Il labirinto di Tim Burton: un’esperienza immersiva nella vita del regista

L'ingresso della mostra Tim Burton's Labyrinth

A dicembre 2024 è approdata alla Fabbrica del Vapore la mostra Tim Burton’s Labyrinth, un percorso immersivo che accompagna i visitatori nel genio creativo e noir del noto regista. Un’occasione magica per gli amanti del cinema burtoniano. Un viaggio alla scoperta delle sue opere cinematografiche, che ha già registrato 650.000 visitatori in tutto il mondo.

Il genio burtoniano

L’esposizione è suddivisa in ventidue ambienti, che offrono oltre trecento combinazioni, ma l’itinerario standard permette di visitarne quindici. Quarant’anni di carriera e molteplici i personaggi che hanno rivoluzionato l’immaginario collettivo. Da Beetlejuice a Edward mani di forbice, fino a The Nightmare Before Christmas, La Sposa Cadavere e La Fabbrica di cioccolato. Le riproduzioni di alcuni dei protagonisti di questi film sono esposte a grandezza naturale e curate nei minimi dettagli nei costumi, così come nel make-up. L’esperienza è amplificata da effetti sonori e luci colorate e soffuse che creano un’atmosfera cupa e seducente, tipica dell’universo burtoniano.

La statua a grandezza naturale di Edward mani di forbice
La statua a grandezza naturale di Edward mani di forbice

Ogni stanza è un tuffo nel cuore dell’opera del regista, capace di farci sentire allo stesso tempo affascinati e inquietati. A rendere il tutto più introspettivo sono le stampe originali incorniciate di disegni e dipinti realizzati da Burton stesso con tecnica ad acquarello, tempera e penna. Su queste stampe compaiono schizzi che hanno poi ispirato la sua fantasia per dar vita ad alcuni dei suoi personaggi più noti. È il caso di Edward mani di forbice, nato da un disegno che Burton aveva abbozzato in età adolescenziale.

I personaggi più amati

Edward stesso ha uno spazio dedicato nella mostra e appare come una delle trasposizioni più fedeli. Da qui traspare perfettamente una delle caratteristiche ricorrenti nei film del regista: l’emarginato, l’incompreso allontanato per il suo aspetto estetico.

Statua a grandezza naturale di Emily, protagonista del film La sposa cadavere
Statua a grandezza naturale di Emily, protagonista del film La sposa cadavere

Non mancano anche rappresentazioni dei morti, tra le quali primeggia lo stravagante Beetlejuice, la cui statua lo ritrae nel suo completo a strisce bianche e nere in tutto il suo carisma magnetico. La stanza in cui è collocato richiama fortemente l’estetica del film, con le pareti ad alternarsi tra il verde e il viola.

Un’altra attrazione interessante, forse la preferita di molti, è quella dedicata a La Sposa Cadavere. La rappresentazione dell’amore nel mondo di Burton è possibile anche tra mostri. Ed è qui che entra in gioco la componente anticonformista tipica delle sue pellicole. La mostra, anche se prevalentemente frequentata da un pubblico adulto, parla a tutti, esplorando temi come la vita, l’amore, la morte, l’affermazione di sé.

Un viaggio introspettivo

Burton tramite i suoi personaggi fantasiosi dà voce a chi non ne ha. Agli eccentrici, ai dimenticati, a chi non si conforma agli stereotipi e a chi da essi non si sente rappresentato. Al contempo, il regista esprime se stesso, le sue fragilità e stravaganze, i suoi desideri. Racconta la propria solitudine e le proprie zone d’ombra.

Il bambino ostrica, uno dei protagonisti della raccolta di poesie scritte da Burton
Il bambino ostrica, uno dei protagonisti della raccolta di poesie scritte da Burton

Ian Mackinnon, fondatore della , azienda di fama mondiale nello sviluppo dei personaggi nell’ambito dell’animazione digitale e della stop motion dice di Burton: «Tim è in grado di dipingere scene sanguinolente e corpi smembrati con un umorismo macabro e una vista unica che non solo li rende accettabili ma stranamente belli». Nella distorsione delle sue figure, con la sua estetica cupa, tratteggia la vita reale, descrivendo, spesso dolcemente e con grande empatia, la complessità dell’essere umano.

I suoi personaggi sono allora metafore visive cariche di significato, come le piccole statue della sala dedicata a La morte malinconica del bambino Ostrica, una raccolta di poesie scritte da Burton che racconta le storie grottesche di personaggi ancora più grotteschi. Infatti, secondo il registra «la più spaventosa forma di libertà è la follia, poiché è la completa libertà dalle regole della società». Questo quanto si legge su uno dei pannelli informativi della mostra in una sala vuota con una testa di clown al centro e le pareti tappezzate da risate fluorescenti.

La stanza dedicata ai clown, figure trovate terrificanti da Burton
La stanza dedicata ai clown, figure trovate terrificanti da Burton

E pensare che Burton da adolescente era terrorizzato da queste figure, in quegli anni, al centro dell’immaginario comune per la serie televisiva di Bowo il Clown e per John Wayne Junior, il serial killer che intratteneva i bambini vestendosi da pagliaccio. La mostra ci invita però ad accettare la paura, anche quella della morte, per esorcizzarla e non trasformarla in tabù.

Il percorso

Per iniziare il percorso si è costretti a passare tra le fauci di un mostro, per poi essere catapultati in una stanza buia con quattro porte luminose e un pulsante rosso al centro, da premere perché sia la sorte a determinare da quale punto partire. La mostra è un labirinto di stanze. Ognuna di queste ha più porte, ma se ne può scegliere soltanto una e non si può mai tornare indietro.

La Regina Rossa, reinterpretazione burtoniana della Regina di Cuori de Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie
La Regina Rossa, reinterpretazione burtoniana della Regina di Cuori

Aprendo le porte, di volta in volta, si ha la sensazione di passare da un mondo all’altro. Le sale non sono più semplici stanze, contenitori di opere, ma sono esse stesse opere d’arte fatte e finite. Vere e proprie scenografie, curate da Burton nei minimi dettagli. Dalle pareti imbottite della ‘cella’ che rinchiude la statua della Regina Rossa, di Alice in Wonderland, agli insetti che si rincorrono sotto ai piedi dei visitatori, proiettati sul pavimento della stanza dedicata a Beetlejuice, passando per i giganteschi alberi ‘di caramelle’ della sala de La Fabbrica di cioccolato.

Un’esperienza senza dubbio immersiva, tuttavia incompleta. Durante il percorso è necessario fare delle scelte e, se molte sale sono comuni a tutti i percorsi, altre non lo sono. Ma niente paura, se non volete perdervi neanche un frammento dell’immaginario burtoniano è possibile acquistare un biglietto “gold” (alla ‘modica’ cifra di 35 euro, il biglietto standard ne costa 18) e, una volta giunti alla fine, riattraversare le fauci e ripartire per ben tre volte, ogni volta scegliendo un’altra porta, visitando un altro mondo e scoprendo un po’ di più se stessi. 

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