La studentessa iraniana che si spogliò è stata «riconsegnata alla sua famiglia»

Martedì 19 novembre Ahoo Daryaei è stata liberata dall’ospedale psichiatrico in cui si trovava da due settimane. La studentessa iraniana di Letteratura francese che il 2 novembre si era spogliata davanti all’Università Azar di Teheran è stata «riconsegnata alla sua famiglia», come comunicato da un portavoce della magistratura della Repubblica Islamica.

«Pazza» quindi «graziata»

Il portavoce ha riferito che per la ragazza non ci sarà alcun processo per essersi tolta i vestiti in pubblico. «Considerando che è stata portata in ospedale e che è stato scoperto che era malata, è stata affidata alla sua famiglia e non è stato avviato alcun procedimento giudiziario contro di lei», ha affermato, per poi aggiungere che la famiglia si sta «prendendo cura di lei». Quindi, «graziata» in quanto malata, cioè «pazza».

Nei giorni scorsi, la sua detenzione ha scatenato forti reazioni in tutto il mondo. In particolare, Amnesty International ha espresso preoccupazione in un post su X in merito al suo trasferimento in un «ospedale psichiatrico non specificato». Mentre aumentava la preoccupazione pubblica per il suo arresto, i funzionari dell’università hanno dichiarato che soffriva di «problemi mentali».

La vicenda

Su quanto accaduto il 2 novembre rimangono ancora dei dubbi. Video che sono circolati in rete hanno mostra la ragazza, Ahoo Daryaei, camminare in mutande e reggiseno sul piazzale del campus, attorniata da donne velate fino ai piedi, e poi venire caricata di forza su una macchina bianca. Sulle ragioni del gesto della studentessa ci sono due versioni.

La prima versione è quella di attivisti e gruppi studenteschi. Secondo loro, Daryaei era stata maltrattata da agenti di sicurezza dell’università in quanto non opportunamente vestita (in quel momento sul capo non indossava l’hijab, obbligatorio per le donne in Iran, ma solo il cappuccio della felpa) e per questo avrebbe reagito alle violenze degli agenti togliendosi i vestiti e rimanendo in biancheria intima.

La seconda versione è quella del regime, i cui esponenti hanno commentato il fatto dichiarando «pazza» la studentessa. Questa versione è stata ripresa dalla Bbc farsi, basata sulle testimonianze di due studenti, secondo i quali Daryaei ha problemi psichici. Hanno dichiarato che la ragazza era entrata in alcune classi riprendendo con il cellulare altri compagni e interrompendo la lezione. Negano che prima di spogliarsi abbia avuto incidenti con la sicurezza.

Simbolo della rivoluzione

Non è facile confermare quale sia la versione corretta di questa storia. Di fatto, non sappiamo se la giovane abbia scelto di togliersi i vestiti per protestare contro la repressione della Repubblica islamica, oppure se il suo sia l’atto irrazionale di una persona che soffre. Quel che è certo, però, è che in varie occasioni il regime ha tacciato di pazzia persone che hanno manifestato dissenso, in modo da minimizzare il gesto.

A poche ore dall’accaduto, l’attivista iraniana Narges Mohammadi ha commentato che «la ragazza che ha protestato all’università ha trasformato il corpo femminile di cui il regime cerca di fare uno strumento di vergogna, repressione e sessualizzazione, in un potente simbolo di protesta». In breve, su diversi account social di iraniani e non solo sono comparse immagini di Daryaei corredate da frasi che interpretavano il suo gesto come un affronto diretto nei confronti del regime, a supporto della rivoluzione del movimento Donna, Vita, Libertà.

 

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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