Stop ai treni a idrogeno: sfuma il progetto (400 milioni) di Regione Lombardia

Alstom rinuncia al mandato di Regione Lombardia per i treni a idrogeno. La decisione dell’azienda francese, specializzata nella produzione di mezzi di trasporto su ruote, blocca il progetto “H2Iseo Hydrogen Valley” da 400 milioni.

Il piano voleva portare 14 treni a idrogeno sulla linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo, in Valle Camonica.  A 9 mesi dal lancio, si rischia di perdere milioni di finanziamenti pubblici e intaccare gravemente la mobilità del territorio. L’azienda francese al momento ha dichiarato che porterà a termine la consegna dei 14 treni, di cui 6 sono pronti e 8 sarebbero in produzione. Non è assicurata la normale manutenzione (di 5-10 anni) solitamente garantita da produttori di mezzi di trasporto per il servizio pubblico.

Questo significa che nel caso in cui i mezzi di trasporti avranno qualsiasi genere di problematica, non si potrà fare affidamento sulla casa produttrice e i relativi tecnici della manutenzione, anche per pezzi di ricambio. La decisione di Alstom deriva dal blocco del governo francese ai sussidi per la produzione di mezzi di trasporto a idrogeno. Il mancato investimento di fondi privati ha portato alla decisione di chiudere il progetto.

Il progetto

“H2Iseo Hydrogen Valley” nasce per diminuire l’emissione di carbonio dei servizi di trasporto pubblico e favorire la transizione verso un sistema di trasporti più sostenibile. Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia, e gli assessori ai trasporti e alla mobilità Franco Lucente (Fratelli d’Italia) e Claudia Terzi (Lega) hanno fortemente avallato il progetto insieme a FNM, FERROVIENORD e Trenord, definendolo «altamente innovativo, che spazia tra dimensioni sociale, economica, geografica, ambientale della mobilità».

Uno dei treni a idrogeno di Alston

Il mandato comprendeva la messa in servizio di 14 nuovi treni in sostituzione alla flotta diesel attualmente circolante, la costruzione di 3 depositi di idrogeno per il rifornimento (rispettivamente a Rovato, Iseo, Edolo), e la realizzazione di un impianto di deposito e manutenzione dei treni. Per l’acquisto di questi treni dall’azienda francese non è stata fatta alcuna gara da parte di FERROVIENORD e Regione Lombardia, andando di fatto contro le normative antitrust delineate dall’Unione Europea per quanto concerne bandi pubblici sopra i 30mila euro.

I dubbi degli esperti

Dall’avvio del progetto, molti dubbi sono insorti tra gruppi di esperti nei trasporti e la sezione di Legambiente che opera sul territorio camuno. Gli esperti evidenziarono da subito una serie di problematiche legate alla effettiva resa e sostenibilità dell’idrogeno. L’idrogeno produce una quantità di energia pari al 25% rispetto all’alimentazione elettrica.

Questo implica un maggiore consumo della materia per avere la stessa resa in energia. Vi erano altre soluzioni, come i treni elettrici o a batteria, che potevano essere presi in considerazione se si voleva fare la differenza in termini green.  In termini di servizi, i nuovi treni non apportano alcun tipo di cambiamento per i passeggeri rispetto ai precedenti mezzi.

Il rifornimento di un treno a idrogeno

Inoltre, l’Unione Europea non ha ancora emesso le linee guida in merito alla sicurezza dei depositi di idrogeno, che è un materiale estremamente infiammabile. I depositi sono siti nei centri abitati e rappresentano un rischio sincero per gli abitanti, che i treni vengano messi in funzione o meno.

Dalle ultime dichiarazioni rilasciate dell’assessore Lucente, Regione Lombardia vuole «proseguire con il cronoprogramma», nonostante i dubbi in merito alle conseguenze del progetto iniziano ad essere diffusi e concreti. L’iniziale spesa di 400 milioni potrebbe infatti non bastare per colmare la manutenzione e la riparazione dei mezzi di trasporto negli anni futuri, gravando sulla sicurezza della buona riuscita di un servizio imprescindibile per i cittadini.

A cura di Carola Mariotti

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