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Il tennis piange la morte di una sua leggenda. È scomparso all’età di 92 anni Nicola Pietrangeli. Due slam, i Roland Garros del ’59 e del ’60 e per quasi 65 anni primatista azzurro almeno fino alla comparsa di Jannik Sinner. Unico giocatore italiano a essere inserito nella Hall of fame del tennis mondiale, oltre che icona, commentatore televisivo e braccio destro della FederTennis.
Gli inizi
Italiano di migrazione, nato a Tunisi, allora protettorato francese, dove il padre Giulio, tennista dilettante, sposò la profuga Anna di origine russe. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale la casa tunisina del piccolo Nicola fu rasa al suolo. Con l’occupazione alleata della Tunisia il padre di Pietrangeli fu internato in un campo di prigionia. Proprio lì Nicola imbracciò per la prima volta una racchetta in un torneo col padre.
Addio a una leggenda del tennis, lo sport italiano piange la morte di Nicola Pietrangeli, 92 anni, il primo italiano a vincere uno Slam 😢#Pietrangeli #Tennis pic.twitter.com/uOCDgvUdSz
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) December 1, 2025
Una carriera strepitosa
Dopo una breve carriera da calciatore nelle giovanili di Lazio e Viterbese, optò per il tennis. Con la racchetta diventò uno dei più grandi tennisti della sua epoca: due Roland Garros, due Internazionali d’Italia, tre Montecarlo. Non solo, detiene il primato mondiale di incontri disputati e vinti in Coppa Davis, con 164 presenze complessive e 120 vittorie. Nel 1960 e ’61 ha raggiunto la finale della manifestazione. Da capitano invece si è tolto la sua più grande soddisfazione guidando Panatta e compagni alla vittoria della Coppa Davis del 1976 in Cile, la prima per l’Italia.
La polemica con Jannik
Pietrangeli ha avuto per Sinner la funzione del coro nella tragedia greca. Un commento alle gesta dell’eroe, spesso critica e a volte polemica. E così Nicola si è ritrovato nella tarda fase della sua vita a ricoprire un ruolo che non si sarebbe mai aspettato, quello di grande nemico di Jannik. Quando non andò alla fase di qualificazione della Coppa Davis nel 2023, lui parlò di «squalificare chi rifiuta la convocazione». Da quel momento si è costruito la reputazione che lo ha accompagnato finora, ha indossato l’abito della vecchia leggenda che non accetta di essere superata.

«Gli ci vogliono due vite per battere i miei record» disse dopo il primo Australian Open di Sinner nel 2024 in merito alle sue 164 partite in Coppa Davis. E ultimo il commento in merito alla decisione di Sinner di non partecipare all’ultima Coppa Davis, definendola «uno schiaffo al mondo sportivo italiano». Sostenendo che un giocatore debba scendere in campo per la Nazionale sacrificando altri tornei magari più remunerativi.
Il ricordo di Binaghi
Angelo Binaghi, presidente della FederTennis, ha commentato la morte di Pietrangeli. «Oggi il tennis italiano perde il suo simbolo più grande e io perdo un amico. Nicola Pietrangeli non è stato soltanto un campione: è stato il primo a insegnarci cosa volesse dire vincere davvero, dentro e fuori dal campo. È stato il punto di partenza di tutto quello che il tennis è diventato. Con lui abbiamo capito che anche noi potevamo competere con il mondo che, che sognare in grande non era più un azzardo».
In collaborazione con Alberto Pozza