
Sabotaggio, errore in buona fede o un trucco per andare più veloce? È ciò che la Federazione internazionale sci e snowboard (Fis) si sta chiedendo in merito al caso scoppiato intorno alla sciatrice italiana Marta Bassino. Il motivo? Troppo fluoro sotto gli sci.
Il caso svedese
La vicenda risale allo scorso sabato 8 marzo quando la cuneese è stata esclusa dalla seconda manche del gigante di Are, in Svezia. Arrivata al cancelletto, durante il controllo di routine agli sci degli atleti, la Fis ha identificato nella sciolina di Marta Bassino una percentuale troppo elevata di fluoro. La sostanza, che migliora lo scivolamento sulla neve, è stata infatti limitata per via dei danni che essa può provocare all’ambiente.
«La contaminazione era eccessiva, in contrasto con il regolamento» ha dichiarato la Federazione. Squalificata dal gigante, Bassino ha inoltre abbandonato ogni possibilità di qualificarsi alle finali di slalom che si terranno dal 20 al 27 marzo a Sun Valley, negli Stati Uniti.
Il ricorso
Subito dopo la squalifica, la squadra azzurra ha avanzato l’ipotesi che si potesse trattare di «uno scherzo di pessimo gusto», come detto dal coach e skiman Gianluca Rulfi, o «una ripicca «da parte di un’altra squadra. Nei giorni precedenti alla gara, infatti, alcuni avrebbero raccontato di screzi tra lo skiman di Bassino e lo staff sloveno per via della musica troppo alta. Ciò che è sicuro è che la squadra italiana non usa sciolina al fluoro e lo stesso Rulfi ha dichiarato che «usa gli stessi materiali e attrezzi da quando la segue e ai tanti controlli non è mai stato rilevato nulla».
In ogni caso, la Federazione italiana ha richiesto di visionare le telecamere di sicurezza nello ski room, utilizzato da tutte le squadre e comune a tutti, se non altro per riabilitare l’immagine della sciatrice.