“Hard to Breathe”, il nuovo singolo di Giudi, è nato due anni fa come intuizione artistica e oggi suona come un grido necessario: un inno fragile e potente per chi ha dimenticato come fermarsi. In questa intervista esclusiva, l’artista alternative pop ci svela il dietro le quinte del brano, il significato del suo album “Chemical Wedding” e quel legame tra alchimia e Puglia che ha ridisegnato il suo suono (e la sua vita).
Significato di Hard to Breathe
“Hard to Breathe“, l’ultimo singolo di Giudi, nasce due anni fa ma oggi suona come un monito profetico. «Mi fa spaventare quanto sia diventato attuale questo tema», confessa l’artista durante l’intervista alla Mondadori in Piazza Duomo. Il brano esplora le ansie contemporanee – la difficoltà di respirare, metafora di un’epoca oppressiva – ma anche la ricerca di speranza e forza interiore. «È un invito a fermarsi, a prendere un respiro insieme», spiega Giudi, sottolineando l’importanza della salute mentale in un mondo sempre in corsa. Per Giudi, questo singolo segna una rivoluzione creativa: è la prima volta che parte dal beat, anziché dalla melodia. «Tutto si è incastrato come un puzzle», racconta.
La registrazione del brano a New York
Il brano, nato dalla collaborazione con Luca Tarantino, dj pugliese, ha un’attitude minimal ma potente, con un sound che «mi ha fatto innamorare subito». La registrazione ha un valore speciale: è l’unica traccia dell’album “Chemical Wedding” mixata allo studio Bunker di Brooklyn, tempio leggendario della musica. «È uscita di getto, a prima botta», rivela.
Trasferitasi in Puglia dopo anni tra Praga e la scena musicale ceca, Giudi racconta: «La luce e l’energia vitale qui mi hanno ispirato» citando le collaborazioni con artisti locali come lo stilista Arbitraves per il videoclip di Hard to Breathe. Prossimo obiettivo? «Live e nuove connessioni con la scena italiana».

Il ruolo dell’alchimia
Il titolo dell’album è un omaggio all’alchimia, radicata nella cultura della Repubblica Ceca, terra d’origine di Giudi. «Sono principi contrastanti che creano unità: maschile/femminile, notte/giorno, come nella tradizione ermetica». Un disco che riflette la sua natura duale: «Volevo sia il sound minimal sia quello ricco, sia la pace sia l’energia per ballare». Un equilibrio che passa anche dai testi, dove l’astrazione si fonde con la struttura pop. «Amo sperimentare, ma racconto storie con un inizio e una fine».
Il messaggio di Giudi agli ascoltatori
Tre parole per avvicinarsi alla sua musica? «Fermarsi. Respirare. Essere nel presente». Giudi invita a usare la musica come strumento di consapevolezza: «Un respiro profondo può aprire mondi, dalla meditazione alla cura di sé. E se serve, non abbiate paura di chiedere aiuto».