Unicredit mette alla prova il governo, Giorgetti minaccia il “golden power”

Il governo italiano non vede di buon occhio l’operazione tra Unicredit e Banco Bpm. In risposta alle trattative in corso tra gli istituti di credito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già evocato il golden power, una misura che potrebbe rinegoziare le condizioni dell’accordo. Nel frattempo, il caso crea tensioni nella maggioranza. Salvini, in particolare, ha richiamato la necessità di progettare un “terzo polo bancario”.

La risposta del governo: il golden power

L’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Unicredit su Banco Bpm sta agitando il sistema del credito italiano e il governo non vuole stare a guardare. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che approfondirà «con la procedura del golden power». Il golden power è uno strumento normativo che consente allo Stato di intervenire in operazioni che coinvolgono aziende ritenute fondamentali per gli interessi strategici del Paese. La stabilità economica – a cui gli istituti di credito sul territorio partecipano – è ovviamente fra questi interessi.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ricordato la possibilità di esercitare il golden power.

Il ministro si è dunque riservato di valutare l’impatto dell’operazione, ma anche volendo non potrebbe fermarla in toto. Il potere che il governo è in grado di esercitare – sancito dal decreto legge 21 del 2012 – è piuttosto quello di inserire alcune condizioni, per esempio ponendo un veto a parti dell’accordo.

La maggioranza divisa e il naufragio del “terzo polo” bancario

Sul tema non si è espresso solo Palazzo Chigi. Il caso, così come una possibile azione del governo, ha creato una frizione all’interno della maggioranza. Forza Italia non è d’accordo sul fatto che il governo intervenga. Parola di Antonio Tajani, che tuona: «Non è assolutamente la nostra linea». Di tutt’altro avviso è la Lega. Matteo Salvini alza la voce: «L’interrogativo mio e di tanti risparmiatori è: Banca d’Italia c’è? Che fa? Vigila?».

Secondo il vicepremier, la riorganizzazione del sistema creditizio italiano dovrebbe passare per la creazione di un “terzo polo” tutto italiano, unendo sotto lo stesso ombrello Banco Bpm, Monte dei Paschi di Siena e Anima. Questo terzo attore nel panorama bancario bilancerebbe, non solo secondo Salvini, il duopolio dei due principali gruppi, Intesa Sanpaolo e Unicredit.

I dettagli dell’operazione

Dopo aver sondato il terreno con Commerzbank, Unicredit ha avanzato un’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni Banco Bpm. L’operazione, valutata circa 10,10 miliardi di euro, prevede uno scambio azionario nel rapporto di 0,175 nuove azioni Unicredit per ogni azione Banco BPM, con un’eventuale chiusura attesa entro maggio 2025.

Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit

Tuttavia, l’offerta ha sollevato dubbi e preoccupazioni. Il cda di Banco Bpm, dopo un’attenta analisi, ha sottolineato nella giornata di martedì 26 novembre 2024 che le sinergie di costo lorde stimate da Unicredit, pari a 900 milioni di euro, rappresentano «più di un terzo della base costi di Banco Bpm» e per questo «destano forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale». Inoltre, secondo la nota dell’istituto, «tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’offerta».

Banco Bpm ha inoltre ribadito che l’offerta non è stata sollecitata e non riflette adeguatamente la redditività e il potenziale di creazione di valore per i suoi azionisti. Il consiglio ha ricordato che il valore di Piazza Meda è stato ulteriormente rafforzato da operazioni straordinarie recentemente annunciate, che si sommano alle azioni già previste nel piano industriale 2023-2026, il quale sarà presto aggiornato con nuovi obiettivi «già in parte anticipati al mercato».

Un accordo in divenire

Intanto, l’agenzia di rating S&P non esclude sviluppi o controfferte. «Il tasso di cambio proposto implica un prezzo dell’azione solo marginalmente superiore al prezzo di chiusura alla fine della scorsa settimana. Non possiamo escludere una modifica dei termini dell’operazione per renderla più attraente o che altre parti mostrino interesse per Bpm», hanno dichiarato gli analisti, promettendo di monitorare l’evolversi della vicenda.

Se approvata, l’operazione porterebbe alla creazione di uno dei più grandi colossi bancari europei, ma non senza sacrifici. Da un lato, si promettono risparmi significativi; dall’altro, si temono forti ripercussioni occupazionali e una drastica riduzione delle filiali, penalizzando lavoratori e clienti. Inoltre, la fusione segna l’abbandono, almeno per ora, dell’idea di un terzo polo bancario italiano tra Monte dei Paschi e Banco Bpm. Un progetto che, come fatto trapelare, era sostenuto dal governo.

E mentre alcuni ipotizzano che la mossa di Unicredit miri a distogliere l’attenzione dalle operazioni in Germania, l’amministratore delegato Andrea Orcel sembra determinato a consolidare il ruolo da protagonista del gruppo nello scenario bancario italiano ed europeo.