Nel pomeriggio del 27 novembre si è aperta la vendita dei biglietti per il prossimo concerto-evento della trapstar italiana Sfera Ebbasta. Il live, nominato per l’occasione “$€LEBRAT10N”, mira a celebrare i 10 anni di carriera del classe 1992, ed è in programma quest’estate allo Stadio San Siro.
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Si tratta di un bis per l’artista di Cinisello Balsamo, che dà seguito al doppio sold out dell’estate 2024. Ma non solo, perché il concerto si inserisce nel contesto di un fenomeno che ha portato sempre più artisti ad esibirsi alla Scala del calcio, sdoganando una location un tempo destinata a pochi (o meglio, pochissimi) artisti di prim’ordine.
Lo sdoganamento degli show a San Siro in numeri
Del resto, come in molti ambiti, ci pensano i numeri a mettere in proporzione il tutto. Secondo un articolo de Il Giorno, negli anni ’80 lo stadio San Siro ha ospitato dodici concerti, diventati dieci nei ‘90, per poi salire a trentaquattro nei Duemila e cinquantuno dal 2010 all’estate 2016; tra 2025 e 2026, in appena due (!) anni, i concerti in programma ammontano già a trentatré.
È evidente la crescita esponenziale delle cifre in questione. Sempre secondo i dati riportati da Il Giorno, i live che hanno avuto come cornice uno degli stadi di calcio più iconici al mondo supereranno quota duecento proprio durante la prossima estate. In particolare, l’onore di celebrare il duecentesimo concerto della storia di San Siro toccherà al rapper Geolier, che effettuerà il suo debutto da frontman alla Scala del Calcio il 13 giugno 2026.

Teatro di una musica che si evolve
E proprio l’esibizione dell’artista napoletano sul terreno di Inter e Milan rappresenta l’evoluzione di San Siro come teatro per concerti. Basti pensare che il “battesimo musicale” del Meazza toccò a niente di meno che Bob Marley, precisamente il 27 giugno 1980. Di fronte a ottanta mila persone, il re del reggae mise in piedi uno show che, ancora oggi, viene annoverato tra i migliori concerti della storia.
Da lì in poi, la Scala del calcio ha ospitato decine di grandi artisti, italiani ma anche stranieri: da Bennato (primo italiano ad esibirvisi) a Michael Jackson, da Vasco Rossi a Bruce Springsteen, passando per Ligabue, i Rolling Stones, Elisa e gli U2. Tutti quanti con una caratteristica in comune: sono tra i più grandi artisti della storia della musica mondiale e italiana, membri di un ipotetico Olimpo musicale.

Come anticipato in apertura, però, soprattutto negli anni successivi alla pandemia da Covid-19, la platea degli artisti chiamati ad esibirsi a San Siro si è fortemente allargata. E così, ecco che il Meazza ha iniziato ad ospitare gli ultimi grandi nomi del pop italiano, come Elodie e Marco Mengoni, ma non solo. Perché i cancelli dello stadio milanese si sono aperti anche alla scena del rap italiano: apripista in questo senso, il concerto annunciato dal rapper Salmo nel 2020, e tenutosi solo nel 2022 proprio a causa della pandemia.
La demolizione all’orizzonte: quale futuro?
Sì: l’ecosistema musicale che si è venuto a creare attorno allo stadio subirà un forte, fortissimo scossone. Perché a inizio novembre le società di Inter e Milan hanno perfezionato l’acquisto dello stadio San Siro, e delle aree circostanti, dal comune di Milano, per una cifra vicina ai 197 milioni di euro. Con un obiettivo: la demolizione, per poi sostituirlo con un nuovo impianto che nascerà a qualche centinaio di metri dalla sua attuale posizione.
Nelle ore successive all’annuncio ufficiale si sono susseguiti i racconti di testimonianze e ricordi relativi allo storico complesso. Nel mondo del calcio, ma non solo. Perché l’iconicità dello stadio dalle quattro torri è andata oltre il suo rettangolo verde con il passare dei decenni: nella musica in particolare, San Siro è diventato quella meta alla quale tutti gli artisti ambiscono per coronare la propria carriera. Per poter dire “ce l’ho fatta”. Chissà se anche il nuovo impianto godrà della stessa aura, quasi mistica. Magari con il passare del tempo. Ma è un problema, questo, che sicuramente Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, non dovrà porsi.
A cura di Vito Lotito