Nella mattinata di mercoledì 27 novembre sono stati consegnati nella sede della procura federale di via Campani a Roma gli atti riguardanti l’indagine “Doppia Curva”. Il pool formato dal procuratore federale Giuseppe Chiné dovrà stabilire le eventuali responsabilità dei club e dei suoi tesserati. Nel mirino le connessioni di Inter e Milan con le rispettive tifoserie organizzate. Quest’ultime finite sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti per legami con la ‘ndrangheta.
L’inchiesta
Anche la giustizia sportiva si muove ufficialmente sul caso “Doppia Curva”. L’1° ottobre, il Gip Domenico Santoro ha firmato le 19 misure cautelari che hanno portato alla decapitazione delle due curve delle squadre meneghine. Successivamente, le 12 mila pagine dell’indagine sono state consegnate alla procura federale della FIGC. La maxi-operazione aveva messo in luce un racket illecito che andava dalla gestione dei parcheggi di San Siro, fino alla vendita dei biglietti e di gadget.
Per gli inquirenti il “patto di non belligeranza” tra le due tifoserie, in apparenza stipulato per gestire il tifo in modo pacifico, altro non era che un pretesto. Le figure di vertice dei gruppi ultras lo avrebbero utilizzato per gestire gli introiti generati dalle manifestazioni sportive.
Tra gli indagati non c’è alcun dirigente dei club: secondo il procuratore di Milano Marcello Viola i due club sono «soggetti danneggiati», mentre per il procuratore antimafia Giovanni Melillo vede in questo quadro una «deriva criminale degli stadi italiani, con tentativi di condizionamento mafioso della vita delle società calcistiche». Il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi si è espresso così all’evento ‘Sport Industry Talk’ sulle indagini in corso: «Questo non è un fenomeno passeggero e non riguarda solo Milano». Un tema, secondo il ministro, da non sottovalutare: «Mi aspetto un segnale dalle istituzioni sportive e che la federazione prenda una posizione».
Le tempistiche
Sulla base del materiale fornito alla procura federale, Chiné avrà ora a disposizione un totale di 120 giorni (60 più altri 60 di eventuale proroga). L’obiettivo è accertare che nessuno abbia violato il Codice di Giustizia Sportiva. A Milano i Pm avevano ascoltato per l’Inter il vicepresidente Javier Zanetti, il tecnico Simone Inzaghi e Hakan Çalhanoğlu, mentre per il Milan sono stati interrogati l’a.d. Giorgio Furlani e il capitano Davide Calabria. Bisognerà quindi capire se i club hanno utilizzato tutte le misure previste. Insomma, se erano al corrente della situazione, e, se lo erano, perché non lo hanno comunicato alle autorità.
A Çalhanoğlu è contestato il fatto di aver avuto dei contatti con gli ultrà Marco Ferdico e Antonio Bellocco, nonostante la società gli avesse sconsigliato di farlo. Per questo ora rischia la squalifica per una o più giornate, e l’eventuale pagamento di un’ammenda irrisoria di 20 mila euro. Le violazioni del centrocampista turco rientrano nell’articolo 25 – comma 10 del Codice di Giustizia Sportiva, il quale proibisce di avere rapporti «con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società».
Le sanzioni e i precedenti
Sempre l’articolo 25 proibisce alle società di contribuire, attraverso aiuti economici e di altra natura, alla creazione e al sostentamento di gruppi di propri tifosi. L’articolo 27 approfondisce invece la “cessione dei titoli di accesso alla manifestazione”: per le violazioni di questo articolo sono previste multe e squalifiche per responsabilità oggettiva. Nel 2017, per i suoi rapporti con la Curva Sud della Juventus, Gianni Agnelli venne multato per 100mila euro. Il club venne invece sanzionato per 600mila euro più la chiusura della curva per un turno di campionato. Il Codice di Giustizia non prevede poi un’ulteriore penalizzazione in classifica. Nel caso della Juventus, nella stagione 2022/2023, la penalità di 10 punti era arrivata per via del caso plusvalenze.
A cura di Roberto Manella