esperienza, aggiungendo che «a distanza da quell’incidente cammino bene, anche se non più come prima». Ma quest’episodio non ha fatto crollare la sua determinazione nel mettersi in gioco e guadagnarsi da vivere senza chiedere soldi per strada: «non ho mai elemosinato per strada. Ho sempre lavorato, anche in nero, ma ho sempre lavorato. Nonostante alcune difficoltà fisiche dovute al mio grave incidente, ho lavorato per esempio nei mercati e fatto carico e scarico merci».

Dormitorio della fondazione Fratelli San Francesco, Milano

Ora Rabie è disoccupato, ma fino a metà novembre lavorava. Con i soldi che riesce a mettersi via, si compra le ricariche per il cellulare – così da poter videochiamare i suoi cari – e si prende il minimo necessario da infilare nello zaino, a volte suo unico compagno di notte. «Ho dormito diverse volte per strada, e c’è tantissima differenza tra dormire qua – inteso nel dormitorio della fondazione – e fuori al freddo». Alla domanda se gli è mai capitato di essere stato derubato, ha risposto di sì: «mi è capitato di non trovare più la mia roba. Mi è capitato di lasciare un attimo le mie cose per strada e di non ritrovarle più al mio ritorno. Diverse volte mi sono sentito in pericolo, diverse volte ho avuto paura nell’addormentarmi fuori per strada».

Avanti a testa bassa nonostante le difficoltà

Se per la maggior parte di noi il periodo di Natale e Capodanno hanno il significato di un giorno diverso, per Rabie la differenza non è così evidente, se non per alcune cose. «Il Natale lo vivo normale come gli altri giorni. Vengo qui in mensa a mangiare e mi vedo con qualche mio amico. Mentre a Capodanno sento i miei parenti per scambiarci gli auguri di buon anno». Nonostante tutte le difficoltà attraversate, Rabie si dice grato di ciò che ha avuto: «in un certo senso qui mi sento a casa, mi hanno dato una vita bella e mi hanno aiutato con i documenti».

Un suo grande sogno è riuscire a sposarsi e formare una famiglia tutta sua, ma non prima di aver trovato un buon lavoro stabile. Perché è questa la cosa più importante per lui ora, una cosa che ha capito durante i tanti momenti passati per strada e nei dormitori: «se c’è il lavoro ci sono tante cose belle, se non c’è lavoro non c’è vita bella».

 

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