Furio Colombo è morto. Il politico e l’intellettuale si è spento il 14 gennaio all’età di 94 anni. Oggi, 15 gennaio, i funerali al Cimitero Acattolico di Roma. Si conclude un pezzo di storia per il giornalismo e la politica italiana. Lo sguardo intenso e la voce pacata, segni distintivi di Colombo, che hanno accompagnato la sua attività civile. Una passione per il mondo quella di Colombo. Colui che ci ha permesso di conoscere l’America e si è scagliato come promotore della legge per l’istituzione del giorno della memoria, il 27 gennaio. Si stringono la moglie Alice e la figlia Daria che lo hanno sostenuto fino all’ultimo giorno.
La vita
Colombo nasce il primo gennaio del 1931 in Valle d’Aosta. Laurea in giurisprudenza a Torino e poi, negli anni 50’, inizia a lavorare per la Rai. Nel 1963 è tra i fondatori di un gruppo di neoavanguardia, Gruppo 63’ a Palermo. Dal 1967 giornalista professionista e tra i professori del Dams di Bologna. Fino al 1972 responsabile dei programmi culturali nel sistema radiotelevisivo pubblico. Nel 1975 realizza l’ultima intervista a Pier Paolo Pasoli per il quotidiano La Stampa, poco prima dell’assassinio dell’intellettuale.
Ma Furio Colombo è stato anche un manager e un politico. Dagli anni 80’ diventa presidente di Fiat USA e della Olivetti, coltivando la sua passione per gli Stati Uniti dove era corrispondente per Repubblica. Nello stesso periodo si avvicina alla politica. Come docente alla Columbia University a New York diventa promotore di un liberalismo progressista.
Il ritorno in Italia
Nel 1994 Colombo rientra. Il panorama politico è confuso con l’entrata in scena di Silvio Berlusconi, uomo su cui Colombo è sempre stato molto critico per la commistione tra politica e mezzi di comunicazione. Nel 1996 viene eletto deputato dell’Ulivo. Fino al 2001 quando viene scelto come direttore de l’Unità, che guida fino al 2005 quando passa il testimone ad Antonio Padellaro.
Poi torna in Parlamento, al Senato e alla Camera, riscuotendo un gran numero di consensi con il PD. Nel 2009 è tra i fondatori del nuovo giornale Il Fatto Quotidiano, con Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e Marco Lillo. Rimane editorialista fino al 2022, per 13 anni, fino a quando con lo scoppio della guerra in Ucraina non si trova in linea con le scelte del quotidiano.
Il ricordo dei colleghi
Furio Colombo è stato un perno della scena intellettuale italiana, attività giornalistica, scrittura di romanzi, capacità manageriali e di impresa. E sono i suoi stessi colleghi a rendergli omaggio. Padellaro dice al Fatto Quotidiano: «Furio era un grande… con lui ho vissuto un’esperienza straordinaria, professionale e umana. Veramente mi mancano le parole per ricordare la grandezza dell’uomo e l’affetto che avevo per lui».