Massacro ad Haiti: la vendetta del leader della gang locale

La violenza è ormai la caratteristica dominante di Haiti. A confermarlo il massacro avvenuto tra sabato 7 e domenica 8 dicembre a Port-au-Prince, nel quartiere di Citè Soleil. La strage si è verificata a causa di scontri tra le bande armate e ha portato la morte di 184 persone, come rende noto Volker Turk, commissario dell’Onu per i diritti umani.

Lo scontro con i praticanti vudù

Il Comitato per la Pace e lo Sviluppo (Cpd) ha tentato di ricostruire il caso e, stando alle prime ipotesi, a provocare gli omicidi sarebbe stata la sete di vendetta di Monel Felix, leader della gang locale Viv Ansanm. Secondo il capo, i praticanti vudù avrebbero causato la morte del figlio di 7 anni lanciando un incantesimo sul bambino. Inoltre, Felix avrebbe attribuito la malattia del ragazzo proprio ad apprendisti stregoni. Avrebbe quindi agito in nome del figlio, colpendo in primis i praticanti vudù con armi da fuoco, coltelli e machete, poi sfogando la propria rabbia anche su altri haitiani.

Tra le vittime figurano soprattutto uomini e donne sopra i 60 anni, mutilati e poi bruciati per strada. Durante un incontro con i giornalisti a Ginevra, Turk si è mostrato preoccupato: «Questi ultimi omicidi portano il bilancio delle vittime solo quest’anno ad Haiti a un numero sbalorditivo di 5.000 persone».

Un uomo cammina in mezzo alle macerie e agli scheletri delle auto per le strade di Haiti
Un Paese al collasso

Con il passare degli anni, Haiti è stata protagonista di una violenza dilagante e sono quasi quotidiani gli scontri tra le gang criminali. Quest’ultime hanno nelle loro mani un’enorme potenza, infatti controllano oltre l’85% della capitale e la maggior parte del Paese. Di fronte ai continui massacri e alle morti dei cittadini, l’insicurezza tra la popolazione è aumentata. Oltre ai numerosi decessi, l’Onu ripota anche 700.000 sfollati nel 2023 a causa delle stragi e una forma di terrorismo psicologico attuato dalle gang. Con stupri di gruppo e abusi sessuali, rendono la vita quotidiana dell’intero Paese insostenibile. E le bande arrivano anche a colpire i piani alti.

Nel 2021, infatti, il presidente Jovenel Moïse è stato assassinato durante l’attacco di un commando armato alla residenza presidenziale. Sia le autorità haitiane sia l’intervento internazionale si rivelano impotenti, soprattutto dopo il fallimento della missione affidata agli agenti di polizia keniani. Haiti è quindi un Paese frammentato e al collasso.

A cura di Michela De Marchi Giusto

 

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