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Trump e Putin al telefono: tregua in stallo, ma USA e Russia si avvicinano

Il 18 marzo, Donald Trump e Vladimir Putin hanno parlato al telefono per più di due ore. Una telefonata definita «buona e produttiva», che ha portato a un passo in avanti verso la tregua tra Mosca e Kiev, ma tutto nella direzione del Cremlino. Non c’è, infatti, l’intesa per un cessate il fuoco senza condizioni di 30 giorni, chiesta da Trump, ma Putin ha accettato di fermare le bombe sulle centrali elettriche che hanno messo in ginocchio la rete elettrica di Kiev.

Trump strizza l’occhio a Putin

Non è il primo colloquio telefonico tra i due leader. Il Tycoon e lo Zar avevano già parlato il 12 febbraio, quando misero le basi per l’incontro delle delegazioni a Gedda. Oggi, però, il contesto è diverso. È il primo colloquio dopo il cambiamento di strategia di Washington innescato dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca. E si vede, perché i due sono riusciti a trovare una quadra che va molto in favore della Russia.

Innanzitutto, Putin ha accettato di fermare i bombardamenti sulle centrali elettriche, a patto che l’Ucraina faccia lo stesso, per un mese. Un punto fondamentale, soprattutto perché dall’inizio del conflitto buona parte della popolazione è stata lasciata al freddo e al buio in pieno inverno. Attacchi giudicati dall’Onu come «validi motivi» per poter parlare di violazione del diritto internazionale umanitario. L’unico passo in avanti che va a favore di entrambe le parti è uno scambio di prigionieri che coinvolgerà 350 militari (175 per parte) che dovrebbe avvenire il 19 marzo.

Altro discorso quello che riguarda le forniture all’Ucraina. Il Cremlino ha richiesto di fermare l’invio di armi a Kiev,  definita come condizione chiave per lavorare alla cessazione del conflitto. Inoltre, Putin preme per tenere Kiev fuori dalla Nato, oltre a voler avere il controllo di quattro regioni ucraine occupate solo in parte dall’esercito di Mosca.

Trump, dopo il colloquio, ha parlato anche di futuri «enormi accordi economici e stabilità politica una volta raggiunta la pace». Gli Usa sembrano voler fare sul serio nel riavvicinamento alla Russia che, in cambio, come ha dichiarato un funzionario russo a Reuters, Washington potrebbe sfruttare le terre rare di Mosca.

Tra armi, prigionieri e terre rare c’è anche spazio per lo sport. In una nota ufficiale il Cremlino ha comunicato che Trump «ha approvato l’idea di Putin di organizzare partite di hockey sul ghiaccio negli Stati Uniti e in Russia tra giocatori russi e americani che militano nelle federazioni di Nhl e Khl». Una diplomazia dell’hockey, dunque, che in comune avrebbe sempre la possibilità di scivolare.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica estera, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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