Nella serata di lunedì 20 maggio ha iniziato a circolare il primo video di fuochi d’artificio in Iran. Non si tratta di segnali di fumo, neanche di richieste d’aiuto. Sono i festeggiamenti per la morte del presidente Ebrahim Raisi. Mentre l’ayatollah Khamenei invia messaggi commossi per l’inaspettata morte del suo falco, la popolazione iraniana scende nelle piazze. Le luci delle case sono accese e il paese è in fermento appena prima dei funerali di stato che si terranno il 23 maggio a Mashhad, la città natale dell’ex presidente.
I video
È partito tutto da X, ex piattaforma Twitter. Le immagini sono chiare. Esplosioni colorate nel cielo con sfumature gialle e rosa. È notte ma sembra un giorno qualunque di festa nazionale in alcune regioni iraniane. Prevalentemente ci si concentra nel sud e nel nord del paese, nella capitale Teheran tutto tace. Il video è diventato immediatamente virale e ha fatto il giro del mondo, in sottofondo una risata di donna. Da X le immagini si sono diffuse anche su altri social network come Facebook e Instagram. Ciò che importa è che a quel primo video ne sono seguiti altri, come se fosse una dimostrazione taciuta di solidarietà tra i cittadini.
I video non bastavano, non erano sufficienti a descrivere la gioia per il decesso del presidente. Milioni di foto hanno iniziato a circolare su internet. Ritraggono donne senza velo, hijab svolazzanti tra le mani che ricordano le manifestazioni per la morte di Mahsa Amini a settembre del 2022. Quelle stesse manifestazioni che il presidente Raisi aveva represso con tanta forza e ferocia, aiutato dalla polizia morale iraniana.
Le donne e i giovani
La gioia sembra esplodere in Iran. Chi era riuscito a racimolare delle bottiglie di contrabbando le ha stappate in segreto. Chi batte le mani dai balconi e chi accende i fuochi d’artificio e poi scappa. Chi sono queste persone? Si tratta prevalentemente di donne e giovani. In sostanza, la parte della popolazione a cui sono stati negati i maggiori diritti negli ultimi due anni. Ma è anche quella fascia più interessata ai social network che, si sa, possono essere pericolosi. Sono state le primavere arabe del 2010-2013 a dimostrarne la potenza, quando le manifestazioni da Tunisi si sono sparse a macchia d’olio per molti paesi arabi. Anche se la Repubblica Islamica di Iran non era stata interessata.
Emerge con forza la posizione della popolazione nei confronti di Raisi. L’ex presidente è visto come una delle principali cause della repressione nel paese. Molti puntano il dito contro al boia che ha giustiziato moltissimi dissidenti dal 1988 a oggi. Nessuna lacrima di cordoglio per la morte del presidente del governo iraniano. Piuttosto, pianti commossi di speranza per il futuro.
Il complotto
Oltre a chi festeggia c’è anche chi pensa che l’incidente aereo, che ha portato al decesso di Raisi, non sia stato casuale. Ebrahim Raisi era uno dei papabili successori a Khamenei. L’ayatollah è la carica più alta dello stato in Iran, la guida suprema. Peccato che Raisi se la giocasse con il figlio dell’ayatollah, Mojtaba Khamenei. Questo aspetto sviluppa le teorie complottiste di chi sostiene che l’ayatollah Khamenei abbia voluto favorire suo figlio alla successione senza troppi intoppi.
Si tratta di supposizioni che trovano poca attendibilità se si considera che l’elicottero sul quale viaggiava Raisi aveva una visibilità pessima, a causa della fitta nebbia. Ma era anche un velivolo datato, molti pensano sia strano che il presidente iraniano, con altri funzionari, non avesse a disposizione un elicottero più prestante. Ma le teorie complottiste rimangono attualmente infondate.