GARLASCO, I MISTERI E I DUBBI A 18 ANNI DAL DELITTO DI CHIARA

Le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi sono ricominciate dopo 18 anni dai fatti. E dopo la condanna definitiva del fidanzato della vittima, Alberto Stasi. Questa volta al centro della nuova pista c’è Andrea Sempio, un amico del fratello di Chiara. Secondo gli inquirenti potrebbe aver avuto un ruolo nel compiere il delitto.

L’OMICIDIO 18 ANNI FA

È il 13 agosto del 2007. Poco prima delle due del pomeriggio al 118 arriva una chiamata. Viene da Alberto Stasi. In quel momento è in macchina e sta andando alla caserma dei Carabinieri. Racconta che poco prima ha trovato il corpo della sua fidanzata, Chiara Poggi, nella casa in cui la ragazza vive con la famiglia. È qui che poco dopo torna con gli inquirenti. Dentro trovano molte chiazze di sangue, soprattutto davanti alla scala che porta alla cantina, dove viene trovato il corpo della vittima. Stasi racconta di essere andato a casa di Chiara Poggi dopo averla chiamata più volte quella mattina senza mai ricevere risposta. Si sarebbe quindi preoccupato visto che lei in quei giorni si trovava da sola.

Chiara Poggi, uccisa nel 2007 a Garlasco
GLI ERRORI NELLE INDAGINI

È da questo momento che iniziano una serie di errori, anche grossolani, degli inquirenti. Nelle prime ore hanno accesso alla scena del crimine 25 persone. Nessuna di loro indossa calzari protettivi. Il pubblico ministero dovrà sequestrare tutte e 25 le loro paia di scarpe per rilevarne le impronte. Comprese le proprie. Quelle di Stasi, il primo ad entrare nella villetta dopo il delitto, saranno sequestrate solo due giorni dopo.

La casa in cui è stata uccisa Chiara Poggi nel 2007

In molti non avevano nemmeno i guanti, qualcuno è scivolato sul sangue, alcuni hanno vomitato, altri  hanno usato il bagno. Il gatto dei poggi è stato lasciato libero di muoversi per la casa e chiuso dentro quando la scena del crimine è stata sigillata.Una volta portato il corpo di Chiara Poggi all’obitorio non è stato pesato, dato fondamentale per capire con certezza l’ora della morte. Non hanno nemmeno preso le sue impronte digitali. Anche le perquisizioni a casa di Stasi, il principale sospettato, sono carenti. Il suo computer, fondamentale per verificarne l’alibi, viene compromesso da diversi accessi dei carabinieri di Garlasco. Secondo una perizia fatta durante il processo di primo grado questi hanno manomesso il 73,8% dei file visibili.

I SOSPETTI SU STASI

Fin da subito i sospetti di chi indaga si concentrano sul fidanzato della vittima, Alberto Stasi. Sono diversi gli elementi che secondo gli inquirenti non tornano. A cominciare dal suo abbigliamento. Da quanto lui stesso ha raccontato sarebbe stato il primo ad entrare in casa Poggi dopo l’omicidio. Eppure i suoi vestiti sono troppo puliti. Anche le sue scarpe non mostrano tracce di sangue. Particolare che alimenta i sospetti nei suoi confronti, visto che lui stesso dice di aver camminato per la casa piena di sangue.

Alberto Stasi, fidanzato di Chiara Poggi

Po c’è il dna di Chiara Poggi ritrovato sui pedali di una sua bici. È una testimone a riferire agli inquirenti di averne vista una nera da donna davanti alla villetta il giorno dell’omicidio alle 9:10. I Carabinieri ne sequestrano due a casa degli Stasi. Una da uomo. L’altra è da donna ma bordeaux. Una terza nera da donna si trova nell’officina del padre di Alberto Stasi, ma sarà sequestrata solamente sette anni dopo. Intanto viene trovato il dna della vittima sui pedali della bici bordeaux. Secondo gli inquirenti quei pedali apparterrebbero alla bici nera ma sarebbero stati scambiati dopo l’omicidio. Ad alimentare i sospetti è anche il ritrovamento delle sue impronte su un dispenser di sapone in casa Poggi.

LA CONDANNA

Durante il processo in primo grado i pm chiedono una condanna a 30 anni di carcere ma arriva l’assoluzione. La perizia informatica sul pc dimostra come Stasi stesse lavorando alla tesi di laurea nelle ore della morte di Chiara Poggi. Nel 2011 comincia il processo d’appello. La Procura che chiede di nuovo 30 anni di carcere. Ma questa volta c’è una nuova perizia che sposterebbe l’orario della morte della ragazza, facendo saltare l’alibi di Stasi. La prova però non viene ammessa a processo e lui viene assolto. Nel 2013 la cassazione rimanda tutto in appello chiedendo di considerare le nuove prove emerse, tra cui l’esame del DNA sotto le unghie della vittima e su un capello trovato tra le sue mani. Un anno dopo stasi viene condannato a 16 anni di carcere.

Ma a pesare ancora oggi sono alcuni elementi non del tutto certi. A cominciare dall’ora della morte di Chiara Poggi, rimasta incerta. Dopo ci sono le varie contaminazioni non solo della scena del crimine ma anche del pc su cui Stasi dice di aver lavorato alla tesi di laurea la mattina dell’omicidio.

LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI

Andrea Sempio viene indagato per la prima volta nel 2016. È un amico del fratello della vittima. All’epoca dell’omicidio aveva 19 anni. I legali di Stasi ipotizzano che il DNA trovato sotto le unghie della ragazza potrebbe essere suo. Ma l’anno dopo l’indagine viene archiviata. L’uomo torna ad essere indagato per omicidio in concorso l’11 marzo 2025. A far riaprire il caso è il DNA trovato sulle unghie di Chiara Poggi, incompatibile con quello di Stasi secondo delle analisi effettuate con nuove tecniche.

Per mesi si parla anche di una pista su una terza persona. Viene individuata una piccola quantità di dna maschile che poi si scoprirà essere una contaminazione. Proviene da uno dei corpi sottoposti all’autopsia prima di Chiara Poggi 18 anni fa.

Un nuovo elemento sembra essere un’impronta ritrovata vicino al corpo della vittima e che sembra apparteneva a Sempio. L’originale tuttavia è stata raschiata e per analizzarla sono utilizzabili solo le immagini. Sono gli stessi pm a escludere di poter rilevare con certezza tracce di sangue avendo a disposizione solo delle foto.

Vengono poi analizzate nel nuovo incidente probatorio quasi 60 impronte. Ma non emergono profili genetici che si possano estrarre per eventuali comparazioni. Vengono però trovate otto impronte tra i resti della colazione di Chiara Poggi. Anche se, come spiega la legale di Alberto Stasi, «non è detto che siano confrontabili e utili giuridicamente».

Andrea Sempio indagato nel caso Garlasco
LE INDAGINI SULLA FAMIGLIA SEMPIO

A fine settembre 2025 arriva l’ennesima svolta. La Procura di Brescia iscrive nel registro degli indagati l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti per corruzione in atti giudiziari nell’inchiesta di Garlasco. Gli inquirenti hanno scoperto versamenti per 43mila euro effettuati tra il 2016 e il 2017 dalle due zie di Andrea Sempio, soldi poi prelevati in contanti dai suoi genitori. I sospetti degli inquirenti sono alimentati da un biglietto trovato a casa della famiglia dell’indagato, con l’annotazione «Venditti gip archivia X 20.30 € ». Ma il padre smentisce «a dire il vero non me lo ricordavo – spiega – poi mi è stato detto che forse erano soldi per le marche da bollo o forse soldi da dare agli avvocati per prelevare dei documenti».

Le intercettazioni ambientali hanno poi rivelato che nel 2017 Sempio sarebbe stato a conoscenza di alcune delle domande che gli sarebbero state rivolte ancora prima di entrare in Procura. Quell’anno è registrato agli atti un solo interrogatorio. Condotto proprio da Mario Venditti.

Chiara Brunello

Sono laureata in comunicazione, media e pubblicità all'Università Iulm. Mi interesso di cronaca nera, politica interna ed estera.

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