La Nuova Caledonia è in subbuglio. La popolazione indigena, i Kanak, protesta da giorni contro una riforma costituzionale che potrebbe diminuirne il peso politico. La crisi in corso ha spinto il Presidente francese, Emmanuel Macron, a dichiarare lo stato di emergenza nell’isola.
Caos in Nuova Caledonia
Quattro morti, duecento arresti e centinaia di feriti. È il bilancio delle violenze scoppiate lunedì e non ancora sedate. A provocare il caos l’approvazione, nelle due camere del parlamento francese, di una proposta di riforma costituzionale per la Nuova Caledonia. Il passaggio più critico della proposta di legge è l’estensione del diritto di voto, attraverso la revisione nelle liste elettorali.
La Nuova Caledonia appartiene ai Territori francesi d’Oltremare, ciò significa che è sottoposta alla giurisdizione della Francia. Le liste elettorali sono bloccate dal 2007, quando l’allora presidente Chirac escluse chiunque non risiedesse nell’isola da almeno dieci anni prima del 1998, anno dell’ultimo accordo fra il governo francese e l’ex-colonia.
Democrazia più ampia o sostegno al governo?
Oggi, però, la Francia stima che un quinto dei residenti sia privo del diritto di voto. Una percentuale troppo elevata, in larga parte composta da giovani francesi emigrati sull’isola. Questo provvedimento, agli occhi degli indipendentisti, non appare come un allargamento della democrazia. Piuttosto, è percepito come un tentativo del governo di Parigi di estendere il diritto di voto a una fascia di popolazione favorevole agli ex coloni.
È così scattata la protesta, condotta per lo più da giovani mascherati o incappucciati. I manifestanti hanno preso d’assalto numerosi negozi e provocato incendi, soprattutto di auto. I violenti disordini e gli scontri con la polizia hanno indotto il presidente Macron a proclamare lo stato di emergenza nell’arcipelago.
Le misure del governo
Lo stato di emergenza è una misura straordinaria che permette alle autorità civili di restringere le libertà pubbliche senza l’intervento della magistratura. Il ministro dell’Interno può dunque vietare le manifestazioni e i raduni in spazi pubblici, disporre perquisizioni amministrative e creare perimetri di sicurezza attorno a determinati luoghi. Il provvedimento, annunciato ieri, rimarrà in vigore per massimo 12 giorni. Dopodiché, per essere prolungato, richiederà l’approvazione di una legge in Parlamento.
Lo stato di emergenza non è l’unica misura adottata per placare la crisi. Ieri sera il premier Gabriel Attal ha annunciato il dispiegamento dei militari a difesa di porti e aeroporti. Un’ulteriore misura, che dimostra il ruolo anche politico dei social nelle crisi contemporanee, è il blocco di TikTok. Il social network cinese è infatti uno dei mezzi di comunicazione preferiti tra i gruppi che commettono atti violenti in Nuova Caledonia.
EN DIRECT | Suivez ma déclaration à l’issue du Conseil de défense et de sécurité nationale sur la situation en Nouvelle-Calédonie.
https://t.co/I4Dsr3gALe— Gabriel Attal (@GabrielAttal) May 16, 2024