Taharrush gamea, origini dell’espressione che indica le violenze sessuali di massa

Il termine arabo Taharrush gamea, traducibile letteralmente come “molestia collettiva”, si riferisce a un’aggressione sessuale di massa contro una donna. La pratica è stata documentata per la prima volta in Egitto nel 2005, quando le forze dell’ordine usarono questo metodo per reprimere le proteste delle donne in piazza Tahrir, al Cairo. Dal 2012, episodi di aggressioni sessuali di gruppo, compresi stupri, sono diventati sempre più frequenti. Ciononostante non è un problema di cultura o religione, poiché anche per l’Islam le violenze di gruppo sono un crimine gravissimo.

Origini dell’espressione

Prima del 2006, il termine al-taḥarrush in Egitto indicava prevalentemente molestie e stupri di minori. L’espressione ha iniziato a essere usata per descrivere le molestie sessuali di donne negli spazi pubblici nel 2006, dopo che i social media egiziani divulgarono episodi avvenuti durante la festività di Id al-fitr al Cairo. In quell’occasione, donne e ragazze furono molestate da gruppi di uomini. Secondo il politologo libanese-americano As’ad Abukhalil, tuttavia, il termine al-taḥarrush al-jinsī (molestia sessuale) sarebbe stato già utilizzato nella lingua araba dagli anni ’50.

Nel 2005, l’ONG egiziana Egyptian Center for Women’s Rights (ECWR) lanciò una campagna contro le molestie sessuali negli spazi pubblici. Tra gli episodi citati, nel 2006, blogger e testimoni oculari riportarono un’aggressione di massa contro donne, sia velate che non, avvenuta al Cairo durante Id al-fitr. La TV pubblica egiziana ignorò l’incidente, mentre l’emittente satellitare Dream TV ne parlò. Da quel momento, le aggressioni pubbliche, sia fisiche che verbali, aumentarono.

Fotogramma del video postato su Youtube per documentare l’episodio The blue bra girl

In particolare durante la rivoluzione egiziana del 2011, le molestie sessuali furono uno  strumento per ostacolare la partecipazione delle donne agli spazi pubblici. Un caso emblematico avvenne il 17 dicembre 2011, quando una ragazza, picchiata e spogliata dalla polizia militare, fu trascinata per strada. L’episodio divenne noto come “The blue bra girl” e suscitò indignazione internazionale.

Il fenomeno attirò l’attenzione dei media occidentali quando la giornalista sudafricana della CBS, Lara Logan, fu aggredita da centinaia di uomini in piazza Tahrir durante un reportage sulla rivoluzione del 2011. Salvata da un gruppo di donne e soldati, Logan raccontò l’accaduto alcuni mesi dopo nel programma televisivo 60 Minutes.

Uso del termine da parte delle autorità tedesche

Il 10 gennaio 2016, il quotidiano tedesco Die Welt riferì che la polizia federale tedesca utilizzò l’espressione taharrush gamea per descrivere le aggressioni avvenute alla stazione di Colonia tra il 31 dicembre 2015 e il 1º gennaio 2016. In quelle circostanze, numerose donne denunciarono molestie sessuali e rapine ad opera di gruppi di uomini di origine nordafricana o araba.

Episodi simili sono avvenuti anche ad Amburgo, Zurigo, Salisburgo ed Helsinki. In seguito, un rapporto del Ministero dell’Interno della Renania Settentrionale-Vestfalia utilizzò il termine per paragonare i fatti di Colonia a quelli di piazza Tahrir del 2011. Dopo questi eventi, i media occidentali adottarono il termine per descrivere casi analoghi, tra cui episodi di violenza di massa a Stoccolma nel 2014 e 2015, resi pubblici solo nel 2016.

Il fenomeno in Italia

In Italia, un evento riconducibile al taharrush gamea si verificò nella notte di Capodanno 2022. A Milano, in piazza Duomo, almeno cinque ragazze subirono molestie da un gruppo di uomini che parlavano arabo. Un episodio simile si è ripetuto nella stessa piazza la notte di Capodanno 2025, coinvolgendo almeno otto donne molestate e palpeggiate.

Cosimo Mazzotta

LAUREATO IN GIURISPRUDENZA ALL'UNIVERSITA' DEL SALENTO CON UN ANNO DI STUDI IN SPAGNA PER APPROFONDIRE LE TEMATICHE DI DIRITTO INTERNAZIONALE. MI INTERESSO DI CRONACA, POLITICA INTERNA E SPETTACOLO. MI PIACE IL DIALOGO IN OGNI SUA FORMA. SFOGO IL MIO SPIRITO CRITICO ATTRAVERSO LA PAROLA E IL DISEGNO.

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