Milano ha un cuore antico che batte in silenzio, tra i riflessi del marmo e il cielo di vetro della Galleria Vittorio Emanuele II. È un cuore fatto di carta e passione, di bellezza e tenacia: la Libreria Bocca, la più antica d’Italia. Un piccolo scrigno di cinquanta metri quadri, ma dentro c’è il mondo, o meglio, quella parte nobile del mondo che crede ancora nel potere trasformativo della cultura, un luogo tanto immenso quanto le stanze dell’immaginazione sanno essere. La Libreria Bocca non è solo un luogo dove si comprano libri: è un punto d’incontro, una galleria d’arte, un salotto intellettuale e un archivio vivente della storia italiana.
La sua origine si perde tra i secoli, con radici incerte ma affascinanti. «Durante la pandemia ho fatto ricerche – racconta Giorgio Lodetti, l’attuale custode di questo tempio della cultura – e ho scoperto che la data di nascita della libreria del 1775 è, forse, più simbolica che reale. C’è infatti un Antonio secondo Bocca, attivo già nei primi decenni del Settecento, stampatore per l’illustrissima città di Cuneo. Se così fosse, potremmo riscrivere i primati della storia libraria mondiale». Ma al di là delle cronologie, quello che conta davvero è il filo che lega le generazioni: una dinastia di librai, editori, stampatori che da Asti e Torino hanno attraversato Firenze, Roma, Parigi, per approdare a Milano. Qui la Libreria Bocca ha messo radici solide, resistendo alle intemperie del tempo, della politica, del mercato.
È il 1936 quando la sede milanese si stabilisce nella Galleria. Negli anni più bui del fascismo, Bocca osa esporre in vetrina libri stranieri: un gesto coraggioso e sfrontato, che allora bastò per un’ammonizione ufficiale. Ma questa libreria ha sempre avuto un’anima indipendente, critica, viva. E quando, nel 1979, la famiglia Lodetti ne prende le redini, la scelta è radicale: trasformarla in una libreria d’arte. Controcorrente? Forse. Ma è proprio da questa scelta che nasce un nuovo modo di essere libreria.
Nel tempo, la Bocca diventa molto più di un negozio. Qui si viene per respirare un’aria diversa, per imbattersi in opere d’arte, per partecipare a incontri, mostre, performance.
Nel suo passato si riflettono le traiettorie della cultura italiana. Casa editrice ufficiale di Casa Savoia, qui si sono stampati testi di Pellico, Nietzsche, Kierkegaard, Lombroso. Gioberti e Previati, Segantini e Sante De Sanctis. Titoli che hanno scosso le fondamenta del pensiero europeo. E nel presente? È ancora un laboratorio culturale vivissimo. Con “Il Salotto di Bocca in Galleria”, dal 2020, la libreria è diventata anche una social TV che unisce fisico e digitale in una serie di incontri trasmessi in diretta, con oltre 800 mila interazioni. Un esempio virtuoso di come si possa fare cultura sui social, senza compromessi.
Non è un caso se questo luogo ha ricevuto nel tempo tutti i più importanti riconoscimenti: Locale Storico d’Italia, Bottega Storica del Comune di Milano, Medaglia d’Oro della Camera di Commercio. Ma al di là dei titoli, a parlare è la sua comunità: clienti affezionati, artisti, collezionisti, passanti curiosi. Gianni Versace disegnò una vetrina per la Bocca nel ’97. Spadolini era un cliente abituale. Giorgio Caprotti e Alberto Falck vi cercavano codici miniati. Francis Bacon, di passaggio a Londra, disegnò un ritratto per Giorgio Lodetti dopo aver ascoltato incantato la storia della libreria.
In ogni angolo di Bocca si sente la stratificazione di 250 anni di storia. «Ogni oggetto d’arte presente qua dentro è nato da una mostra fatta in questa libreria. Dal pavimento al soffitto, tutto è parte del racconto. Tutto è stato vissuto», dice Giorgio, indicando le pareti. Alle sue spalle, una Bibbia illustrata da Salvador Dalí con 105 litografie originali, un libro con grafica firmata Picasso, opere di Bonalumi, Castellani, giovani artisti e nomi internazionali. Eppure la libreria è tutto fuorché un museo polveroso: è un organismo vivo, in continuo dialogo con il presente. Lo si percepisce entrando, camminando su quel pavimento trasparente che lascia intravedere opere d’arte. Lo si capisce ascoltando Giorgio raccontare, con la luce negli occhi, di giovani artisti che espongono per la prima volta.
«Dal 2010 ho detto basta all’online. Voglio creare l’experience. Se vuoi un libro, devi venire qui». In un’epoca in cui tutto è cliccabile, istantaneo, replicabile, la Libreria Bocca offre qualcosa di irripetibile: la possibilità di vivere un’esperienza unica. È un luogo che va oltre la funzione commerciale, incarnando un’idea alta di cultura come pratica quotidiana, come atto condiviso, come responsabilità verso il futuro. Per questo è importante. Non solo per Milano, ma per chiunque creda che la bellezza salverà il mondo, a partire dalle sue librerie.
Nel luglio del 2025, un francobollo celebrerà la Bocca come “Eccellenza del patrimonio culturale italiano”. Ma ogni giorno che la libreria alza la saracinesca è già un atto di resistenza e d’amore, perché, come spiega Lodetti, «se abitui le persone a convivere col bello, le abitui ad essere migliori», e da Bocca il bello è ovunque.