La nuvoletta di gesso che si alza dopo una prima di servizio millimetrica, le braccia al cielo e il sorriso di quel bambino che sta vivendo il suo sogno. Sono da poco passate le 20 ora italiana e Jannik Sinner è campione di Wimbledon per la prima volta in carriera. Mai nessun italiano era riuscito in questa impresa che si candida a rimanere per sempre indelebile nella storia del nostro sport. A Londra il destino ha riconsegnato a Sinner quello che aveva lasciato per strada a Parigi con tanto di interessi.
La partita
La finale migliore che il tennis attuale possa offrire nel luogo più iconico. Difficile pensare a una maratona stile Roland Garros, ma le premesse per un match di livello assoluto non mancano. Dopo un avvio di gioco poco entusiasmante, Sinner è il primo a dare uno strappo e si porta avanti 4-2. Alcaraz però reagisce e l’azzurro si fa trovare stranamente impreparato. La prima di servizio lo abbandona e lo spagnolo rimonta con la stessa velocità dei tappi di champagne che si aprono sul Centrale di Wimbledon: 6-4 per il vincitore del Roland Garros.
I fantasmi di Parigi tornano ad aleggiare sul cielo londinese dopo un avvio complesso. Ma fra soccombere o rinascere l’azzurro sceglie senza indugio la strada più complessa ma valorosa, la seconda. Break in apertura di parziale che riesce a portare avanti fino alla fine. Sul 5-4 due dritti consecutivi che lasciano immobile Alcaraz regalano il secondo set al nativo di San Candido. Tutto pari.
Sinner piazza il break nel primo game e fa suo il secondo set del match contro Alcaraz (6-4) 💚#Tennis #Wimbledon #Sinner #Alcaraz pic.twitter.com/gjFJ8G303A
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La terza partita diventa tutto d’un tratto più pesante e i due contendenti lo sanno. Sinner gioca meglio, è più pimpante, ma il tennista di Murcia riesce a stare attaccato al match grazie a “san” servizio. Sotto 3-4 e 30 pari, Jannik decide di prendersi un rischio enorme con la seconda: ace sulla riga e cuori di una nazione intera che battono come sotto sforzo. Ma è un segnale. Questa vittoria la vuole e intende andare a prendersela. Nel game successivo strappa il servizio allo spagnolo e poi non trema. Altro 6-4 e match capovolto.
«Gioca molto meglio di me da fondocampo, com’è possibile?» chiede Alcaraz al suo box. La frustrazione esaspera un concetto che però il campo non smentisce completamente. Il numero 1 del mondo è più solido e incisivo. Carlitos pare avere le idee confuse, ma soprattutto piatto emotivamente. Nel terzo gioco Jannik ottiene il break con due rovesci straordinari. La partita è nelle sue mani, o meglio, sulla sua racchetta. Sopra 4-3 arrivano a sorpresa due palle break per il vincitore del Roland Garros: si trema.
Da campione e con l’aiuto della battuta, però, Jan si tira fuori da una situazione complessa e manda un altro segnale. Una volta sì, due no. Chissà cosa passa per la testa di un ragazzo di 23 anni che a un mese di distanza dalla sconfitta più cocente si appresta a servire per vincere Wimbledon. E chissà quanta classe deve esserci per non battere ciglio e giocare un game perfetto nel momento di massima tensione. Sono le 20.15 circa, la prima dell’azzurro colpisce la riga e Alcaraz non può nulla. Sinner è il vincitore dei Championship. Nel gotha del tennis mondiale c’è spazio anche per l’Italia.

Cadere per rialzarsi
“Fa più rumore un albero che cade che una foresta intera che cresce” canta in un suo pezzo Mr. Rain. E lo sa bene Sinner, crocifisso almeno un paio di volte dopo il Roland Garros da tanti, appassionati e non. Compresi molti connazionali, incapaci di godersi le gesta di un campione che l’Italia non ha mai avuto nella storia del tennis e bravissimi a sentenziare pur senza sapere. «I social non li guardo» ha ribadito anche negli scorsi giorni Jannik, ma è difficile, quasi impossibile, pensare che quell’ondata di critiche post divorzio con Panichi e Badio non lo abbia raggiunto anche solo indirettamente.
Senza fare rumore ha scelto la strada del lavoro e della dedizione, conscio delle sue capacità e di essere circondato dalle persone giuste per lui. Wimbledon non è stato il torneo perfetto, lo è stato meno del Roland Garros, paradossalmente. Chissà come sarebbe finito quel match che si era complicato maledettamente con Dimitrov. È stato però il torneo dell’ennesima consacrazione di un fuoriclasse. A distanza di quasi quaranta giorni, tutta l’amarezza di quella finale parigina rende più dolce questo trionfo londinese.
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Sinner come il calcio?
Dopo Wimbledon tutti risalgono sul carro di Sinner gridando al più forte in una dinamica di tifo che ricorda molto quella calcistica. Potrebbe essere motivo di dispiacere, oppure si può scegliere di guardare l’altro lato della medaglia e osservare una realtà in cambiamento. Fa effetto pensare che lui da solo, nei suoi modi timidi, a volte quasi impacciati, sia riuscito a smuovere qualcosa di tanto grande da ricevere quell’amore e odio che un Paese calciofilo era stato capace di dedicare solo al mondo del pallone. E, forse, ancora più di qualsiasi vittoria sul campo, è proprio questo il successo più grande di Jannik Sinner.