I 100 ORDINI ESECUTIVI DI TRUMP CHE SCUOTERANNO GLI STATI UNITI

Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump non ha ancora iniziato il suo secondo mandato, ma si preannuncia già una partenza aggressiva. Secondo fonti dell’Associated Press, Trump starebbe preparando 100 ordini esecutivi da adottare a partire dal suo primo giorno alla Casa Bianca, previsto il 20 gennaio.

Blitz legislativo

È consuetudine presentare in anticipo rispetto al proprio insediamento le priorità del nuovo governo, ma è raro imbattersi in una procedura di questa portata. Basti confrontare i 100 ordini esecutivi di Trump da emanare il primo giorno con i 42 firmati dal presidente uscente Joe Biden nei suoi primi 100 giorni in carica (21 dei quali erano revoche delle azioni politiche di Trump).

L’8 gennaio il tycoon ha discusso dei suoi ambiziosi piani con i senatori repubblicani insieme a Stephen Miller, il suo più stretto consigliere che si occupa di sicurezza interna. Il secondo mandato inizierà con un vero e proprio blitz legislativo, con ordini che mirano soprattutto a cancellare alcuni provvedimenti dell’amministrazione democratica firmata Biden, o a ripristinarne altri del suo primo mandato. Tra questi, spicca ancora l’ambizione preoccupante del presidente eletto di completare il muro al confine con il Messico, un progetto iniziato nel 2016 (erano stati realizzati circa 730 km) e poi archiviato da Biden.

Il muro di confine tra Stati Uniti e Messico
Immigrazione e sanità: cosa cambia

Trump dà priorità assoluta ai temi che ha sostenuto in campagna elettorale quali immigrazione, sicurezza dei confini, sanità, vaccini ed energia pulita.  Rispetto al primo punto, il tycoon vorrebbe stanziare un pacchetto da 100 miliardi di dollari che però, oltre a dover essere ancora approvato dal Congresso, non comprende le altre dispendiose promesse del repubblicano circa le spese per la difesa dei confini. A tal proposito, il New York Times ha riportato che il presidente uscente Joe Biden ha esteso le protezioni contro l’espulsione a migliaia di persone provenienti da paesi in crisi quali Sudan, Venezuela, Haiti e Ucraina, inclusa nella lista dopo l’invasione della Russia nel 2022.

Questa mossa bloccherebbe il presidente eletto nel tentativo di rimpatriarle, almeno per altri 18 mesi dalla scadenza della loro attuale tutela. Va ricordato che Trump durante il suo primo mandato aveva tentato di revocare lo status a circa 400 mila persone provenienti da El Salvador e da altri paesi, sostenendo che le condizioni erano cambiate e che la protezione non era più necessaria. È probabile che il tycoon ripercorrerà questa strada nel suo secondo mandato. Intanto, Trump ha nominato Tom Homan capo della U.S. Immigration and customs enforcement (Ice), l’agenzia responsabile dell’immigrazione e del controllo delle frontiere.

Per quanto riguarda il capitolo sanità, il futuro presidente degli Stati Uniti Trump potrebbe ridurre significatamene i programmi di assistenza sociale e sanitaria in modo che sempre più persone vengano escluse dalla copertura dell’Affordable Care Act, che invece la candidata democratica Kamala Harris voleva ampliare. Questo destabilizzerebbe ancora di più un apparato sanitario che già vacilla; basti pensare all’omicidio del 4 dicembre di Brian Thompson, Ceo dell’azienda di assicurazioni mediche UnitedHealthcare, che ha riaperto la discussione attorno alle assicurazioni private troppo costose e poco efficaci.

 

A cura di Manuela Perrone

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