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Coppa Italia, l’Aquila Trento vola: battuta Milano 79-63

Una notte magica, un sogno che diventa realtà: l’Aquila Trento conquista la sua prima Coppa Italia, dominando l’Olimpia Milano 79-63. Nella finale di Torino, la squadra di Paolo Galbiati si è imposta dall’inizio alla fine. Per l’Olimpia, invece, una serata da dimenticare, con troppi errori al tiro.

Il resoconto della partita

Milano parte forte con i primi due punti della partita, ma Trento risponde immediatamente con Ellis, che in penetrazione accende la miccia per i suoi. Il numero 23 trentino non si ferma e con un gioco da tre punti firma il primo strappo. La panchina di Milano è già costretta a un timeout dopo il 9-4 firmato Cale. Trento vola fino al massimo vantaggio di 13-4, ma Milano prova a rialzarsi e con Mirotic dalla lunetta trova il pari a quota 13. Il primo quarto si chiude con Trento avanti di un solo punto (15-14), ma l’inerzia sembra già pendere dalla parte dell’Aquila.

Il secondo quarto si apre ancora con Ellis a segno, e poi con un parziale di 5-0 che ricaccia indietro Milano. Ricci prova a suonare la carica con una tripla che vale il sorpasso (23-20), ma Trento non si scompone: Ford punisce un tecnico a Mannion con tre liberi perfetti e riporta avanti i suoi. L’equilibrio dura poco, con l’Aquila che prende il volo: sul finale di tempo Zukauskas segna sulla sirena, l’instant replay conferma e il tabellone dice 38-31 Trento. La panchina trentina esplode di gioia, Milano si guarda attorno in cerca di risposte.

Illusione Olimpia: da -2 a -16

Nel terzo quarto l’Olimpia prova a reagire, Leday si prende la squadra sulle spalle e arriva in doppia cifra, riportando Milano fino al -2 (42-40). Ma è solo un’illusione: Forray segna dall’arco, Milano sbaglia la tripla del pari e Trento ne approfitta per scappare di nuovo. Ford dalla lunetta è una sentenza, Ellis fa male in penetrazione e il terzo quarto si chiude sul 59-48. Come se non bastasse, un brivido attraversa la panchina milanese: Mirotic avverte un dolore al fianco, per un attimo sembra che la sua partita possa finire anzitempo.

Milano prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma Quinn firma il +17 dall’arco (67-50) e Messina deve fermare tutto con un altro timeout. Il rientro di Mirotic porta un piccolo segnale di vita, ma Trento non si fa sorprendere. Niang segna il nuovo massimo vantaggio (+17) a un minuto e mezzo dalla sirena, e a quel punto è chiaro: la Coppa Italia ha una nuova regina. Gli ultimi secondi scorrono tra le urla di gioia dei tifosi trentini. Il suono della sirena è la colonna sonora di una notte storica: Trento è campione per la prima volta nella sua storia.

Final Eight Femminile: Schio vince il derby e alza la sua sedicesima Coppa Italia

La finale di Coppa Italia femminile tra Reyer Venezia e Famila Schio si chiude con il trionfo delle scledensi per 54-45, in una partita segnata da difese intense e basse percentuali al tiro. L’equilibrio regna sovrano nei primi minuti, con Kuier che sblocca il punteggio dopo quasi due giri di orologio e il tabellone che segna appena 8-8 dopo sei minuti di gioco. È la tripla di Dojkic a spezzare la parità e a lanciare Schio verso il primo break (14-8 a fine primo quarto).

 

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La Reyer prova a ricucire con l’and one di Dragana e la tripla della capitana Pan (20-19), ma è ancora una bomba di Laksa a frenare il tentativo di rimonta. Il canestro sulla sirena di Dojkic permette alle orange di andare all’intervallo sul 26-21.

Nel terzo quarto, la Famila prende il controllo della gara: Laksa è letale dall’arco, firmando il massimo vantaggio sul 38-23, mentre la difesa costringe Venezia a scelte difficili. L’ultimo quarto si apre con la Reyer che tenta un disperato riavvicinamento, arrivando fino al -6 (46-40), ma gli errori dall’arco e le giocate decisive di Dojkic e Futo Andrè (17 punti a testa) mettono al sicuro il successo. Il sigillo finale arriva con la penetrazione di Verona, che chiude i giochi sul 54-45 e consegna a Schio la sua sedicesima Coppa Italia.

Elena Cecchetto

📍Milano 👩🏼‍🎓Comunicazione, Media e Pubblicità ⚽️ Quando lavoro mi trovi allo stadio, quando non lavoro pure

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