BLAKE LIVELY V.S. JUSTIN BALDONI: IL NYT SI SCHIERA CON L’ATTRICE

Blake Lively e Justin Baldoni

Continua a colpi di accuse e querele la vicenda che vede coinvolti l’attrice Blake Lively e il regista e attore Justin Baldoni. Dopo aver condiviso l’esperienza sul set di It Ends With Us (Baldoni ne è anche il regista), i due protagonisti hanno promosso separatamente il film, facendo intuire che nel backstage qualcosa era successo. Semplici ipotesi dei fan si sono concretizzate lo scorso dicembre quando con un documento legale Lively ha denunciato Baldoni per molestie sessuali e diffamazione.

La tensione sul set

Il film It Ends With Us, uscito nelle sale lo scorso agosto, è tratto dall’omonimo romanzo di Colleen Hoover che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Il libro del 2016 racconta la storia d’amore tra Lily e Ryle, rapporto che prende una piega drammatica quando emerge il tema della violenza domestica.

Il film è stato un successo al botteghino, con 350mln di dollari di incassi, nonostante i molteplici dubbi scaturiti da una promozione del film tutt’altro che convenzionale: i co-protagonisti non hanno mai tenuto interviste insieme, o scattato foto l’una vicino all’altro. Però, quello che sembrava un semplice gossip di Hollywood si è trasformato lo scorso dicembre in una vera e propria vicenda giudiziaria. È stato un articolo del New York Times a parlare per la prima volta della decisione dell’attrice di presentare un reclamo formale nei confronti di Baldoni per molestie sessuali e non solo, diventata poi una denuncia depositata in tribunale a fine 2024. 

Blake Lively e Justin Baldoni in una scena del film It ends with us
Blake Lively e Justin Baldoni in una scena del film It Ends With Es
Le accuse di Blake Lively 

La denuncia è composta da 80 pagine di screenshot e prove a sostegno delle accuse, da cui emerge un quadro preoccupante dell’esperienza di Lively sul set. La tensione sarebbe stata tale da portare l’attrice a richieder un meeting il 4 gennaio 2024 per chiedere ufficialmente a Baldoni di porre fine a comportamenti inappropriati, a battute sessiste, al body shaming nei suoi confronti, ai discorsi circa i suoi gusti sessuali e pornografici, oltre a mettere un freno alle scene intime nel film aggiunte a posteriori da Baldoni. 

L’accusa non si limita a questo. Il New York Times ha riportato anche prove e scambi di email secondo cui Baldoni avrebbe assoldato un’agenzia di crisis management, The Agency Group, per minare la reputazione di Blake Lively stessa durante la promozione del film, dipingendola come una donna frivola, incapace di parlare del film se non in termini leggeri e superficiali, lasciando il delicato tema della violenza domestica sullo sfondo. La campagna costruita ad hoc ha funzionato: l’immagine di Blake Lively ne è uscita fortemente danneggiata, con un forte impatto negativo anche sulle vendite dei suoi brand. 

La dichiarazione rilasciata al New York Times da Bryan Freedman, avvocato di Justin Baldoni, in merito alla scelta di affidarsi a un'agenzia di crisis management
La dichiarazione rilasciata al NYT dall’ avvocato di Baldoni sulla scelta di affidarsi a un’agenzia di crisis management | Fonte: New York Times
Baldoni querela il New York Times

Gli avvocati di Justin Baldoni hanno subito smentito qualsiasi accusa, decidendo di querelare il New York Times per aver pubblicato l’articolo sulle molestie sessuali e sulla possibile campagna diffamatoria. Il 1° gennaio 2025 Baldoni e altri nove querelanti hanno citato in giudizio il giornale per diffamazione e violazione della privacy, chiedendo 250 milioni di dollari di danni. «L’articolo porta avanti la sua falsa narrativa selezionando comunicazioni private fuori, mai destinate alla divulgazione o alla visione pubblica, per promuovere una narrazione unilaterale (…) chiaramente progettata per rappresentare in modo negativo i querelanti», si legge nella causa presentata da Baldoni, pubblicata per la prima volta da Variety.

Il drama in pieno stile americano nasconde, in realtà, un preoccupate caso di manipolazione dell’opinione pubblica in cui sottili meccanismi comunicativi veicolano le opinioni degli utenti, a discapito di quella che è la vera realtà dei fatti.

A cura di Manuela Perrone

No Comments Yet

Leave a Reply