Napoli, i numeri condannano Conte: 200 milioni spesi ma un solo punto in più di Garcia

La quinta sconfitta stagionale, arrivata con il 2-0 subito a Bologna, ha lasciato strascichi profondi. Antonio Conte, d’accordo con la società, ha lasciato per tre giorni il centro sportivo di Castel Volturno per un breve “esilio” a Torino, nel tentativo di ricompattare le idee e ritrovare la leadership su un gruppo che sembra aver smarrito la grinta mostrata appena sei mesi fa, quando il Napoli conquistava il suo quarto scudetto.

Non è cambiata solo la squadra: è cambiato anche Conte. L’allenatore salentino negli ultimi mesi ha spesso manifestato un crescente malumore, parlando di squadra «difficile da gestire», di motivazioni calanti, poca alchimia e — soprattutto — «troppi acquisti». Eppure, ci sono numeri che raccontano molto della sua gestione e che, più di ogni polemica, la mettono a nudo. Il prossimo impegno contro l’Atalanta diventa così cruciale per evitare che il treno scudetto riparta senza gli azzurri, mentre la 12esima giornata propone il derby di Milano, occasione d’oro per recuperare terreno.

L’impatto di De Bruyne

Dopo la pesante disfatta di Eindhoven in Champions League (6-2 PSV, la peggiore sconfitta europea del Napoli), Conte aveva puntato il dito sui nuovi acquisti: «Inserire nove teste dentro uno spogliatoio non è mai semplice». In quel contesto, la critica è sembrata indirizzata soprattutto verso Kevin De Bruyne, il colpo più importante del mercato.

Kevin De Bruyne esce dal campo dopo l’infortunio rimediato in Napoli-Inter (3-1) il 25 ottobre

Eppure il fantasista belga, prima dell’infortunio muscolare che lo terrà fuori fino a marzo, era stato tra i pochi a incidere: 4 gol in 11 giornate, due dei quali contro Milan e Inter. L’infortunio, arrivato proprio dopo il rigore trasformato contro i nerazzurri, ha cambiato il volto della squadra. Da lì, il crollo è stato evidente: tiri in area dimezzati (da 11,6 a 5,3) e grandi occasioni create scese da 1,3 a 0,6 e possesso nel terzo offensivo calato dal 68% al 43%. Risultato: un possesso palla sterile, territorialmente alto ma privo di pericolosità. Il Napoli “controlla”, ma non punge quasi mai.

Tanti acquisti, pochi punti fermi

Conte ha insistito più volte sulle difficoltà legate all’inserimento dei nuovi arrivi. Ma i rinforzi, sulla carta, non sono mancati: 200 milioni investiti, di cui 127 solo per l’attacco (Lucca, Lang e Højlund). Lucca è stato titolare nelle prime due di campionato, ma poi rapidamente accantonato: un solo gol e 0 assist hanno compromesso la titolarità dell’ex Udinese. Højlund, arrivato in corsa, ha inciso subito (gol alla Fiorentina, doppietta allo Sporting Lisbona), contribuendo all’unica vittoria europea dell’anno.

Noa Lang, invece è il vero oggetto misterioso. 11 presenze, solo 153 minuti giocati, mai realmente dentro le rotazioni (0 gol e 0 assist). A complicare tutto, l’assenza di Romelu Lukaku, fermo da agosto e atteso solo da metà dicembre. L’attaccante più funzionale al “calcio di Conte” non ha ancora disputato un minuto in stagione.

 

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Ed è qui che si concentra il nodo tattico: Conte continua a chiedere un centravanti alla Lukaku per sviluppare il suo gioco, ma senza il belga — e senza un interprete simile — la squadra sembra bloccata. Lo stesso allenatore lo ha sintetizzato così: «Dal punto di vista tecnico-tattico si può cambiare quello che si vuole, ma trapianti di cuore non se ne possono fare. Ognuno deve ritrovare spirito e cattiveria». Una visione chiara, ma forse anche il limite più grande di questa gestione: la difficoltà di adattarsi ai giocatori disponibili.

Sotto esame

Il Napoli ha speso molto, ha cambiato modulo, ha modificato identità e perso giocatori chiave per i tanti infortuni, per ultimo Zambo Anguissa, motore della squadra con 4 gol e 2 assist. Ma i numeri sono impietosi: dopo tre mesi, Conte ha portato solo un punto in più rispetto alla gestione Garcia, pur avendo a disposizione una rosa più ampia e — almeno sulla carta — più forte. La gestione del tecnico francese era stata disastrosa, ma anche quella attuale in questo avvio di stagione non si può certo definire soddisfacente.

Pesa sulla percezione del percorso del Napoli in stagione i risultati in Champions League, competizione da sempre indigesta per Antonio Conte. Dopo quattro giornate di League Phase i partenopei hanno tre punti e una vittoria in meno rispetto alla stagione 2023/2024. Ora in campionato arriva l’Atalanta. Una partita che può segnare la svolta o aggravare una crisi che, tra malumori, infortuni, sembra più profonda di quanto Conte voglia ammettere.

 

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