Una proposta di legge per tutelare la privacy dei minori sui social. L’idea arriva da Europa Verde, che vorrebbe rafforzare la sicurezza dei minorenni sul web. L’iniziativa del partito green, firmata dagli onorevoli Angelo Bonelli e Luana Zanella, è intitolata: “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni”.
Il testo di legge
I contenuti di bambini spesso circolano senza freni. Secondo uno studio in via di pubblicazione sulla rivista Journal of Pediatrics, circa 300 foto di neonati nel loro primo anno di vita sono reperibili online e sui social network. La proposta si pone l’obiettivo di fermare questa diffusione e regolamentarla. «Ogni giorno milioni di immagini e filmati riguardano direttamente o indirettamente dei minorenni e questo porta con sé problematiche inerenti allo stesso sfruttamento, anche commerciale, dell’immagine degli stessi soggetti minorenni», denuncia nell’introduzione il testo di legge.
«Se non intenzionale, questo fenomeno in crescita può esporre i bambini a diversi gravi rischi, tra cui la pedopornografia o un futuro disagio emotivo. Condividere immagini, video e qualsiasi tipo di contenuto con protagonisti i bambini significa costruire il “dossier digitale” di un minorenne senza il suo consenso ed esporlo a gravi pericoli».
Il problema del benessere psicologico
I malintenzionati potrebbero utilizzare questi contenuti per fini loschi. I parlamentari di Europa Verde lo sanno e per questo motivo hanno lanciato la proposta. La prima generazione che si dovrà confrontare con un archivio digitale della propria vita sarà quella degli Alpha, ovvero i bambini nati dopo il 2012. Contenuti che nessuno di loro ha deciso di condividere e al di sotto dei quali potrebbero trovare commenti di sconosciuti. Ne scaturisce il tema del benessere psicologico, problema che potrebbe emergere dall’enorme esposizione al giudizio altrui sui social. Pericolo che il minore non ha scelto di correre, visto che è stato il genitore o un adulto a farlo al suo posto.
L’aspetto economico
La proposta di legge mette l’accento anche sull’aspetto economico sottolineando che «un’indagine su oltre 100 profili di influencer italiani e portoghesi, ha evidenziato come i contenuti che hanno al centro i bambini abbiano un tasso di interazione circa 3 volte maggiore rispetto ai contenuti con solo i genitori». Un dato che aiuterebbe gli adulti ad avere più follower e aumentare il valore commerciale del proprio profilo. «Possiamo sicuramente dire che i bambini contribuiscono alla monetizzazione degli account dei genitori», scrivono i parlamentari nella premessa.
L’articolo 1 della proposta
Il testo di legge è composto da tre articoli. Nel primo vengono introdotte alcune modifiche alla legge n. 112 del 2004 che nell’articolo 10 si concentra sulla tutela dei minorenni nella programmazione televisiva. L’obiettivo è garantire il bambino da 0 a 14 anni nel caso in cui vengano diffusi video o foto su qualsiasi piattaforma. In questo caso è obbligatoria la dichiarazione all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) da parte di chi esercita la responsabilità genitoriale o dei rappresentanti legali.
Se le immagini di minorenni vengono sfruttate per altri scopi, l’introito deve essere versato dai genitori o da chi ne esercita la responsabilità, attraverso un deposito bancario che il bambino potrà utilizzare dopo i 18 anni. Inoltre, le aziende che coinvolgono minori sotto i 14 anni in campagne di influencer marketing devono chiedere l’autorizzazione ai genitori e informare l’AGCOM.
Gli articoli 2 e 3
Il secondo articolo riguarda il diritto all’oblio e stabilirebbe che «il minorenne, al raggiungimento dei quattordici anni, anche in caso di immagini pubblicate in rete prima della medesima età, può esercitare il diritto all’oblio digitale». Ovvero può chiedere e ottenere la rimozione dal web e da tutti i social dei contenuti diffusi in precedenza senza il suo consenso.
Infine, nell’articolo 3 chiede l’aggiornamento continuo del Codice di autoregolamentazione Tv e minorenni secondo le disposizioni della nuova proposta di legge. «A volte i bambini vengono utilizzati come influencer dai propri genitori, che si ritengono i proprietari – ha detto in una diretta social Zanella – Questa proposta prende spunto da una normativa francese. È una limitazione dei danni, non una soluzione, che deve essere culturale. Io lavorerei molto con le associazioni di genitori, perché aiutino a un salto di qualità. Ci vuole una nuova etica, che si rapporti ai nuovi strumenti che abbiamo a disposizione, come l’intelligenza artificiale».