Università, test di ingresso a Medicina spostato alla fine del primo semestre

Test Medicina Semestre

Martedì 11 marzo la Camera dei deputati ha approvato la legge delega sulla riforma degli esami d’accesso ai corsi universitari di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. La norma modifica il funzionamento del “numero chiuso”. Non si tratta però di un’«abolizione del numero chiuso» (come invece l’hanno presentata alcuni esponenti della maggioranza), dal momento che la selezione avverrà alla fine del primo semestre, dopo che gli studenti si saranno cimentati con almeno tre corsi di materie qualificanti.

Ora si attendono i decreti ministeriali, che Anna Maria Bernini e la commissione di esperti adotteranno entro un anno. Le leggi delega hanno la funzione di affidare al governo la produzione di una legge e fissano i limiti entro cui intervenire su una certa questione. Sulla base di questi il governo produce un decreto legislativo, in cui ha comunque una certa autonomia nel decidere come agire.

Il problema della carenza dei medici

L’idea sottesa all’iniziativa del governo è che chiunque possa iscriversi all’università di Medicina, frequentare i corsi e sostenere almeno tre esami nei primi sei mesi di università. Alla fine di questo periodo gli studenti faranno un esame e solo chi avrà un punteggio alto in una graduatoria nazionale unica potrà proseguire l’università. A seconda di quanti saranno i posti disponibili – quest’anno erano poco più di ventunomila – coloro che sono in posizione utile potranno proseguire gli studi, tutti gli altri dovranno accontentarsi di discipline simili (come biologia, biotecnologie, scienze motorie).

La legge è stata proposta dal governo per risolvere il problema della carenza di medici e mediche in Italia. Tuttavia, difficilmente la riforma avrà un impatto significativo. Uno dei problemi di questo modello, presente in Francia, è la forte selezione che causa una certa disillusione tra gli studenti obbligati a cambiare indirizzo di studi al termine del primo semestre o del primo anno. E questo dopo aver investito energie nel percorso universitario, oltre a prolungare per sei mesi la tensione legata al processo di ammissione. Per questo negli anni scorsi molti studenti francesi sono emigrati per diventare medici all’estero.

L’esultanza di Bernini

La ministra Anna Maria Bernini ha esultato su X: «Finalmente cambia un sistema che ha tenuto troppo chiuse le porte delle università e ha costretto i ragazzi a sottoporsi alla gogna di test inutili che erano diventati una specie di roulette russa con alla base una formazione preventiva costosissima e totalmente inutile».

il vicepremier Matteo Salvini ha salutato la riforma come una vittoria della Lega. «Era un impegno per permettere a tanti ragazzi e ragazze aspiranti medici di mettersi alla prova, studiando e passando i primi esami universitari anziché dover far dipendere il giudizio sul proprio percorso da una prova a crocette», ha detto il leader del Carroccio.

L’opposizione ha risposto all’euforia della maggioranza, parlando di finta abolizione del numero chiuso e di propaganda. «Questo disegno di legge è un bluff che sposta di sei mesi in avanti il processo di selezione per l’ingresso a Medicina: il governo chiede una delega sostanzialmente in bianco al Parlamento e, con la clausola di invarianza finanziaria, scarica sulle università, gli studenti e la famiglie gli effetti nefasti di questo provvedimento», ha detto la deputata Irene manzi, capogruppo Pd in Commissione Cultura.

«Dopo mesi di titoloni dei giornali e di dichiarazioni di esponenti di governo che annunciavano l’abolizione del numero chiuso a medicina, siamo giunti al voto farsa di oggi che non abolisce proprio niente, ma rivede le modalità di accesso», scrive in una nota Marianna Ricciardi, deputata del Movimento 5 stelle in commissione Affari sociali alla Camera.

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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