Al via la 13esima edizione del Festival Glocal: il racconto della prima giornata

Si è aperta a Varese la 13esima edizione di Glocal 2024, ifestival del giornalismo digitale che guarda il mondo da una prospettiva locale. MasterX racconta i punti salienti della prima giornata della rassegna. 

Uffici Stampa e Giornalismo

Al Salone Estense,  ad aprire il pomeriggio della prima giornata di Festival Glocal 2024 è il panel “Le domande degli uffici stampa”. Al tavolo dei relatori: Nicoletta Angioni, Corporate and Business Communication Manager di Sea Milan Airports, Davide Cionfrini, direttore di Varesefocus e responsabile ufficio stampa di Confindustria Varese, il giornalista Gianfranco Fabi, ex vicedirettore de “Il  Sole 24 ORE”, Piero Orlando, Senior Media Relations & PR Consultant d’I Comunicazione, Andrea Camurani, giornalista di VareseNews e Silvia Giovannini, giornalista e social media manager di Confindustria Varese.

“In venti anni il mestiere dell’ufficio stampa è cambiato. Sono cambiati gli strumenti, i canali e il modo di comunicare. Oggi si parla di video, podcast, social media. Ciò che è certo, però, è che non sono cambiati i valori di fondo di questo lavoro: correttezza e trasparenza.” Così Nicoletta Angioni apre la discussione sul ruolo degli uffici stampa nel mondo della comunicazione attuale.

Un ruolo che, come ribadito da Gianfranco Fabi, è oggi più che mai fondamentale. Secondo l’ex vicedirettore de “Il Sole 24 ORE”, “gli uffici stampa sono alleati preziosissimi per la verifica delle fonti. In un mondo in cui le informazioni viaggiano rapide e in maniera simultanea sul web e sui social, il loro lavoro permette al giornalista di mantenere la qualità”. Concetto sottolineato anche da Andrea Camuriani, che ha descritto gli uffici stampa come “strumenti preziosissimi nella cassetta degli attrezzi di un giornalista”.

Importanza ribadita anche da Piero Orlando e Luca Cionfrini , che hanno parlato di un ruolo insostituibile in grado sia di dare un punto di vista tecnico e preciso che di contestualizzare le notizie e creare una relazione di fiducia con i giornalisti.

Una delle sale del festival Glocal di Varese.
Intelligenza Artificiale e testate locali

Al Salone Estense, la giornata si conclude con il panel “L’Intelligenza Artificiale nelle testate locali” insieme ad Armando Stella, vicedirettore de “Il Giorno”, Paolo Cagnan, Head of digital and multimedia di Nord Est Multimedia, Tomaso Bassani e Tommaso Guidotti, rispettivamente vicedirettore e giornalista di VareseNews.

La discussione si apre con una considerazione di Armando Stella su cosa significhi fare il giornalista ai tempi dell’intelligenza artificiale. Il vicedirettore de “Il Giorno” sostiene che “L’IA può sostituire solo una parte del lavoro giornalistico. Ma non il fulcro del mestiere. Ovvero, incontrare le persone, vedere con i propri occhi, cercare dati che non esistono per inchieste. Un giornalismo che si accontenta di rielaborare ciò che c’è in giro è destinato a fallire. La figura del giornalista si salverà se ritroverà l’essenza della sua funzione”.

L’Intelligenza Artificiale, però, può senza dubbio essere uno strumento estremamente utile per i giornalisti. Come sottolineato da Paolo Cagnan: “Può snellire i lavori ripetitivi come le pubblicazioni sui social, le newsletter, il data mining, alcune forme di visual storytelling. La suddivisione in paragrafi, l’assemblaggio di fonti diverse. Il tutto nell’ottica Human in the loop. Ovvero, con la presenza costante e vigile di un’intelligenza umana”.

Intelligenza Artificiale e giornalismo del futuro

Nella sala Varese Vive, invece, il pomeriggio si è aperto con  il panel dal titolo “Una generatività trasparente e inclusiva: l’intelligenza artificiale del manifesto e il giornalismo del prossimo futuro”. Luca De Biase, editor di innovazione per Il Sole 24 Ore, ha mediato l’incontro, a cui hanno preso parte Matteo Bartocci, direttore web del Manifesto, Robert Alexander, responsabile progetto MeMa per il Manifesto, Josephine Condemi, giornalista freelance e dottoranda in “Scienze umanistiche” e Ruggero Marino Lazzaroni, data journalist. Nel panel è stato esposto il MeMa (Memoria Manifesta), un progetto finalizzato alla creazione di un archivio digitale basato sull’intelligenza artificiale, messo a disposizione della redazione e dei lettori.

“Il sistema ha l’obiettivo di allargare e approfondire le conoscenze della nostra comunità”, dice Bartocci. Mema è un progetto portato avanti dalla redazione del Manifesto, che ha scelto di non ricorrere a Chatgpt o ad altri sistemi. “La scelta di non delegare a terzi la gestione del progetto presenta come vantaggio l’interiorizzazione di saperi: ci permette di ragionare su dispositivi sociotecnici che producono cultura e sviluppare competenze in ottica futura. In più, questo servizio può essere una fonte di ricavo per la cooperativa, se sfruttato adeguatamente”. Il sistema sviluppato dal giornale permetterà di fare ricerche d’archivio anche per area semantica. “Sarà possibile raggiungere articoli vecchi del giornale digitando una parola, oppure formulando una domanda. Il sistema proporrà contenuti correlati sulla base di un’informazione temporale, spaziale o legata a soggetti o gruppi di persone”, spiega Alexander.

 

La fotografia nel giornalismo sportivo

Alle 16.30 la sala Varese Vive ha ospitato l’incontro “La fotografia nel giornalismo sportivo”. Damiano Franzetti, giornalista sportivo per VareseNews, ha intervistato i fotografi Simone Raso e Mattia Ozbot. “La missione del fotografo sportivo consiste nell’essere nel posto giusto al momento giusto e anticipare quello che sta per succedere”, dice Raso, che nel suo rullino vanta fotografie di partite di basket, di gare di vela e di momenti di sport e non solo. E aggiunge: “Il trucco per fare un buon lavoro inizia in fase di preparazione. Da un lato, è importantissimo scegliere bene l’attrezzatura da prendere e immaginare in che modo si andrà a svolgere il lavoro. Dall’altro, occorre documentarsi a fondo sullo sport che si intende seguire”. Specie per quelli meno noti. “Conoscere una disciplina a fondo serve per fare bene questo mestiere. Capisci dove conviene posizionarsi per cogliere un certo tipo di movimento e dare l’effetto che desideri all’immagine”, spiega Ozbot, dieci anni di carriera e svariati palcoscenici italiani e internazionali. Alla buona riuscita concorre anche il rapporto con i colleghi. “Capita che tra fotografi valga il “mors tua vita mea”. Tutto sta nella cooperazione che riesci a instaurare con i colleghi e nella tua disponibilità a dare una mano in caso di bisogno”.

 

 

 

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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