Mille, forse addirittura duemila, miliardi di dollari. Questi i tagli alla spesa pubblica statunitense annunciati dal Doge, il neonato Dipartimento per l’efficienza governativa, guidato da Elon Musk. A fare le spese di questa drastica riduzione di fondi c’è anche USAID, la più grande organizzazione al mondo per gli aiuti e lo sviluppo internazionale, che rischia di essere smantellata nell’ambito delle misure di contenimento della spesa dell’amministrazione Trump. Nel 2023, l’agenzia aveva erogato oltre 40 miliardi di dollari per iniziative globali (meno dell’1% del bilancio federale), contribuendo al 42% degli aiuti umanitari supervisionati dalle Nazioni Unite.
Cos’è USAID
Nel 1961, Il presidente John F. Kennedy fondò l’USAID per attuare il Foreign Assistance Act, che il Congressional Research Service (CRS) ha descritto come la «pietra miliare» dei programmi di assistenza estera degli Stati Uniti. Vennerò così unificati in un’unica agenzia i vari programmi di aiuto internazionale, alcuni dei quali legati ancora al Piano Marshall del secondo dopoguerra. L’obiettivo dell’organizzazione è pianificare e gestire l’azione del governo americano nel campo degli aiuti umanitari, della lotta contro la povertà e del sostegno alla salute globale nei 130 Paesi in cui opera. L’associazione conta attualmente oltre 10.000 dipendenti, di cui circa due terzi operano sul campo in missioni internazionali.
Secondo il CRS, il settore dell’assistenza medica è fin dagli anni ’90 quello maggiormente finanziato da USAID. Questo almeno fino al 2022, anche per via dell’emergenza pandemica da COVID24. Tuttavia, nel 2023, l’associazione ha speso la maggioranza dei fondi prima nell’assistenza umanitaria poi, a seguito del sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina, nel settore della governance.
I maggiori beneficiari e le iniziative di USAUD
Nell’anno fiscale 2023, l’Ucraina è stato infatti il Paese che più ha beneficiato dei fondi americani ricevendo oltre 16 miliardi di dollari. Israele ne ha invece ottenuti più di 2,2 miliardi, mentre Etiopia e Giordania ne hanno ricevuti ciascuna oltre 1 miliardo. Tra gli altri principali destinatari figurano anche Somalia, Afghanistan e Repubblica Democratica del Congo.
Tuttavia, l’assistenza di USAID non aiuta solo altre nazioni, ma ha anche un impatto sull’economia statunitense. Ad esempio, nel 2023, il programma Food for Peace, che fornisce assistenza alimentare d’emergenza in tutto il mondo, ha acquistato 1,1 milioni di tonnellate metriche di cibo da agricoltori e allevatori statunitensi.
Tra le più recenti iniziative gestite dall’agenzia figurano progetti per la tutela della salute femminile nelle zone di conflitto, il miglioramento dell’accesso all’acqua potabile, programmi per la sicurezza energetica, interventi contro la corruzione, nonché progetti per la cura e la prevenzione dell’HIV/AIDS. L’ultima iniziativa in merito risale al 2019 quando USAID e i suoi partner hanno fornito test per HIV e AIDS per oltre 79,6 milioni di persone nell’ambito del President’s Emergency Plan for AIDS Relief.
La linea di Trump sugli aiuti umanitari
Trump è da sempre un fermo oppositore della spesa pubblica destinata agli aiuti internazionali che ha definito un «cattivo investimento» per i contribuenti americani. Ha inoltre più volte criticato i dirigenti di USAID, descrivendoli come «lunatici radicali». Fin dal suo ritorno alla Casa Bianca, il presidente ha quindi avviato un processo di revisione del sistema degli aiuti. Nel “Day One” ha firmato un ordine esecutivo per sospendere per 90 giorni quasi tutte le spese internazionali in attesa di una loro rivalutazione.Questa decisione ha bloccato improvvisamente numerosi programmi essenziali, tra cui la fornitura di farmaci e l’installazione di sistemi di acqua potabile nei Paesi più poveri.
Due settimane dopo lo stop alle attività umanitarie, due alti funzionari di USAID sono stati licenziati per aver impedito al Doge l’accesso ai dati finanziari dell’agenzia. In risposta, Elon Musk ha definito USAID una «organizzazione criminale che è tempo di eliminare». A partire da lunedì 3 febbraio, il sito web di USAID è inaccessibile.
Nel frattempo, Trump ha posto USAID sotto l’amministrazione ad interim del Dipartimento di Stato, con il Segretario Marco Rubio che ha assunto il ruolo di presidente provvisorio. Lo stesso Rubio ha invitato i dipendenti di USAID a lavorare da casa, dichiarando che alcune funzioni dell’agenzia continueranno, ma che la spesa dovrà essere «allineata all’interesse nazionale».
Tutto ciò ha scatenato la protesta della minoranza democratica al Senato, che ha sottolineato come, senza l’approvazione del Congresso, sia illegale sciogliere l’agenzia o incorporarla nel Dipartimento di Stato. USAID è infatti un ente esecutivo indipendente, come stabilito nel 1998, quando una legge ne riconobbe l’autonomia.
USAID is a criminal organization.
Time for it to die. https://t.co/sWYy6fyt1k
— Elon Musk (@elonmusk) February 2, 2025
Quali sarebbero i Paesi più colpiti dai tagli a USAID?
La sospensione degli aiuti internazionali potrebbe avere conseguenze devastanti su molti Paesi, in particolare quelli che dipendono fortemente dai finanziamenti statunitensi per settori essenziali come sanità, istruzione e sviluppo infrastrutturale.
Secondo un’analisi di Al Jazeera, tra i Paesi più colpiti figurano quelli dell’Africa subsahariana, dove USAID è da sempre un attore chiave nella lotta contro malattie come HIV/AIDS e malaria. Il taglio dei fondi metterà a rischio migliaia di vite, interrompendo campagne di prevenzione e trattamenti salvavita. Anche l’Afghanistan e lo Yemen, già segnati da anni di conflitti, vedranno una drastica riduzione degli aiuti umanitari destinati alla ricostruzione e all’assistenza alle popolazioni più vulnerabili.
Inoltre, questa sospensione rischia di rafforzare regimi autoritari, poiché molte organizzazioni pro-democrazia e associazioni per la tutela dei diritti umani dipendono dai fondi USAID. La diminuzione dei finanziamenti potrebbe quindi indebolire la società civile in paesi già instabili. La decisione dell’amministrazione Trump di congelare gli aiuti esteri non solo avrà impatti immediati sulle popolazioni più vulnerabili, ma potrebbe destabilizzare ulteriormente intere regioni: altri attori globali come Cina e Russia potrebbero approfittare del vuoto lasciato dagli Stati Uniti per espandere la loro presenza geopolitica.