Inizia la seconda Era Trump. Appuntamento a Washington per la cerimonia di insediamento del presidente eletto. Tra dubbi, paure e aspettative, la seconda presidenza Trump si preannuncia forte, in grado di aggiustare o scompigliare gli equilibri internazionali attuali.
COSA PREVEDE LA CERIMONIA
Donald Trump torna per il secondo mandato non consecutivo, un caso che non capitava dal 1893 con il presidente Grover Cleveland. Ma non è l’unico aspetto a contraddistinguere il 47esimo presidente dai suoi predecessori. Si tratta del primo capo degli Stati Uniti con la fedina penale sporca per il caso Stormy Daniels, anche se il tycoon gode di immunità e non andrà in carcere.
La giornata di insediamento, come da prassi, è impegnativa: il primo appuntamento in mattinata è la messa nella chiesa di St. John, per poi incontrare il presidente uscente Joe Biden alla Casa Bianca. A mezzogiorno spaccato il giuramento che, secondo la legge, deve essere fatto prima dal vicepresidente e poi dal presidente. Quest’ultimo ha chiesto di poter giurare su due Bibbie: una copia personale regalatagli dalla madre e la storica Bibbia di Lincoln, la stessa che usò Barack Obama nel 2009. Poi l’attesissimo discorso inaugurale al paese, uno dei momenti più importanti e delicati dell’insediamento. Ma, se di solito la cerimonia avviene di fronte al Campidoglio, quest’anno le temperature rigide hanno costretto Trump a spostare tutto all’interno, nella Rotonda sotto la cupola di Capital Hill, che può ospitare al massimo 25mila persone.
Infine, è prevista la firma dei primi ordini esecutivi nella President’s Room, una delle sale più sfarzose nell’edificio del Congresso. Trump ha promesso di firmarne 100 il primo giorno, molti dei quali, secondo fonti di Reuters, riguarderebbero il problema immigrazione, punto principale della sua campagna elettorale, oltre ad un possibile ordine di ripresa dei lavori per il muro al confine con il Messico. È possibile anche che Trump decida di graziare alcune delle persone condannate per la loro partecipazione all’assalto a Capital Hill il 6 gennaio 2021.
MELONI INVITATA DA TRUMP
Si può dire che la premier Giorgia Meloni abbia vinto: è stata l’unica leader europea a ricevere l’invito per l’insediamento di Trump. Dai contatti personali con il tycoon a quelli con Elon Musk, dalla vicenda Abedini-Sala al “caso Starlink”. La leader di Fratelli d’Italia è considerata politicamente molto vicina al nuovo governo USA.
Utenti social e commentatori hanno attribuito un’importanza fuorviante al fatto che capi di Stato e di governo europei non fossero stati invitati, etichettandolo come un segnale di tensione nelle relazioni. In realtà, è dal 1874 che non risulta la partecipazione all’evento di nessun leader europeo. Infatti, di solito nel giorno dell’insediamento gli inviati diplomatici rappresentano gli Stati esteri. La Meloni fa parte di un ristretto numero di leader mondiali che rompono la tradizione. Tra questi, il cinese Xi Jinping, il salvadoregno Nayib Bukele e l’argentino Javier Milei, tutti invitati alla celebrazione.
Le affermazioni secondo cui Trump avrebbe snobbato i leader dell’Ue e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sono state alimentate dalla decisione di invitare figure radicali dell’estrema destra europea. Alcuni nomi sono Farage e Abascal; i partiti come il Rassemblement National francese e AfD per la Germania invieranno dei rappresentanti, oltre Mateusz Morawiecki, ex premier polacco recentemente eletto leader del partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr).
Questo forse rivela la decisione di Trump di trasformare la cerimonia in uno spettacolo. Il tutto servirà a mostrare chi sono i suoi “amici”, lasciando pochi dubbi sulla traiettoria che prenderà la sua seconda presidenza.