Stava per imbarcarsi per un volo diretto in Turchia, con la volontà di combattere a fianco dell’Isis nella jihad in Medioriente. Il suo viaggio è terminato ancora prima di cominciare. Hafsa M. è stata fermata dalla Digos all’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo), sabato scorso, con l’accusa di arruolamento con finalità di terrorismo.
Le indagini
La 19enne, kenyota, residente a Carugate (Milano), è ospite di una comunità di accoglienza. Dalle ricerche è emerso che la giovane condivideva video online di propaganda dal contenuto radicale, mentre indossava il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi.
Le investigazioni fanno parte di una ampia indagine, avviata lo scorso ottobre, nata per monitorare gli ambienti jihadisti radicati online. La ragazza era in contatto con esponenti dell’Isis e con altri esponenti di organizzazioni terroristiche.
I video sui social
Hafsa aveva cercato le rappresentanze turche in Italia, e aveva consultato ripetutamente, online, voli per la Turchia. Successivamente, era andata più volte all’aeroporto di Malpensa per ottenere un biglietto di sola andata per Istanbul. Venerdì 29 era riuscita a prenotare un volo in partenza da Orio al Serio per il giorno dopo.
Al momento del fermo, la 19enne, stava imbarcando i bagagli e analizzando il suo cellulare la polizia ha scoperto che c’era un uomo ad aspettarla in Turchia. Inoltre, è risultato che la ragazza ha una passione per le armi da fuoco: nei video che postava su TikTok e Instagram mostrava una pistola giocattolo e in un’altra diretta social si era fatta riprendere mentre sparava con un fucile ad aria compressa.
L’interrogatorio
Durante l’interrogatorio, la ragazza ha dichiarato di voler andare in Turchia per sposare un 23enne che ha conosciuto virtualmente. Ha detto di avere idee religiose conservatrici con il desiderio di partire per l’estero perché in Italia non riesce a trovare lavoro indossando il niqab. La giovane ha ammesso di condividere le idee dell’Isis su una reazione armata, ma di non volere andare in Siria per combattere.
A cura di Maria Sara Pagano