Innovazione: sì nella tecnologia, ma anche nel mondo del lavoro. L’intelligenza artificiale affonda sempre di più le sue radici nella nostra quotidianità. Lo strumento tecnologico più utilizzato, discusso e controverso del momento potrà dare vita a nuove figure professionali, secondo il rapporto dell’AIRI (Associazione Italiana per la Ricerca Industriale). Uno scenario che, tuttavia, in Italia appare ancora lontano.
Privacy engineer, legal tech: i volti delle nuove professioni
Tra i settori più coinvolti nell’introduzione dei nuovi ruoli professionali, c’è quello della ricerca e dell’innovazione. Si parla di figure come l’IA ethicist, che valuta e garantisce l’etica, la legalità e la responsabilità dei contenuti generati o dei processi gestiti con l’IA. Oppure il Privacy engineer, responsabile dell’implementazione di soluzioni tecnologiche rispettose delle norme sulla privacy. Diverso il compito del consulente legal tech, avvocato specializzato nel diritto delle nuove tecnologie, che assiste le aziende nell’applicare la normativa in materia di protezione dei dati personali. L’AI manager, infine, pianifica, sviluppa e controlla l’implementazione di sistemi IA tenendo conto dei requisiti di qualità.
Il piano italiano per l’IA
Tutte queste professioni, però, in Italia faticano a concretizzarsi. Il fattore di preoccupazione è la mancanza di competenze digitali. Come evidenzia il rapporto Airi, l’Italia è l’ultima in Europa per numero di laureati in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (1,5%) e ha meno del 25% delle lauree in discipline tecnico-scientifiche. Più della metà degli italiani, perciò, non risulta essere pronta ad affrontare questo cambiamento, che il governo intende agevolare tramite la Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-26. Tra investimenti pubblici e privati, il piano prevede la mobilitazione di 4 miliardi di euro per promuovere sviluppi e applicazioni innovative.
«Servono agevolazioni e un rafforzamento delle competenze per creare una nuova forza lavoro capace di trainare la trasformazione digitale», ha dichiarato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Tra gli obiettivi della Strategia, agire sull’offerta formativa delle università, consolidando una formazione specialistica sull’IA nei percorsi di ricerca, come il Dottorato Nazionale sull’Intelligenza Artificiale. Il focus è anche sulle scuole, con l’introduzione di percorsi educativi sull’IA, per garantire un uso consapevole e corretto delle nuove tecnologie da parte dei giovani.
Startup e mondo imprenditoriale: i dati
Per quanto riguarda le imprese, l’Airi segnala come sia l’Europa che l’Italia siano in una posizione di grande svantaggio. Nel caso delle startup attive nel campo dell’IA, il nostro Paese ne conta appena 0,68 per milione di abitanti, rispetto all’1,99 della Germania e il 2,05 della Francia. Nel complesso si parla di poco più di 350 startup fondate dal 2017. Per risolvere questo divario, sarà necessario intercettare i bisogni di innovazione delle imprese italiane, finanziando e supportando un ecosistema centrato sull’IA.