Il suo volto aveva fatto il giro del mondo ed era diventato il simbolo della lotta contro il dittatore Aleksander Lukashenko. È la storia di Maria Zaitseva, ventiquattrenne icona della rivoluzione nel suo Paese, uccisa nel Donetsk mentre combatteva a fianco dell’esercito ucraino. «Gloria agli eroi!», scrive sui social un’amica, che ha informato dell’uccisione.
La storia di Maria
L’attivismo di Maria iniziò nel 2020, quando scese in piazza insieme a centinaia di bielorussi per contestare le elezioni taroccate. Un voto che aveva dato la vittoria al dittatore Lukashenko. Le rivolte, però, furono represse velocemente grazie all’intervento dell’alleato russo, Vladimir Putin, e iniziò un periodo di terrore in Bielorussia. Si contarono 65mila arresti, 1700 Ong chiuse e la messa a bando di tutti i partiti politici, tranne quello del leader. Durante una delle proteste, Maria fu gravemente ferita da una granata e la sua vita cambiò. Innanzitutto, la foto del suo viso insanguinato venne subito pubblicata sui social, diventando una paladina per il popolo bielorusso che non accettava la frode elettorale. Successivamente, Maria venne ricoverata in ospedale a causa di gravi problemi d’udito e ricevette le cure adeguate in Repubblica Ceca. Ma le fu proibito di tornare in patria.
Accanto al popolo ucraino
Due anni dopo le manifestazioni anti-Lukashenko, la Bielorussia si mise alla dipendenza del Cremlino dando il suo aiuto nella guerra contro l’Ucraina. Il Paese offrì le proprie basi per l’attacco a Kiev, aderì alla dottrina atomica di Mosca e schierò le armi nucleari tattiche. Maria, quindi, decise di agire: non solo lavorò per l’opposizione bielorussa all’estero, ma si arruolò nella Seconda Legione internazionale dell’esercito ucraino. E proprio a fianco dei soldati, ormai suoi compagni, venerdì 17 gennaio ha perso la vita mentre combatteva a Bakhmut. Amici, conoscenti e coloro che sposavano la sua causa l’hanno subito commemorata sui social. Ma nessun organo ufficiale ne ha dato la notizia. Anzi, per il regime potrebbe essere una notizia positiva, dato che tra qualche giorno si terranno le nuove elezioni.
L’ eroina della Bielorussia
In Bielorussia continua la repressione degli oppositori. Da quando è salito al potere, nel 1994, Lukashenko ha basato la sua carriera politica sulla messa a tacere dei contestatori, rinchiudendoli e torturandoli. Ancora oggi, infatti, si contano 1300 prigionieri politici. Ma l’attivismo di Maria non verrà dimenticato. La più importante oppositrice, Svetlana Tikhanovskaya, si è già detta propensa a continuare l’azione rivoluzionario contro il regime dittatoriale, guidando un governo in esilio dalla Lituania. Grazie a lei, oltre 500mila bielorussi sono riusciti a scappare in questi cinque anni, trovando un rifugio in Germania, in Polonia, nei Paesi baltici e in Georgia. Maria verrà ricordata come un’eroina, un’icona della rivoluzione bielorussa che ha dato la vita per la libertà.
a cura di Michela De Marchi Giusto