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Il desiderio di maternità accomuna molte donne che però, spesso, a causa di fattori biologici come l’età, o patologici come le infezioni e le malattie, fanno fatica a concepire un bambino. Questo fatto contribuisce a incrementare il tasso di denatalità del nostro Paese. Il dott. Domenico Vitobello, Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia dell’Ospedale Humanitas di Rozzano, spiega nel dettaglio cosa può rendere difficile il concepimento ma anche quali sono le soluzioni adottabili in caso di difficoltà.
Età
«L’età è un fattore determinante per le donne che desiderano avere un bambino. Il periodo in cui la donna è più fertile è quello intorno ai 24 anni. Dai 30 in poi sia il numero dei follicoli, che la qualità dell’ovulo, cominciano a diminuire» – afferma – «l’età materna, a causa dei canoni di realizzazione personale e professionale stabiliti dalla società odierna, si sta alzando sempre di più e, di conseguenza, le donne ricercano una gravidanza sempre più tardi. Con l’aumentare dell’età aumenta anche il rischio di non riuscire a concepire naturalmente».
Multifattorialità
«Bisogna stare molto attenti quando si parla di patologie. Spesso la causa della fatica della donna nel concepire è multifattoriale, è causata da diversi fattori non riconducibili ad un’unica causa o patologia. È quindi necessario prestare molta attenzione nella comunicazione con la paziente e indagare i singoli fattori» afferma il dottore.
Endometriosi
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L’endometriosi è un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, causata dalla presenza anomala, in questi organi, di cellule endometriali che, normalmente, si trovano all’interno dell’utero. Nell’endometriosi, quindi, il tessuto endometriale va a posizionarsi in sedi diverse da quella fisiologica. «È sbagliato dire ad una donna che presenta endometriosi “non puoi avere figli” perché non è sempre così. Come ogni patologia, anche l’endometriosi ha vari stadi e molteplici fattori correlati che possono provocare difficoltà nel concepimento o, al contrario, non causare nessun disagio nella ricerca di prole. Ogni caso va analizzato singolarmente, generalizzare è errato» afferma il dott. Vitobello.
Malattie sessualmente trasmesse
«Le malattie sessualmente trasmesse sono le infezioni. Il rischio di contrarle si lega alla precocità dei rapporti e al numero dei partner» dice il dottore. «Tra le infezioni più facilmente riscontrabili nelle donne c’è la clamidia. Il Clamidia Trachomatis, il batterio responsabile dell’infezione, quando infetta le tube crea delle aderenze all’interno di esse e ne provoca la chiusura. Risulta quindi impossibile per l’ovulo passare per raggiungere l’utero e, di conseguenza, la donna non riesce a rimanere incinta». Il dott. Vitobello conclude: «Spesso l’infezione è asintomatica e la paziente si accorge di averla solamente dopo aver effettuato l’analisi delle tube».
Patologie benigne
I miomi uterini, o fibromi, sono un tipo di tumore benigno che colpisce l’apparato genitale femminile. «Sono noduli che si formano all’interno dell’utero, possono essere di piccole o di grandi dimensioni e sono facilmente diagnosticabili. La loro presenza può ostacolare il concepimento o, in altri casi, provocare aborti ripetuti durante il primo trimestre» dichiara Vitobello. «Allo stesso modo anche altre alterazioni uterine, come ad esempio i polipi presenti nel tratto endometriale o cervicale dell’utero possono provocare aborti spontanei».
Malattie autoimmuni
«Quella delle malattie autoimmuni è una sfera ancora abbastanza sconosciuta, ciò che è certo è che possono interferire con il concepimento. Malattie come, ad esempio, il lupus, la sclerodermia o la fibromialgia possono minare l’attecchimento dell’embrione. Quest’ultimo riesce a entrare nell’utero ma fa fatica a mettere radici e quindi si verifica, anche in questo caso, l’aborto del primo trimestre», conclude il dottore.
Stili di vita sregolati
«L’abitudine al fumo, l’obesità e il diabete, tipici dei paesi industrializzati, sono fattori che compromettono la qualità dell’ovulo, dell’ovulazione e del successivo attecchimento dell’embrione. Sono altri casi in cui è possibile assistere a episodi di aborto spontaneo durante il primo trimestre» conclude il dott. Vitobello.
Sindrome dell’ovaio policistico
«L’ovaio policistico contiene tanti follicoli che sono pronti per essere ovulati ma rimangono come congelati. Accade perché spesso, nelle pazienti che ne soffrono, l’ovaio è un po’ più spesso del normale ed è presente un’alterazione metabolica. La maggiore produzione di androgeni (ormoni maschili) inibisce gli ormoni femminili e, di conseguenza, inibisce l’ovulazione provocando, inoltre, iperinsulinemia, acne, e irsutismo, oltre che difficoltà nel concepimento».
Iperprolattinemia
L’iperprolattinemia è una condizione caratterizzata da alti livelli di prolattina nel sangue. «La prolattina è un ormone che viene prodotto dall’ipofisi, una ghiandola endocrina del cervello, quando la donna deve allattare. Quando si sviluppa un adenoma ipofisario, la ghiandola produce prolattina in eccesso. L’aumento della presenza di questo ormone nel sangue inibisce l’ovulazione e, di conseguenza, può rendere difficile il concepimento».
Sterilità
Come detto in precedenza la prima causa che rende difficile alle coppie la ricerca di prole è l’età che comporta l’invecchiamento degli ovuli e la diminuzione dei follicoli o la presenza di infezioni come la clamidia o, ancora, la formazione di patologie benigne come, ad esempio, i fibromi uterini. «È così per circa il 30% delle coppie. Per il restante 70% dei casi delle coppie che fanno fatica a concepire, noi ginecologi non riusciamo a trovare la causa della difficoltà. Probabilmente ci sono ancora molte cose, molti fattori di cui non siamo a conoscenza» dice il dottore. «È però inutile “impazzire” se la gravidanza non arriva naturalmente. Il ricorso alla fecondazione assistita, in questi casi, è una valida soluzione».
Conclusioni
«Nel caso in cui non dovesse essere possibile curare e porre rimedio ai fattori che impediscono un concepimento naturale, resta sempre accessibile il percorso della fecondazione assistita. Può essere “omologa” quando vengono utilizzati gameti (spermatozoi e ovociti) stessi della coppia, oppure “eterologa” quando i gameti vengono donati da individui esterni alla coppia. Anche nel caso del ricorso alla fecondazione assistita è importante ricordare che il primo fattore citato, l’età materna, è fondamentale. La percentuale di successo si aggira attorno a più del 50% nei casi in cui la donna abbia un’età di, all’incirca, trent’anni e si riduce con il passare del tempo» conclude il dott. Vitobello.