Iran, l’attivista Narges Mohammadi è stata liberata per 21 giorni

Mercoledì 4 dicembre le autorità della Repubblica Islamica dell’Iran hanno rilasciato dal carcere di Evin l’attivista Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace nel 2023. Alla donna, cinquantasei anni, sono stati concessi ventuno giorni di libertà per curarsi un sospetto tumore. Per la famiglia, però, è «troppo poco e troppo tardi».

Il lungo calvario

A novembre Mohammadi è stata sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere da una gamba una lesione probabilmente cancerosa. Dalle informazioni che sono trapelate emerge che le è stato rimosso parte di un osso. Secondo i medici che l’hanno operata, sarebbero stati necessari almeno tre mesi di cure. Ma le autorità iraniane le hanno negato il permesso per questo periodo di tempo.

In seguito a diverse pressioni dalla comunità internazionale da diverse ong, alla fine la procura di Teheran ha sospeso per tre settimane l’esecuzione della condanna della donna, in carcere per avere difeso i diritti delle donne nel suo Paese.

Le condizioni di Mohammadi sono da tempo precarie. Nel corso degli anni di detenzione, ha sofferto di crisi epilettiche e di una grave polmonite. Una recente risonanza magnetica, inoltre, ha accertato una progressione dell’artrite e dell’ernia del disco.

Il carcere

Negli ultimi vent’anni Mohammadi è stata arrestata più volte in quanto dissidente della Repubblica Islamica. La prima volta risale al 1998, quando era stata mandata a Evin per aver criticato il governo. Nel 2011 la prima lunga condanna, undici anni (poi ridotti a sei). Nel 2016 è arrivata una condanna a sedici anni di carcere per aver fondato un movimento per i diritti umani che si batte per l’abolizione della pena di morte.

Quattro anni più tardi è stata rilasciata dal carcere, ma nel 2021 è stata arrestata nuovamente mentre partecipava a una cerimonia commemorativa di una vittima delle forze dell’ordine. A gennaio le è stata inflitta una condanna a otto anni e due mesi, due anni di esilio e settantaquattro frustate. Al momento la sua condanna è fissata a trentasei anni e nove mesi di carcere.

 

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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