
«Bayrou démission». Sono le parole che il gruppo femminista francese Femen ha urlato davanti al collegio cattolico Notre-Dame de Bétharram in Francia, coinvolto in un’inchiesta su abusi sessuali sui minori. Lo scandalo riguarda una serie di violenze, avvenute dal 1950 al 2010, attuate dal personale laico e religioso dell’istituto. Un caso che riguarda non solo la Chiesa, ma anche il primo ministro francese, François Bayrou.
Il caso tra denunce e risarcimenti
Più di 150 denunce sono state presentate da ex alunni, i quali hanno affermate di essere stati vittime di punizioni corporali, percosse, molestie e umiliazioni. A distanza di un anno dall’inizio delle indagini, la Procura ha incriminato un ex supervisore, posto in custodia cautelare, e aperto la strada al risarcimento per i delitti commessi. La Congregazione dei Padri di Bétharram, riconoscendo la propria responsabilità, si è mostrata disposta a ricompensare economicamente i ragazzi che hanno subito violenze dal personale laico della scuola. Un fondo racimolato dalla vendita di alcuni appartamenti del collegio. Per le vittime delle autorità religiose, invece, il denaro è stato preso dal fondo istituito dalla chiesa francese nel 2021.

Le colpe di Bayrou
Il caso ha assunto un forte peso per la Francia sia per gli abusi pluridecennali sia perché il collegio è rinomato a livello nazionale per la preparazione accademica. Ma soprattutto, l’inchiesta ha coinvolto anche Bayrou per tre motivi. Dal 1993 al 1997 fu ministro dell’Istruzione, la moglie era un’insegnante di catechismo al collegio e tre dei loro sei figli erano allievi al Bétharram. Nonostante Bayrou abbia sostenuto di non essere mai stato informato in passato, molte testimonianze lo accusano del contrario. Il sospetto è che il premier, in realtà, fosse a conoscenza degli abusi, ma abbia volontariamente insabbiato i maltrattamenti per il suo attaccamento all’istituto.
Verso il futuro dell’istruzione francese
Contro Bayrou ha testimoniato un’insegnante di matematica del collegio, la quale ha sostenuto di aver avvertito il premier nel 1995. Tentativo vano a cui Bayrou avrebbe risposto «Non drammatizziamo». E tale atteggiamento non sarebbe cambiato negli anni successivi, nonostante le prime denunce e l’accusa di stupro al rettore della scuola. Per non permettere le ripetizioni di tali episodi, i partiti della sinistra francese hanno avviato un’inchiesta parlamentare sulla “prevenzione delle violenze in ambito scolastico”. Inoltre, l’attuale ministro dell’istruzione, Elisabeth Borne, si è detta disposta ad attuare «maggiori controlli negli istituti privati». Un’attenzione dedicata a uno scandalo che evidenzia un clima sistematico di sopraffazione psicologica e di severità al limite della psicopatologia.