Dopo i festeggiamenti per Anora, titolo più premiato in quest’edizione degli Oscar, rimane ancora un po’ di amaro in bocca fra cinefili e critici. Tra il rumore degli applausi e dei discorsi post-premio, ci sono le voci di chi ricorda nomi e titoli scartati dall’Academy Award. Dalla «favola» di Francis Ford Coppola Megalopolis, al dramma di Clint Eastwood Giurato Numero 2, fino al distopico Civil War di Alex Garland e al chiacchierato (e controverso in parte) Challengers di Luca Guadagnino. Non passano inosservati, infine, i candidati tornati a casa a bocca asciutta, da Demi Moore a Nosferatu.
Due colossi non invitati alla «festa»
Primo grande escluso nella corsa alla statuetta d’oro è Megalopolis, la «favola» di Francis Ford Coppola. Ambientato in una New York distopica, capitale del «Nuovo Impero Romano», segue la vicenda dell’architetto Cesar Catilina, che vuole ricostruire la Grande Mela a seguito di una grande distruzione. Il piano, tuttavia, è subito ostacolato da Franklyn Cicero, sindaco della città. Quando, poi, sua figlia Julia si innamora di Cesar inizia una reazione a catena di dissidi e rivolte, in un’America che ricorda l’Antica Roma verso il declino.
Un film totalmente autofinanziato – con un budget di 120 milioni di dollari – al quale Coppola lavorava dal 1978, quando girava Apocalyspse Now. Tutti elementi che l’Academy non ha ritenuto interessanti. «Ho scelto di non seguire le regole codarde imposte da un’industria così terrorizzata dal rischio», ha scritto il regista sul suo account Instagram.
Altro nome snobbato dagli Oscar è quello di Clint Eastwood con il suo Giurato numero 2, un film che mette in mostra le lacune di una giustizia che non sembra essere uguale per tutti, e soprattutto non sembra distinguere le verità dalle apparenze. Il quarantottesimo film di Eastwood rientra a far parte di quella categoria di prodotti preconfezionati per le piattaforme streaming (è infatti sbarcato su HBO dopo una breve permanenza in alcune sale americane).

La guerra civile americana di Garland e il triangolo amoroso di Guadagnino
Neanche la realistica e cruda rappresentazione di un possibile scenario futuro del nostro mondo pare aver conquistato la giuria dell’Academy. Alex Garland con Civil War non ci mostra una guerra come quella di Niente di nuovo sul fronte occidentale o Pearl Harbour. È un conflitto tra compaesani, tra americani. Nonostante il grande successo (25 milioni di dollari solo nei primi tre giorni di permanenza in sala), l’omissione ha avuto la meglio.
Rimane fuori anche Luca Guadagnino con Challengers, la storia d’amore che intreccia le vite di tre tennisti, due uomini e una donna. Una storia in cui il tennis fa quasi da sfondo alle pulsioni di un triangolo amoroso controverso.

Le delusioni di Demi Moore e Karla Sofia Gascón
Dopo i grandi esclusi, arrivano anche le grandi delusioni: chi ha ottenuto una nomination agli Oscar 2025 ma non l’ambita statuetta d’oro. La 97esima edizione ha riservato un boccone amaro a diverse star che sembravano vicinissime alla vittoria.
Demi Moore «sperava fosse finalmente arrivato il suo momento», soprattutto dopo il successo ai Golden Globe, ma ha dovuto cedere il passo alla giovane Mickey Madison, premiata per Anora. Un’ironia del destino, considerando che in The Substance Moore interpreta un’attrice pop di mezza età in crisi che si trova a confrontarsi con una giovane versione di sé stessa, pronta a soffiarle il posto. Proprio come nel film anche agli Oscar la sua statuetta è stata conquistata da una giovane attrice. Il sorriso tirato e il leggero «nice» sussurrato al momento dell’annuncio hanno lasciato trasparire tutta la delusione per una vittoria che sembrava quasi certa salvo poi sciogliersi e cominciare ad applaudire per l’avversaria.
Anche Karla Sofia Gascón era in lizza per le favorite alla vittoria ma in questo caso il risultato era già ben più che segnato. Le polemiche legate ai vecchi tweet controversi dell’attrice hanno certamente influito sul destino di Emilia Pérez, che su tredici nomination ha portato a casa solo due statuette. Un risultato decisamente inferiore alle aspettative per un film che aveva fatto molto parlare di sé (in positivo).

Negativo per Rossellini e Chalamet
Delusione anche per l’Italia con Isabella Rossellini, alla sua prima nomination come miglior attrice non protagonista per Conclave. Nonostante il plauso della critica per la figlia d’arte, la vittoria è andata a Zoe Saldaña per il suo ruolo in Emilia Pérez. Sogno infranto per Timothée Chalamet. L’attore, che sarebbe potuto diventare il più giovane vincitore nella categoria, ha impressionato con la sua interpretazione di Bob Dylan in A Complete Unknown, dimostrandosi un vero trasformista anche dopo aver ottenuto molto successo soprattutto sulla Gen Z. Non è riuscito comunque ad avere la meglio sul favorito Adrien Brody per The Brutalist.
La speranza spenta per Diane Warren e Robert Eggers
La cantautrice Diane Warren, alla sua sedicesima candidatura agli Oscar, ha invece conquistato un record di cui avrebbe fatto volentieri a meno: ancora una volta, è tornata a casa a mani vuote. Un sassolino nella scarpa anche per il vincitore dell’edizione di Anora che ha mancato di poco l’en plein, portando a casa 5 premi su 6 nomination. L’attore Yura Borisov, in particolare, non è riuscito a completare il trionfo del film. Rimane a bocca asciutta anche l’horror Nosferatu di Robert Eggers nonostante le numerose candidature in diverse categorie.