Vladimir Putin ha vinto le elezioni in Russia, i leader mondiali sono sempre più vecchi. Il presidente russo, classe 1952, a ottobre di quest’anno compirà 72 anni. Putin, addirittura, potrebbe governare fino al 2036. La parabola russa non si discosta da un andamento mondiale che vede leader politici sempre più anziani.
I giganti del mondo non sono giovani
Putin ha quasi 72 anni. Governa per il quinto mandato il paese più grande del mondo visto che l’estensione geografica della Russia ricopre 1/8 della superficie terrestre. Narendra Modi è il Primo Ministro indiano è del 1950, ha quasi 74 anni. È al comando dell’India da più di dieci anni e probabilmente si riconfermerà alle elezioni di aprile. Se vincesse rimarrebbe al governo per altri cinque anni fino al 2029. L’India accoglie il 18% della popolazione mondiale e una buona fetta non arriva ai 25 anni di età.
È un paese giovane governato da un anziano che non ha nemmeno raggiunto gli obiettivi che si era prefissato dieci anni fa. Tra cui il più importante era quello di aumentare l’occupazione giovanile. Eppure Modi rimarrà probabilmente nella sua posizione. In India vince chi riesce a creare reti e coalizioni perché il territorio è troppo vasto e diversificato culturalmente. I suoi 73 anni giocano a favore.
La Cina è governata dal 2013 da Xi Jinping. Classe 1953, Xi Jinping ha quasi 71 anni. È difficile parlare del dragone cinese perché non si sa realmente cosa accada. L’unica certezza è che l’attuale presidente non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua posizione. Con 1 miliardo e 400 milioni di abitanti la Cina è il secondo stato più popoloso al mondo. Se in Russia le elezioni sono soltanto una farsa per riconfermare la personalità del leader e in India conta la capacità di creare coalizioni per rimanere al potere, la Cina non propone l’alternativa. Il problema si crea e si risolve attorno alla personalità del vecchio leader Xi Jinping. Intanto lo stato invecchia e la politica non cambia.
L’appuntamento più atteso del 2024 è lo scontro delle elezioni statunitensi. Il verdetto si saprà a novembre. A sfidarsi sono sempre i soliti personaggi, quelli di quattro anni fa. Si tratta di Donald Trump (1946) per l’ala repubblicana e di Joe Biden (1942) per l’ala democratica. I due concorrenti hanno rispettivamente 77 e 81 anni. Negli Stati Uniti è difficile per i giovani raggiungere i vertici. Questo perché il sistema bipartitico impedisce un’ascesa rapida, visto che i giovani devono partire dal basso per poter avviare la loro carriera politica. È il motivo che spiega perché l’età media dei candidati statunitensi si sia alzata di quattro anni nell’ultima decade.
Si potrebbero scrivere pagine intere sui leader del mondo con più di 65 anni. Ciò che sconvolge è che Cina, India, Russia e Stati Uniti sono dei giganti mondiali secondo tutti i punti di vista. Ma sono governati da anziani e non sembra esserci una via d’uscita, i leader del mondiali sono sempre più vecchi.
È il mondo che invecchia
Si dice che la classe politica sia lo specchio della società. Nei casi riportati la scelta non è sempre dei cittadini ovviamente. Però è vero che negli ultimi anni si è registrato un invecchiamento nel mondo. Anche dovuto a un rallentamento della crescita demografica, soprattutto in quei paesi dove ci si aspettava uno sviluppo costante e sempre più rapido. I dati ONU davano per scontato un aumento spropositato della popolazione africana.
L’aumento ci sarà ma si sono dovuti rivedere in maniera considerevole i dati. Questo perché le città africane si stanno assimilando all’architettura occidentale. La riproduzione è un’abitudine, le abitudini si conformano allo stile di vita. L’esempio del continente africano è esemplare. Le politiche giovanili degli ultimi 20 anni hanno puntato sull’istruzione femminile. Le ragazze che studiano hanno meno tempo e meno desiderio di avere figli in età giovane. Ciò ha comportato un timido rallentamento nella crescita della popolazione, che però sul lungo periodo è incidente.
Anche la Cina è dovuta intervenire sulla crescita demografica. In realtà l’ascesa economica del dragone cinese va di pari passo alle politiche demografiche. Nel 1979 Deng Xiaoping, il presidente cinese in carica, promulgò la regola del figlio unico. Tra aborti forzati e controlli delle nascite l’esplosione demografica cinese è stata tenuta sotto controllo. La popolazione cinese si è ridotta di 850.000 unità. A oggi questa legge non esiste più, ma si è instaurata un’abitudine. Le donne cinesi pensano alla carriera così come fanno le occidentali e i figli vengono spesso visti come un prezzo da pagare economicamente. L’Europa continua a presentarsi come il continente più vecchio del mondo. I dati dell’Unione del 2023 hanno dimostrato che l’età media è di 40 anni, l’Italia è l’ultimo paese. Questo discorso non si può attribuire all’India, la cui popolazione ha superato quella cinese alla fine del 2023.