Il Consiglio dei Ministri ha varato ieri, 29 maggio, il disegno di legge per la riforma dell’ordinamento giudiziario. Si tratta del Ddl più discusso degli ultimi tempi. Tra separazione delle carriere, l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare e il criterio del sorteggio, il decreto è passato tra applausi e fischi. Felicissima la maggioranza di governo, che vede nella proposta una “Svolta epocale”, come affermato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Meno contenti sono i magistrati, che hanno indetto uno sciopero per i prossimi giorni sostenendo che il decreto abbia l’obiettivo di controllare la magistratura.
Cosa è stato approvato
Nel disegno è stata approvata l’Istituzione di un’Alta Corte disciplinare. Significa che i magistrati non saranno giudicati dallo Stato, ma da questo nuovo organo che è svincolato sia dal Capo dello Stato sia dall’Organo di Autogoverno della Magistratura. L’Alta corte si costituisce di 15 giudici. Tre nominati dal Presidente della Repubblica, tre estratti a sorte dal Parlamento, sei giudici estratti a sorte tra coloro che hanno almeno 20 anni di esercizio e tre Pm estratti secondo le stesse modalità.
È passata anche la proposta di separazione delle carriere. Vuole dire che verranno creati anche due Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) – organi di autogoverno della magistratura. Due percorsi separati quindi, per i magistrati inquirenti e per i magistrati giudicanti, bisognerà decidere immediatamente che strada percorrere. E questo è l’aspetto che forse ha creato più attrito tra i magistrati e la classe politica.
Ma dal decreto proposto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio tanti aspetti sono stati esclusi. Primo fra tutti l’intervento per eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale da parte dei Pm. In ogni caso, non c’è ancora niente di certo.
Cosa succede adesso
Il fatto che il decreto legge sia passato in Consiglio dei Ministri non significa che sia stato approvato definitivamente. Infatti, ora la decisione spetta al Parlamento che per rendere effettivo il decreto deve approvarlo entro e non oltre 60 giorni. Quindi quando diventerà legge? Se il Parlamento dovesse dare consenso al decreto questo diventerebbe automaticamente legge. Ma per avere valore effettivo bisognerà attendere che sia esposto sul sito del Parlamento italiano.
Il decreto per la riforma della giustizia è, quindi, un decreto ministeriale che per diventare legge ha bisogno dell’approvazione parlamentare. Non ci sono sicurezze, anche se si suppone che la proposta passerà anche in questa sede e diverrà legge.