Election day: alle urne per amministrative e referendum su cittadinanza e lavoro

Semaforo verde per le elezioni amministrative e l’election day sui cinque referendum. Il 25 e il 26 maggio centoventiquattro Comuni, tra cui Genova, Taranto e Ravenna, saranno chiamati alle urne, mentre i ballottaggi si terranno domenica 8 e lunedì 9 giugno, in concomitanza con i cinque referendum su cittadinanza e jobs act.

Il decreto legge varato il 13 marzo dal Consiglio dei Ministri, con il quale sono state disposte le elezioni, ha anche varato una novità per studenti e lavoratori fuori sede che potranno votare per il referendum anche lontano dalla propria città di residenza, ma non per le elezioni comunali.

Il referendum sulla cittadinanza

Il referendum sulla cittadinanza propone di ridurre da dieci a cinque anni di residenza necessari per richiedere la cittadinanza italiana ed è stato promosso da + Europa e dai Radicali.

Riccardo Magi, segretario di +Europa.

In prima linea, oltre al segretario di + Europa Riccardo Magi, anche il Partito Democratico, con Elly Schlein che ha definito l’iniziativa come «un’opportunità per un’Italia più giusta e accogliente». A loro si uniscono Partito Socialista Italiano, Possibile e Alleanza Verdi e Sinistra, tutti convinti che i tempi attuali per ottenere la cittadinanza siano eccessivi e discriminatori, penalizzando chi vive e lavora in Italia da anni senza gli stessi diritti dei cittadini italiani.

Sul fronte opposto, il centrodestra è nettamente contrario. Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, non ha partecipato alla raccolta firme e considera il referendum un pericolo per la coesione sociale. La Lega di Matteo Salvini ritiene che la riduzione dei tempi non sia una priorità e possa rappresentare un rischio per la sicurezza e il controllo delle immigrazioni. Anche Forza Italia è scettica, sebbene alcuni esponenti abbiano manifestato aperture allo “ius scholae”, ovvero la concessione della cittadinanza ai minori stranieri che completano un ciclo scolastico in Italia.

La data del referendum, con le scuole chiuse, ha suscitato le proteste di Riccardo Magi, che ha accusato l’esecutivo di voler boicottare le votazioni: «Vediamo la dimostrazione di tutta la paura che l’esecutivo ha del voto degli italiani, perché la scelta è quella più sfavorevole alla partecipazione».

I referendum sul lavoro

La Cgil ha proposto, invece, gli altri quattro quesiti. Il sindacato mira a modificare il Jobs Act, la riforma del lavoro varata dal governo Renzi nel 2016. In particolare: licenziamenti illegittimi, indennità alle piccole imprese e sull’utilizzo dei contratti a termine. Il quarto riguarda invece gli infortuni sul lavoro con l’esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltante e del subappaltante.

Partendo dal primo, si tratta del ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, abolito proprio dal Jobs Act. Se il referendum avrà successo, le aziende con più di 15 dipendenti non potranno più licenziare senza giusta causa.  Una tutela che molti ritengono fondamentale per la stabilità occupazionale.

Il secondo punto chiave è l’abolizione dei contratti a tutele crescenti, sempre introdotti con il Jobs Act. Secondo i promotori, questo sistema ha favorito il precariato anziché stimolare nuove assunzioni stabili, rendendo più semplice per le aziende licenziare i dipendenti senza conseguenze significative.

Il terzo quesito propone di eliminare le modifiche introdotte nel 2015 sull’uso dei voucher. Nati per regolamentare il lavoro occasionale, le aziende hanno spesso usato i buoni in modo improprio. E si trasformo in uno strumento di sfruttamento che ha precarizzato ulteriormente il mercato del lavoro.

I sostenitori dei referendum sottolineano come un voto favorevole possa riequilibrare il rapporto tra imprese e lavoratori, rafforzare le garanzie sociali e rendere l’Italia un Paese più inclusivo. Dall’altra parte, i contrari temono ripercussioni economiche per le imprese, giudicano il ripristino dell’articolo 18 un passo indietro e sostengono che la riforma della cittadinanza necessiti di un approccio più graduale.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica estera, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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