«Ci avviciniamo al giorno in cui l’inflazione sarà solo un ricordo». Così afferma Javier Milei, presidente argentino ultraliberista, a Reti Unificate dopo un anno dall’inizio del suo mandato. Con un programma di riforme radicali e tagli alla spesa pubblica, Milei ha portato risultati economici positivi in un Paese lacerato dall’inflazione e crolli monetari. Nonostante alcuni spiragli di luce, però, molti cittadini hanno pagato a caro prezzo le misure introdotte.
Il bilancio del primo anno
Quando è diventato presidente, Milei aveva obiettivi precisi: sanare l’economia, ridurre la criminalità dilagante e introdurre proposte radicali come la dollarizzazione del Paese. Nel primo semestre di insediamento, il governo ha tagliato la spesa pubblica e reso la moneta argentina, il peso, più stabile nei confronti del dollaro. Inoltre, con un maxi pacchetto di riforme, ha privatizzato alcune imprese statali, dato poteri legislativi al presidente e introdotto benefici alle imprese straniere per invogliarle a investire nel Paese. Grazie a queste misure, l’inflazione è scesa al 126%, percentuale più bassa registrata in Argentina da diversi anni. Di conseguenza, si è creata anche una stabilità a livello di prezzo. Le misure di Milei, però, hanno colpito anche gli stipendi pubblici, con il licenziamento di 35mila dipendenti statali. La povertà ha raggiunto la soglia allarmante del 53% e sono stati tagliati gli aiuti governativi alle Ong dedicate alle donne vittime di violenze di genere e di tratta.
Il governo tra supporti e tensioni
Nonostante ciò, la popolarità del presidente non cala e gli indici di gradimento mostrano un trend stabile. Alle elezioni, Milei aveva ottenuto il 56% dei voti e ad oggi l’approvazione oscillerebbe tra il 50 e il 55%. Funziona, quindi, la retorica aggressiva e senza scrupoli. Per quanto riguarda i rapporti con gli altri leader mondiali, Milei si trova isolato in Sud America: l’Argentina è circondata da governi di sinistra che stanno portando avanti programmi progressisti. Il contesto cambia, invece, a livello internazionale. Il leader riconferma il forte legame con il presidente eletto Donald Trump e strizza l’occhio a governi di destra come quello italiano guidato da Giorgia Meloni. E per il 2025 ci saranno solo riconferme per l’Argentina: Milei, infatti, è intenzionato a proseguire le riforme fiscali per la ripresa economica e la politica ultra-liberista
A cura di Michela De Marchi Giusto