Al via a Bruxelles al Consiglio Europeo. I leader dell’Unione si riuniscono il 21 e il 22 marzo per discutere soprattutto di guerra. In Ucraina e in Medio Oriente. Sul tavolo la Difesa comune, i finanziamenti a Kiev e le iniziative industriali condivise.
Opzione Eurobond
Il principale tema di dibattito sono gli investimenti per la produzione congiunta di armamenti. Da tempo alcuni leader, su tutti il presidente francese Emmanuel Macron e la premier estone Kaja Kallas, propongono la strada degli “Eurobond”. L’idea è emettere titoli europei per finanziare nuovo debito comune, come è stato fatto con il programma “Next Generation EU” (il PNRR, in Italia). La cifra richiesta si dovrebbe aggirare attorno ai 100 miliardi di euro.
Ma la proposta francese incontra da tempo molte resistenze. In particolare quelle di cinque Paesi “frugali” (Austria, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia), non disponibili all’emissione di debito comune in un momento di crisi economica. Finora se ne è parlato in via informale. Il Consiglio di questi giorni affronta per la prima volta il tema in maniera ufficiale, più per tastare il polso che per prendere una decisione.
Un’altra opzione allo studio, su proposta di 14 Paesi (tra cui Francia e Germania) è quella di modificare il mandato della BEI (Banca Europea per gli Investimenti) per consentirle di intervenire anche nel settore Difesa finanziando acquisti e logistica. In ogni caso, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel chiede a tutti i 27 «passi radicali e concreti per mettere l’economia dell’UE su una base di guerra». Come la Russia ha già fatto.
Gli aiuti a Kiev
Sul fronte sostegno all’Ucraina i leader discuteranno di come proseguire nel supporto. Dopo due anni di conflitto i depositi continentali sono quasi vuoti e anche il denaro inizia a scarseggiare. Quello che non cala è la volontà di stare al fianco di Kiev. Lunedì 19 il Coreper (il Comitato dei Rappresentanti Permanenti dell’UE) ha raggiunto un accordo su un fondo per le armi da 5 miliardi di euro. Mercoledì 20 la Commissione ha proposto di utilizzare i profitti generati dagli asset russi immobilizzati in Unione Europea per armare l’Ucraina. Si parlerebbe di quasi 3 miliardi.
Nel frattempo la Repubblica Ceca lancia il suo piano di rifornimenti di munizioni. Praga invierà 300 mila proiettili al fronte entro giugno, e altri 20 Paesi sarebbero pronti a unirsi all’iniziativa che prevede l’acquisto di ordigni inutilizzati in vari Stati occidentali, per poi spedirli a Kiev. Anche questa proposta è sul tavolo del Consiglio.
Gli altri temi
Non solo Ucraina. All’ordine del giorno c’è l’approvazione della raccomandazione della Commissione sull’apertura dei colloqui di adesione con la Bosnia-Erzegovina. Su questo non si attendono sorprese e tutti i 27 dovrebbero dare il loro assenso. Si deciderà anche se adottare il quadro di riferimento per i colloqui di adesione con l’Ucraina e la Moldova. Focus anche sulla guerra tra Israele e Hamas, con la prospettiva di giungere a una risoluzione comune che chieda l’immediato cessate il fuoco umanitario nella Striscia.
A preoccupare però resta soprattutto il conflitto ucraino e la crescente tensione con Mosca. Se fino a poco tempo fa i timori erano prevalentemente sul piano industriale ed economico, ora si fa strada una vera prospettiva bellica. Tanto che il 20 marzo l’esecutivo europeo ha dato mandato all’ex-premier finlandese Sauli Niinistö di preparare un rapporto sulla preparazione della difesa civile. Quasi come se ci si avviasse davvero a un confronto diretto con la Russia.