Tyson perde, è una sconfitta anche per Netflix?

L’incontro dei record tra Mike Tyson e lo youtuber Jake Paul si è concluso con la sconfitta ai punti dell’ex campione. Ma a fronte di questo esito, forse pronosticabile, a far notizia oggi è il disservizio di Netflix. Il colosso dello streaming, che aveva l’esclusiva per l’evento, ha faticato a gestire la mole di accessi alla piattaforma.

Netflix guadagna, ma non “incassa”

In un incontro di boxe dove la boxe è stata poca, la cornice diventa più interessante del contenuto. La cornice è quella di Netflix, che per la prima volta si è trovata a trasmettere in diretta un evento mediatico di questa portata. Stando ai dati diffusi da Netflix, l’incontro avrebbe attirato 60 milioni di spettatori, con un picco di 65. Cifre che hanno giovato anche al match immediatamente precedente, Taylor-Serrano, che con quasi 50 milioni di accessi ha probabilmente battuto ogni record per un incontro di boxe femminile.

Una mole smisurata per una piattaforma come Netflix, che ha avuto problemi a gestire tutti questi accessi. Nel corso della serata sono state decine di migliaia le segnalazioni di disservizio. Tra difficoltà di caricamento, buffering, perdita di audio e definizione dell’immagine, è apparso evidente che i server di Netflix non fossero in grado di erogare il servizio al massimo delle loro possibilità. Un insuccesso che ha avuto un’eco social: tra i molti hashtag della serata anche #NetflixDown è diventato virale.

Festa a metà dunque, ma la piattaforma non alza bandiera bianca. Elizabeth Stone, CTO di Netflix, ha ammesso i problemi tecnici, spiegando che l’azienda ha dato priorità alla stabilità dello streaming per la maggior parte degli spettatori, a scapito della qualità per una parte degli utenti. «Non vogliamo sminuire la brutta esperienza di alcuni membri e sappiamo che abbiamo margini di miglioramento, ma consideriamo comunque questo evento un enorme successo», ha dichiarato la manager.

Tanto spettacolo, poco sport

Quanto al match, c’è davvero poco da dire. L’abbinamento tra un giovane youtuber e un ex campione prossimo alla sessantina era così insolito che nessuno sapeva davvero cosa aspettarsi e molti si erano preparati a una farsa. A conti fatti, però, l’esito è stato il più scontato. Il vivace Jake Paul ha tenuto a bada senza difficoltà un Tyson lento, statico, mai davvero pericoloso. Anzi, più volte nel corso dell’incontro, il ventisettenne è sembrato quasi trattenersi dall’infierire sul vecchio campione.

Valore tecnico bassissimo, dunque, per un incontro che – in effetti – non prometteva granché sotto questo punto di vista. In otto round Tyson riesce ad andare a segno appena 18 volte, contro le 78 di Paul, e nessuno dei due riesce veramente a fare male all’altro. Il verdetto finale è una facile presa d’atto: 80-72, 79-73, 79-73. Tradotto: Jake Paul ha vinto almeno sette round su otto per tutti e tre i giudici. Difficile avere una decisione più unanime.

Una formula per il futuro?

Dopo la triste figura di venerdì è improbabile che Tyson tornerà presto sul ring, anche per eventi di questo tipo. Adesso che si è visto cosa (non) è in grado di offrire, il suo appeal è discretamente calato. Lo stesso non si può dire di Jake Paul. Forse non farà mai breccia nel cuore degli appassionati di boxe, ma il guadagno economico e d’immagine generato dall’evento (da lui organizzato) potrebbe spronarlo a riprovarci. Per un prossimo incontro ha già fatto il nome di Canelo, ma da qui al ring la strada è molto lunga e ad oggi è improbabile che lo youtuber riesca a convincere il campionissimo messicano.

Al di là dei singoli protagonisti, la domanda è se si vedranno di nuovo eventi di questo genere. Dal punto di vista dello spettacolo è stato un successo indiscutibile. Del match si è parlato ovunque, su internet, sui giornali, in televisione. I cinque sponsor hanno tappezzato il ring. Inoltre, la mediaticità dell’evento ne ha fatto passare in secondo piano il valore sportivo. Questo lo rende potenzialmente più facile da replicare: basterà scegliere personaggi di richiamo e costruire una narrazione pubblicitaria adeguata. In alcuni casi questo non sarà nemmeno necessario: Netflix ha già in programma di ospitare i match della NFL a Natale.

 

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