Concessa la semilibertà a Stasi, amarezza per la madre di Chiara

Alberto Stasi ha ottenuto la semilibertà. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano dopo essersi preso del tempo per stabilire se concedere la libertà al condannato per il delitto di Garlasco. Il 41enne potrà stare fuori dal carcere, non solo per lavorare, ma anche per attività di reinserimento sociale. La sera dovrà tornare nel carcere di Bollate. La Procura generale aveva voluto verificare se ci fossero state delle infrazioni sull’intervista rilasciata da Stasi nel programma “Le Iene” lo scorso marzo. Alla Procura risultava che non ci fosse stata richiesta di autorizzazione per l’intervista televisiva, ma il direttore del carcere Giorgio Lettieri ha chiarito che l’intervista era stata registrata il 22 marzo, durante il permesso premio.

Stasi in futuro potrebbe chiedere i servizi sociali

Il Tribunale di Sorveglianza nel provvedimento con cui ha concesso a Stasi il beneficio della semilibertà ha aggiunto che Stasi ha mantenuto un comportamento in linea con l’accettazione della condanna definitiva e ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso la vittima. Alberto Stasi è in carcere da 10 anni e gli mancano 4 anni e alcuni mesi per finire di scontare la pena. Inoltre, tra non molto potrà richiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. In parole semplici Stasi non dovrà più stare in carcere ma dovrà svolgere lavori socialmente utili per scontare il resto della pena.

La reazione della famiglia Poggi

La famiglia di Chiara Poggi ha commentato la notizia della semilibertà concessa a Stasi: «Proviamo solo, ancora una volta, tanta amarezza. Speriamo solo di non incontrarlo mai», ha detto all’Ansa. L’avvocato della difesa, Giada Bocellari, ha dichiarato sulla semilibertà concessa al suo assistito: «Siamo contenti e soddisfatti della decisione del Tribunale, ma siamo allo stesso tempo rammaricati per le notizie che sono circolate da mercoledì in merito all’intervista concessa dal mio assistito in tv”.

Le polemiche della Procura di Pavia sull’incarico di Giardina

Sempre per opinioni espresse a “Le Iene”, la Procura di Pavia ha chiesto la ricusazione per il genetista Emiliano Giardina. L’esperto, che dovrà confrontare il DNA di Sempio e scandagliare i reperti mai analizzati, o analizzati solo in parte. Durante un’intervista nel programma televisivo, il genetista aveva espresso il suo parere sul lavoro svolto dal collega Francesco De Stefano. Inoltre aveva sollevato dei dubbi sulla possibilità di risalire a un profilo genetico univoco dal materiale biologico trovato sotto le unghie della vittima. Per i magistrati Stefano Civardi e Valentina Di Stefano questo elemento crea una sorta di “parere pregiudicante” che minerebbe l’imparzialità del giudizio.

 

 

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