Elon Musk sbarca in Italia
Starlink, la costellazione di satelliti prodotta dalla SpaceX di Elon Musk, potrebbe presto arrivare in Italia, per giunta proprio in Lombardia. La porta d’ingresso sarebbe offerta al miliardario sudafricano da un bando di gara, pubblicato dalla Regione Lombardia lo scorso 9 gennaio, indirizzato alla sperimentazione di tecnologia satellitare per connessioni a banda ultra-larga. In altre parole, l’obiettivo è quello di dotare le aree periferiche a bassa connettività, le cosiddette “zone grigie”, dove la rete è scarsa o nulla, di una connessione internet per via satellitare, in modo complementare alla fibra.
Un sistema integrato tra cielo e terra, insomma, suddiviso in due lotti scelti su base geografica: un primo lotto comprensivo delle province di Sondrio, Como, Bergamo, Varese, Lecco, Brescia, Monza e Brianza; e un secondo per le province di Milano, Pavia, Cremona, Lodi e Mantova. Aperta alla presentazione delle offerte fino al 25 febbraio, la procedura di gara mette a disposizione dei vincitori un valore complessivo di 5 milioni di euro per le operazioni diposa degli apparati e successiva manutenzione. In questo contesto è da capire se Starlink, di cui tanto si è parlato in relazione al bando, sia davvero interessata a partecipare alla gara.
La spiegazione del professor Caputo
Anzitutto, spiega Antonio Caputo, docente di Telecomunicazioni del Politecnico di Milano, «banda ultra-larga è un termine generico che si riferisce alle reti di accesso a Internet utilizzate per connessioni fisse, sia domestiche sia aziendali, ma spesso è associata al mercato consumer». Ciò significa «un accesso a Internet ad alta velocità, la cui definizione specifica varia nel tempo in base alle regolamentazioni».
Ad oggi, secondo il documento “Digital Compass 2030” della Commissione Europea, «la banda ultra-larga deve garantire una velocità di picco di almeno 1 Gbps in download e 200 Mbps in upload, anche in condizioni di traffico elevato», spiega Caputo. In Italia si tratta di un’introduzione recente, risalente ai tempi del governo Renzi, e ai tempi molto più ridotta in termini di prestazioni richieste. In seguito, il nostro Paese ha dovuto adeguarsi agli standard richiesti da una Commissione europea, ma il territorio non permette di raggiungere gli obiettivi in modo uniforme.
La Soluzione Satellitare e la Configurazione Ibrida
Anche per questo la Lombardia ha optato per una sperimentazione di altro tipo. «In aree remote, dove la fibra non arriva o è troppo costoso installarla, si utilizzano soluzioni come il collegamento satellitare», chiarisce il professore. «Una configurazione ibrida prevede che il satellite funzioni da backhauling, ovvero connetta stazioni di aggregazione locali alla rete principale. Un esempio pratico è l’utilizzo di antenne satellitari potenti, chiamate “Community Gateway”, che raccolgono il segnale per un gruppo di abitazioni, trasmettendolo poi via cavo o tramite antenne locali agli utenti finali».
Starlink delivers high-speed internet to locations all around the world, including oceans and waterways 🛰️⛵️ https://t.co/mabCMkni5h
— Starlink (@Starlink) January 23, 2025
Antenne e satelliti, però, non bastano a risolvere per tutti il problema della connessione. «Questa soluzione è particolarmente utile per piccoli centri abitati isolati, dove la fibra sarebbe economicamente insostenibile. Tuttavia, non è adatta a case completamente isolate, poiché i costi supererebbero i benefici». È la questione delle cosiddette “case sparse”, abitazioni difficili da servire a causa della loro distanza dai centri abitati, che in Italia si contano in decine di migliaia. Per le persone che vi abitano la questione della connettività rimane un punto insoluto, da affrontare non solo a livello regionale, ma anche nazionale.
La Probabile Partecipazione di Starlink
L’urgenza in materia rende la sperimentazione in Lombardia particolarmente degna di attenzione. E, tornando a Starlink, Caputo commenta l’alta probabilità che il progetto di SpaceX vinca il bando: «Al momento – conferma – è tecnologicamente più avanti rispetto ai concorrenti nella fornitura di servizi satellitari. Altre aziende, come OneWeb, potrebbero partecipare, ma non sono ancora pronte per un’implementazione su larga scala». Qualcosa che probabilmente sanno anche gli enti promotori, tanto che, osserva il docente «alcune immagini incluse nel bando, come quelle delle antenne satellitari “Community Gateway”, sembrano identiche a quelle presenti sul sito di Starlink». Quasi una strizzata d’occhio implicita al candidato più quotato.
Il commento della Regione Lombardia
Ulteriori chiarimenti arrivano dalla stessa Regione Lombardia, attraverso Alice Costanzo, Responsabile Comunicazione istituzionale e Strategie ESG di ARIA (l’azienda deputata all’innovazione e agli acquisti della regione, responsabile del bando). Costanzo chiarisce la trasparenza del bando: «Il codice degli appalti prevede una procedura rigorosa, interamente digitale, che garantisce la segretezza fino all’apertura ufficiale delle offerte. Ogni operatore economico può partecipare, sia singolarmente che formando raggruppamenti temporanei con altre imprese. Ad esempio, un’azienda esperta in tecnologia satellitare potrebbe unirsi a una specializzata in fibra ottica, creando un consorzio capace di proporre una soluzione completa e innovativa. Questo tipo di sinergia è fondamentale per affrontare la complessità del progetto».
Entrando nel dettaglio delle tempistiche, aggiunge: «Alla scadenza del bando, si terrà una seduta pubblica in cui verranno aperte le buste amministrative. Da quel momento, la commissione di gara analizzerà le offerte, verificando la conformità della documentazione e selezionando i partecipanti che rispondono ai requisiti. Il 25 febbraio inizieranno le verifiche tecniche, un passaggio cruciale per garantire che l’assegnazione rispecchi pienamente gli obiettivi del progetto».
Obiettivi del Progetto e Innovazione Tecnologica
Per la Regione, «la sperimentazione satellitare per la banda ultra-larga in Lombardia rappresenta un passo cruciale verso la riduzione del divario digitale», afferma Alice Costanzo, entrando nel dettaglio degli obiettivi del progetto. «Questa iniziativa punta a testare la combinazione di tecnologie satellitari con infrastrutture terrestri, come la fibra ottica e il FWA (Fixed Wireless Access).
L’obiettivo finale è capire se questo modello ibrido sia scalabile a livello nazionale per portare connettività anche nelle aree più remote». Il progetto, spiega, nasce da esigenze specifiche. «In molte zone della Lombardia, la geografia complessa e la bassa densità abitativa rendono proibitivo l’uso esclusivo di reti terrestri. Il modello ibrido, invece, permette di superare questi ostacoli grazie all’utilizzo del satellite per il collegamento iniziale e della fibra o del FWA per la distribuzione locale. In questo modo, non solo si estende la copertura, ma si ottiene anche una soluzione più sostenibile ed economica rispetto alle reti esclusivamente terrestri».
La componente tecnica è un altro elemento sul quale Costanzo si sofferma. «La rete ibrida è progettata per massimizzare le prestazioni, combinando la bassa latenza del satellite con l’affidabilità della fibra ottica o del FWA. Per monitorare l’efficacia della rete, utilizzeremo parametri come velocità di download e upload, latenza, jitter e disponibilità. Ogni dato sarà raccolto e analizzato per garantire la qualità del servizio». Ma l’aspetto più innovativo del progetto riguarda i “Borghi Virtuali”. «Si tratta di laboratori che simulano un traffico dati reale, permettendo di testare le reti in condizioni operative. Questo approccio consente di identificare eventuali criticità e ottimizzare le soluzioni prima di una loro applicazione su larga scala», spiega. «Inoltre, i borghi rappresentano un modello replicabile, che potrebbe diventare la base per futuri interventi in altre regioni».
Ruolo della Regione Lombardia e visione a lungo termine
Soffermandosi sull’impatto territoriale, Costanzo evidenzia il ruolo strategico della Regione Lombardia e del Dipartimento per la Trasformazione Digitale. «La Regione Lombardia ha il compito di gestire l’intera iniziativa, mentre il Dipartimento coordina il progetto a livello strategico, garantendo un approccio integrato e il co-finanziamento delle attività. Questa collaborazione istituzionale è essenziale per il successo della sperimentazione». La Regione, poi, ha «previsto un piano di manutenzione biennale in modalità “full risk”, che assicura la qualità delle infrastrutture e ne facilita la valorizzazione futura. Questo approccio mira a garantire non solo l’efficacia tecnica, ma anche la sostenibilità finanziaria delle reti ibride nel lungo termine», spiega.
La visione a lungo termine del progetto va oltre la semplice estensione della connettività. L’obiettivo è creare un’infrastruttura che non solo garantisca accesso a Internet nelle aree più isolate, ma che diventi anche un motore di sviluppo economico e sociale. «Non si tratta solo di connettività, ma di creare un’infrastruttura resiliente, capace di adattarsi alle sfide future e di favorire lo sviluppo delle comunità locali. Questa sperimentazione potrebbe diventare un modello per tutto il Paese, dimostrando che è possibile colmare il divario digitale anche nelle aree più difficili da raggiungere» conclude Costanzo.