Quello di quest’anno sarà un 25 aprile diverso dagli altri. Specialmente a Milano, dove l’organizzazione delle manifestazioni della festa della Liberazione è stata investita dalle polemiche. Sotto accusa c’è la scritta “Cessate il fuoco ovunque” che sarà presente su uno striscione in testa al corteo. Lo slogan, voluto dal nuovo presidente Anpi di Milano Primo Minelli, ha destato più fastidi. Le comunità ebraiche e ucraine interpretano quel motto come una resa su più fronti. Per la Comunità ebraica milanese, far sfilare uno striscione con quello slogan sarebbe un grave errore perché mancherebbe di una condanna al terrorismo, dimenticando tutti gli ostaggi in mano ad Hamas. Per la Comunità ucraina, invece, sarebbe come issare bandiera bianca e spianare la strada alla Russia, non considerando la loro difesa come una lotta di resistenza.
Nuove variabili
Quest’anno ci sono nuove variabili in gioco. E a Milano c’è la certezza che la prossima sarà una festa della Liberazione diversa dal solito. Il nuovo conflitto esploso lo scorso 7 ottobre ha diviso in modo netto non soltanto l’opinione pubblica nazionale ma anche l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani. Roberto Cenati, storico presidente Anpi di Milano, ha presentato le dimissioni all’inizio di marzo, dopo 13 anni alla guida della sezione provinciale milanese. Cenati, di esplicite posizioni atlantiste, ha abbandonato il ruolo per la sua diversità di linea rispetto all’Anpi nazionale sui temi di politica estera e, nello specifico, sul conflitto israelo-palestinese e sull’uso del termine genocidio in relazione a quanto sta accadendo nella striscia di Gaza. «Ho espresso la mia contrarietà a sposare questo slogan perché quello che sta succedendo a Gaza, pur drammatico e terribile, non è genocidio», ha spiegato Cenati. Al suo posto è subentrato Primo Minelli, di posizioni più concilianti. Ma la sua decisione di portare uno striscione con l’ormai famoso slogan “Cessate il fuoco ovunque” non ha prodotto altro che ulteriore scompiglio.
Le parole del nuovo segretario provinciale Anpi
«Anche il Papa lo dice» ci spiega Minelli, che aggiunge «Non è una questione dell’Anpi: se non ci sarà un cessate il fuoco il rischio è che non ci sarà più un mondo». Sulle polemiche legate allo striscione, Minelli cerca di smorzare i toni: «Lo striscione non sarà in apertura al corteo, ma poco dopo. In ordine, sarà il terzo o il quarto. In testa ci sarà “viva la Repubblica antifascista”». E aggiunge: «Comunque, il presidente nazionale Pagliarulo farà un discorso dal palco che legherà il cessate il fuoco alla liberazione degli ostaggi». Minelli, infatti, si mostra fiducioso: «Ci sono le condizioni per una manifestazione unita e di massa. Il punto centrale sarà la parola “antifascista”». «Avremo modo di parlare di pace in Ucraina e in Palestina in altri momenti», ha concluso.
Le polemiche di comunità ebraica ed ucraina
Sulle polemiche da parte delle comunità ebraica e ucraina, Minelli si è detto stupito. Con il Direttore del Museo della Brigata Ebraica «L’interlocuzione sembrava positiva, poi lui è uscito con delle dichiarazioni strane». Infatti, il direttore Davide Romano ha affermato di avere avuto un incontro con Minelli e di avere appreso dello slogan del “Cessate il fuoco”. Ma che questo sarebbe stato legato alla liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas.
E sulla polemica da parte della comunità ucraina, Minelli ha risposto: «Noi difendiamo la causa ucraina sin dall’inizio. I primi a chiedere la pace siamo stati noi con una grande manifestazione alla Scala poco dopo l’invasione da parte della Russia. È pretestuoso dire che noi non difendiamo la causa dell’Ucraina». E prosegue: «Temo che la polemica sia stata indotta da qualcuno al di fuori della comunità ucraina. Un suggerimento che, secondo me, è arrivato dalle stesse persone che hanno contestato l’idea dello striscione con una settimana di ritardo. Queste cose succedono quando i suggerimenti vengono accolti senza comprenderne le ragioni». Alla domanda di chi, secondo lui, fosse il “suggeritore”, Minelli ha risposto: «Questa cosa non la voglio dire. La dirò, semmai, il 26 aprile».
Le critiche della politica milanese
«Non confondiamo la volontà di Pace che hanno tutti quanti con slogan fuorvianti» tuona Daniele Nahum, consigliere comunale della giunta Sala ed ex Partito Democratico, da poco passato con Azione. «Cessate il fuoco ovunque vuol dire che gli ucraini devono alzare bandiera bianca», spiega. Sulla possibilità di un discorso di Pagliarulo a favore della liberazione degli ostaggi, si dice dubbioso: «Se Pagliarulo dovesse intervenire in quella maniera sarebbe positivo, ma conoscendolo ho poca fiducia che lo faccia». Nahum prosegue: «Se la resistenza italiana non fosse stata armata, oggi staremmo col braccio alzato. Quindi, quello è uno slogan fuori dalla realtà. Dobbiamo dare soldi all’esercito ucraino. Ogni 25 aprile ci sono delle polemiche, ma se si grideranno slogan che sfociano in antisemitismo, il problema ci sarà». E conclude: «Dobbiamo cercare di tenere tutti quanti dentro il senso del 25 aprile, ed il senso del 25 aprile è stare dalla parte dell’Ucraina».
C’è chi la pensa diversamente
«Daniele Nahum ha deciso di cambiare partito dopo che ha portato avanti una posizione inaccettabile, creando anche grandi dissapori all’interno del Pd» ci ha detto Lorenzo Pacini, assessore e consigliere del Municipio 1 di Milano in quota Partito Democratico. «E per i cari amanti della democrazia, funziona che all’interno di un partito si discute. Non che quando la linea presa non ti piace, prendi e te ne vai. Secondo me, questo caratterizza anche la maturità politica di questo tipo di personaggi», aggiunge. E sulla polemica riguardante lo striscione, spiega: «Uno slogan che cerca di mettere d’accordo tutti è divisivo per le persone che evidentemente si sentono, o sono, parte attiva nei conflitti. E non è quello l’obiettivo del 25 aprile. È giusto restare sul senso della resistenza antifascista, ma ogni manifestazione dà spazio a quello che succede nel mondo». Pacini conclude: «È inevitabile che, essendo una manifestazione e quindi contestualizzata alla realtà di oggi, ci siano bandiere palestinesi, bandiere ucraine, e ognuno cerchi di portare la propria lotta di resistenza e di partigianeria. Secondo me è giusto che il 25 aprile accolga anche questo tipo di lotte. Faccio presente che le bandiere della Palestina al corteo del 25 aprile ci sono da almeno 10 anni».
Le parole del sindaco di Milano
Il tentativo di gettare acqua sul fuoco, e tentare di rendere la prossima festa della liberazione una manifestazione “unitaria”, è toccato al sindaco di Milano, Beppe Sala. «Io credo che quello scelto sia uno slogan assolutamente tranquillo e che ha senso», ha detto Sala, aggiungendo che sarebbe un errore trasformare «il 25 aprile in un derby tra Israele e Palestina». Il sindaco ha poi chiesto di restare «sul grande senso del 25 Aprile che va riconfermato quanto mai quest’anno, perché obiettivamente c’è bisogno di tornare alle radici del nostro Paese e della nostra Costituzione». Un appello che, tuttavia, non ha placato gli animi delle diverse comunità.
Chi ci sarà e chi no
La manifestazione di quest’anno, comunque, vedrà tanti partecipanti (la stima è di circa 70mila presenti) ma anche alcuni assenti. Ci saranno le comunità palestinesi e i loro sostenitori, anch’essi in polemica con l’Anpi, ma hanno deciso che si recheranno direttamente in Piazza Duomo. Per il momento, sembra confermata la presenza della Brigata Ebraica e della comunità ebraica di Milano, seppur senza il tradizionale gonfalone. Sarà assente il presidente della comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, che ha spiegato: «Personalmente non parteciperò perché il 25 aprile è una manifestazione nazionale per celebrare quello che è stato fatto per liberare l’Italia. Molti di noi diserteranno». Sembra confermata anche la partecipazione della comunità ucraina, dei dissidenti russi e della comunità iraniana. Sicuramente non parteciperà Matteo Salvini, che ha deciso di programmare la presentazione del suo nuovo libro proprio il pomeriggio del 25 aprile a Milano, in concomitanza con la partenza del corteo. Dopo il recente e molto discusso caso di “censura” in Rai, sarà presente al corteo Antonio Scurati. In queste ore, il sindaco Sala e il presidente Minelli stanno ragionando se portare lo scrittore anche sul palco.