IL COMMENTO

Da Roma con furore: Berrettini e Cobolli mettono la firma sulla quarta Davis dell’Italia

Ci stanno abituando bene Filippo Volandri e i suoi. L’Italia vince la Coppa Davis per la terza volta consecutiva, un’impresa che non è riuscita a nessuno negli ultimi 53 anni. Dopo le due vittorie a Malaga, poter alzare la quarta Insalatiera della nostra storia in casa rende il tutto ancora più speciale.

L’Italia del tennis suona una sinfonia meravigliosa anche senza i “maestri” Sinner e Musetti. La gloria stavolta è tutta per Matteo Berrettini e Flavio Cobolli. Il duo romano ha dimostrato un attaccamento alla maglietta azzurra e una dedizione alla causa che fa invidia ai detrattori della Davis in questo suo nuovo formato.

Da comparse a protagonisti

Leader dentro e fuori dal campo, Berrettini con l’azzurro della Nazionale trova sempre nuova linfa per il suo tennis, facendo vedere sprazzi di quel giocatore che nel 2021 ha occupato i piani alti del ranking mondiale. La Davis è il suo ambiente, qui si circonda di un’aura che lo rende praticamente inscalfibile. Il successo su Pablo Carreño Busta nel primo match della finale è l’undicesimo consecutivo per Matteo con l’Italia. L’ultima sconfitta nella competizione è ormai un lontano ricordo di sei anni fa. Il 2026 deve essere l’anno del rilancio anche nel circuito ATP per il romano, che da anni vive la sua carriera sportiva con il freno a mano per le tante, troppe, noie fisiche.

 

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Eroico Cobolli, capace di regalare emozioni indelebili nel tie break infinito nella semifinale contro Bergs. Flavio è un lottatore, la battaglia il suo elemento. La rimonta in finale contro Munar è la testimonianza di un giocatore maturo, capace di leggere i momenti complicati della partita per prendere le misure dell’avversario e poi reagire solo come un vero campione sa fare. Sostituire Jannik e Musetti nel ruolo di numero uno è stata la prova di maturità per Flavio, e l’ha superata a pieni voti. La prossima stagione deve essere la conferma e il definitivo trampolino di lancio verso la consacrazione per il 23enne romano.

E infine c’è lui, Filippo Volandri, il capitano non giocatore. A lui vanno tanti meriti per la gestione delle assenze dei suoi tennisti migliori. Filippo ha motivato il gruppo e l’ha tenuto compatto. Prima delle Final Eight ci credeva, e il risultato gli ha dato ragione. La Davis è una competizione che sfugge alle logiche del ranking. La spinta della propria gente, la forza del gruppo e la responsabilità di rappresentare il proprio Paese sono state la spinta dell’Italia in questo successo targato Cobolli-Berrettini.  Per la quarta volta nella storia siamo sul tetto del mondo, e non sarà facile farci scendere.

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