Caso Almasri, l’opposizione attacca Nordio: «Sapeva dell’arresto del libico»

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Il caso del libico Osama Almasri torna a scuotere la politica italiana. Dopo le carte fatte trapelare da alcuni giornali italiani, secondo cui il Ministero della Giustizia si mosse subito e con cautela per non lasciare tracce della vicenda, l’opposizione si è scagliata contro il ministro Carlo Nordio, chiedendone le dimissioni. Nel frattempo, in Libia, Almasri ha ricevuto un mandato di comparizione: dovrà rispondere alle accuse già indicate dalla Corte penale internazionale.

La versione di Nordio

Per il secondo giorno di fila, la Libia è al centro delle vicende politiche italiane. Dopo la notizia del respingimento del ministro degli Interni Piantedosi, oggi è il ministro della Giustizia Carlo Nordio, assieme ad altri componenti del governo, ad essere finito al centro della bufera.

Secondo le ricostruzioni di Repubblica e del Corriere della Sera, i giudici che stanno indagando sulla presunta omissione di atti d’ufficio da parte del ministro Nordio sarebbero in possesso di carte in grado di provare che il Guardasigilli sarebbe venuto a conoscenza dell’arresto di Almasri almeno il giorno prima rispetto a quanto dichiarato.

Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro Nordio

A giustificare questa ipotesi sarebbe una mail di Giusi Bartolozzi, la capa di gabinetto di Nordio, che già il 19 gennaio avrebbe ricevuto una comunicazione che segnalava la mancanza di un’autorizzazione per trattenere Almasri. Bartolozzi avrebbe risposto di essere al corrente della cosa, invitando il Dipartimento per le indagini giudiziarie a muoversi con «riserbo e cautela».

Interrogato sull’episodio pochi giorni più tardi, Nordio aveva dichiarato diversamente: a suo dire sarebbe venuto a conoscenza dell’arresto solo il 20 gennaio. La discordanza tra le versioni ha fatto insorgere le opposizioni, ma il Guardasigilli sostiene di poter smentire quanto trapelato sul suo conto. «Gli atti che abbiamo smentiscono radicalmente quello che è stato riportato, non so come e perché, dai giornali», ha riferito Nordio, senza specificare quale sarà la sua difesa.

La vicenda di Almasri

Il nome di Almasri era salito agli albori della cronaca nazionale quando la mancata convalida del suo arresto ne aveva consentito la scarcerazione e il ritorno in Libia, dove era stato accompagnato a bordo di un volo di Stato. Al momento del fermo, l’ufficiale libico era ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e si trovava in Italia per vedere una partita della Juventus.

Il caso aveva subito innescato una caccia ai responsabili. Quattro gli indagati: oltre al ministro della Giustizia Nordio, la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Interni Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano.

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Osama Almasri, ex-comandante della cosiddetta “polizia giudiziaria” libica
Il mandato di comparizione in Libia

Mentre in Italia si cercano di chiarire le responsabilità di Nordio nella vicenda, qualcosa si è mosso anche in Libia. La procura generale libanese ha infatti emesso un mandato di comparizione per Osama Almasri, che sarà chiamato a rispondere nel suo Paese proprio delle accuse mossegli dalla Corte penale internazionale.

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