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Alla presenza del ministro della cultura Alessandro Giuli, il 26 febbraio si è tenuta la presentazione della Casa del Tiaso, l’ultima domus romana portata alla luce nel Parco archeologico di Pompei. Cuore dell’edificio una grande sala per i banchetti con un pregevole affresco su tre pareti.
Il ritrovamento della villa
Se c’è una cosa che l’Italia può vantare è la straordinaria ricchezza del suo patrimonio artistico e culturale, frutto di millenni di storia, scritta, pagina dopo pagina, dalle civiltà che hanno abitato la penisola. Un patrimonio costantemente ampliato dai continui ritrovamenti che avvengono in alcuni siti in particolare. È il caso di Pompei, ancora una volta sede di una preziosa scoperta: una villa romana databile al I secolo a.C.
Nell’insula 10, regio IX, la ribattezzata “Casa del Tiaso” deve il suo nome al corteo dionisiaco raffigurato su tre delle sue pareti, mentre il quarto lato era aperto sul giardino. La megalografia (grande affresco) è un’ulteriore testimonianza di come anche qui fosse diffuso il culto di Dioniso, una religione iniziatica di origine greca. L’ultima attestazione risale alla celebre Villa dei Misteri, scoperta più di un secolo fa.
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Un affresco senza protagonisti
L’affresco presenta una scena raffinata e ricca di dettagli. A dominare sono delle donne, le Baccanti del corteo dionisiaco, rappresentate come danzatrici, ma anche – per la prima volta – come cacciatrici. Questa duplicità ne sottolinea il carattere “invasato”, nel senso etimologico del termine, cioè riempite del furore selvaggio infuso loro dal dio.
Completano il corteo giovani satiri che suonano il flauto, ma gli archeologi si interrogano maggiormente su quello che manca. In scena infatti non compare alcuna figura che possa rimandare a Dioniso (o alla sua sposa Arianna), come se il corteo in suo onore si tenesse in sua assenza.
Un patrimonio su cui investire
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Entusiasta delle ultime scoperte il ministro della Cultura Giuli ha assicurato che il governo sosterrà gli scavi di Pompei. D’altronde, il successo del Parco archeologico non è un mistero e ogni anno attira all’ombra del Vesuvio 4 milioni di visitatori. Tutte le spese sono dunque giustificate e a proposito degli investimenti, Giuli ha dichiarato: «Siamo oltre 33 milioni già stanziati». Cifre importanti, necessarie per portare avanti le attività di scavo e valorizzare sempre di più un patrimonio ancora in parte da scoprire.