Dalla Cina agli USA, il Canale di Panama torna a stelle e strisce

Il colosso di Hong Kong CK Hutchison, che possiede la Panama Ports Company, la società che amministra il canale di Panama, ha raggiunto un accordo preliminare per la cessione della maggioranza dei porti di Panama. Ad effettuare l’acquisto è un consorzio guidato dalla società d’investimento statunitense BlackRock, con la sua unità Global Infrastructure Partners (Gip), insieme alla divisione porti di Mediterranean Shipping Company (Msc), che fa a capo all’armatore italiano Gianluigi Ponte.

La cordata acquisirà il 90% di Panama Ports (con i terminali di Balboa e Cristobal) oltre all’80% di Hutchison Ports Group, con i suoi 43 scali in 23 Paesi, per una cifra pari a circa 19 miliardi di dollari. Un affare colossale che metterebbe fine alla disputa nata il 20 gennaio scorso. Durante il discorso d’insediamento a Mar-a-Lago Donald Trump aveva accusato la Cina di «assumere sempre più il controllo del Canale», e che «potrebbe decidere di chiuderne le entrate quando vuole».

La storia del Canale

Il Canale di Panama è stato costruito dagli Stati Uniti tra il 1907 e il 1914, con l’inaugurazione il 12 luglio del 1920. Numerosi trattati regolarono la sua giurisdizione. Il primo fu quello di Hay-Pauncefote nel 1901. Sancì il diritto degli USA di difendere il Canale da ogni minaccia che potesse interferire con la sua accessibilità. Il trattato di Hay-Bunau Varillan del 1903 invece garantì il diritto di accesso agli americani nell’intera Zona del Canale, larga 16 km da oceano a oceano. Rendendola una colonia straniera che divideva Panama in due parti.

Nel 1977 il trattato Torrijos-Carter annullò i precedenti trattati e riconobbe lo Stato di Panama come sovrano territoriale. Concedendo tuttavia agli Stati Uniti il diritto di continuare a gestire il Canale per un periodo di transizione di 20 anni.

Il diritto interno degli Stati Uniti recepì i due trattati, inserendoli nel Panama Canal Act del 1979. Avvenne così il passaggio di autorità del Canale dagli Stati Uniti a Panama. Nacque una Commissione del Canale, inizialmente guidata da un Consiglio a maggioranza americana. In seguito passò sotto il controllo di Panama dal 1999.

Mappa di Panama
L’imperialismo cinese

Dall’ottobre 2023 al settembre 2024 la Cina è diventata il secondo utente del Canale dopo gli Stati Uniti, con un volume di merci pari al 21,4% del totale transitato. A fianco delle iniziative economiche e infrastrutturali, Pechino ha anche ampliato il suo soft power. Aprendo un Istituto Confucio e fornendo finanziamenti per la costruzione di infrastrutture.

Il principale motivo di interesse da parte di Pechino per Panama è naturalmente la sua posizione geografica. Il canale artificiale rappresenta infatti il maggiore collegamento via acqua tra l’oceano Atlantico e l’oceano Pacifico. Permettendo di evitare altri 13 mila chilometri circumnavigando il Sud America. Panama garantisce un accesso rapido a una vasta zona di mercato a cui la Cina di Xi Jinping arriva sempre più velocemente tramite prestiti, investimenti, rapporti commerciali e promesse di finanziamenti per lo sviluppo.

L’importanza di Panama per gli USA

Il primo motivo per cui Trump è così interessato a ottenere la gestione del tratto è di natura economica. Secondo i dati aggiornati al 30 settembre, nel 2024 nel Canale sono transitate circa 10.000 navi, per un totale di 423 milioni di tonnellate di merce. Incluso cibo, minerali e prodotti industriali. Inoltre più del 40% dei prodotti scambiati tra Nord Est asiatico e costa Est degli Stati Uniti hanno attraversato il Canale. Gli Usa sono il maggiore cliente, con trequarti del totale dei cargo che transitano da qui durante l’anno, mentre la Cina è il secondo.

Un secondo motivo è lo scontro legale. La Trump Organization, la compagnia di proprietà del presidente e della sua famiglia, da tempo è coinvolta in una battaglia legale. La controversia riguarda l’accusa di evasione fiscale nei confronti di Panama. Nel giugno 2019 i proprietari di un hotel di Panama gestito dalla società della galassia Trump accusarono due compagnie, la Trump Panama Hotel Management e la Trump International Hotels Management, di non aver pagato le tasse sui guadagni. Compagnie accusate di aver riportato in modo errato il numero dei dipendenti assunti, uno stratagemma utilizzato per evitare di pagare i contributi.

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