Anche il governo australiano vuole tassare le piattaforme online e i motori di ricerca che condividono notizie giornalistiche. Si tratta dell’ultimo sviluppo della legge, già approvata nel 2021, che obbliga Meta e Google a pagare gli editori per la pubblicazione dei loro contenuti.
La proposta di Legge
La proposta è stata presentata dalla ministra delle Comunicazioni Michelle Rowland e dal ministro dei Servizi finanziari Stephen Jones. L’obiettivo è di renderla attiva nel 2025. Nel mirino le compagnie che in Australia fatturano più di 250 milioni di dollori australiani (circa 150 milioni di euro) e dunque Meta, Google e la società cinese proprietaria di TikTok, ByteDance. Non è ancora stato chiarito l’ammontare della tassazione, ma Jones ha affermato che si parla <<di milioni e non di miliardi>>. <<Il motivo che si cela dietro a questo provvedimento non è aumentare le entrate del governo», ha spiegato lo stesso, «bensì incentivare gli accordi tra le piattaforme e gli editori.
La Francia guida l’Europa in questa battaglia
Quello australiano non è né l’unico né l’ultimo caso di tassazioni sulle notizie online. In Europa, dal 2019 è infatti in vigore la Direttiva sul Copyright (2019/790), che mira a tutelare i diritti d’autore e quelli connessi. Questo obbliga le piattaforme online a pagare i media per l’utilizzo dei loro contenuti. La normativa è però in atto solo in alcuni Paesi e con diverse difficoltà, eccezion fatta per la Francia. I transalpini hanno raggiunto un accordo milionario con Google, per la diffusione di notizie prodotte sul territorio nazionale. Germania e Spagna hanno tentato di seguire la stessa strada, ma con risultati diversi. Nel primo caso è ancora in corso la trattiva fra mezzi di comunicazione e piattaforme; nel secondo, invece, si è arrivati recentemente a un’intesa che però non soddisfa pienamente gli editori iberici. L’Italia valuta dei provvedimenti da diversi anni ma non ha mai, almeno per ora, imposto alcun pagamento obbligatorio.
La situazione canadese
La realtà vissuta dal Canada sul tema frena i primi entusiasmi degli editori australiani. La Digital News act, disegno di legge proposto nel 2023, non è infatti tutt’ora in vigore. E non sembra nemmeno in procinto di esserlo. L’idea è quella di intervenire per tutelare i produttori di notizie a discapito dei motori di ricerca che le diffondono, proprio come in Australia. Ma, come si usa dire, fra la teoria e la pratica c’è di mezzo il mare.
A cura di Pietro Santini