Non più solo ad Hollywood: il movimento #MeToo fa sentire la sua voce per le strade parigine, prendendo le parti dell’attrice Adèle Haenel, l’ennesima vittima di abusi sessuali nel mondo dell’intrattenimento.
È iniziato il 9 dicembre il processo contro il regista francese Christophe Ruggia, imputato per aggressione sessuale su minore. L’accusa arriva dall’attrice Adèle Haenel che ha denunciato Ruggia per averla molestata ripetutamente per circa tre anni: dall’inizio delle riprese di Les Diables nel 2001, quando lei aveva 12 anni e lui 36, proseguendo poi durante tutto il tour promozionale in giro per il mondo.
IL MOVIMENTO #METOO
Le sue accuse, raccontate per la prima volta al sito Mediapart nel 2019, avevano scatenato l’indignazione in Francia, accendendo per la prima volta nel paese il movimento #MeToo. Infatti, dopo le dichiarazioni di Adèle, a cascata diverse donne hanno iniziato a raccontare gli abusi subiti nel mondo del cinema, dello sport o sul posto di lavoro. Parigi è nuova al movimento, forte invece in America dove è nato nel 2017.
In realtà, la prima ad usare le parole “Me Too” è stata l’attivista Tarana Burke che ha fondato nel 2006 un’associazione finalizzata ad aumentare la consapevolezza sul fenomeno degli abusi sessuali. Solo nel 2017 è diventato un simbolo internazionale. La scintilla era stata un’inchiesta del New York Times che aveva reso pubbliche le denunce di numerose attrici di Hollywood nei confronti del produttore cinematografico Harvey Weinstein; sui social ha iniziato a diffondersi l’hashtag #MeToo, ricondiviso 200.000 volte solo nella prima giornata.
IL PROCESSO
In concomitanza con l’inizio del processo, decine di persone si sono ritrovate davanti al tribunale di Parigi per supportare Haenel. Sui numerosi cartelli si legge «Adèle, noi ti crediamo!» o «La vergogna deve cambiare lato», citando la frase pronunciata da Gisèle Pelicot, la donna violentata per 10 anni dall’attuale ex marito e da decine di sconosciuti mentre era incosciente.
Haenel, oggi 35enne e vincitrice di due César (i così detti “premi Oscar francesi”), in tribunale ha raccontato le molestie subite in modo molto dettagliato, mentre Ruggia è rimasto impassibile, con lo sguardo basso. In diverse dichiarazioni passate, il regista si è sempre detto innocente, accusando Haenel di «vendetta» dopo che lui aveva rifiutato di fare un altro film con lei. O ancora, dando la colpa all’attrice per comportamenti “erotici” che avrebbero «disturbato» Ruggia, portandolo ad abusare di lei.
Nonostante sia solo l’inizio del processo, il fatto che il movimento #MeToo continui non solo a portare il tema degli abusi sessuali nel dibattito pubblico, ma anche ad attraversare le barriere degli stati, è un segnale positivo di rappresentanza globale del problema.
A cura di Manuela Perrone